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Le due anime del cardinale Lercaro

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È difficile dire quanti abbiano compreso allora il motivo per cui<br />

usò l'aggettivo petroniano e non bolognese. Si trattava di tutto<br />

meno che di una scelta lessicale. Lo usò di proposito perché intendeva<br />

richiamarsi e rifarsi direttamente a S. Petronio, il patrono <strong>del</strong>la<br />

città vissuto in un'epoca in cui pare che la comunità civile e quella<br />

religiosa abbiano coinciso, non sovrapponendosi, ma integrandosi.<br />

Il desiderio di ricuperare un concetto medioevale lascia capire quale<br />

tipo di città e di comunità fosse al centro <strong>del</strong> suo pensiero. E la<br />

cosa è tanto più importante perché non si era presentato ai bolognesi<br />

con il volto modesto e semplice, come vuole la tradizione, di<br />

Petronio divenuto poi santo.<br />

Il 22 giugno non si era limitato a entrare in città come un nuovo<br />

cittadino. Ne aveva preso possesso alla maniera dei principi rinascimentali.<br />

Non aveva chiesto ai bolognesi cosa si attendessero da<br />

lui, ma detto quello che lui voleva da loro. Con i fe<strong>del</strong>i non aveva<br />

aperto un dialogo, ma parlato come i sovrani erano soliti rivolgersi<br />

ai sudditi.<br />

Prima ancora che il significato di quelle parole, i bolognesi giudicarono<br />

il tono. Ad alcuni, ai cattolici, andò benissimo. Ai più, no.<br />

<strong>Le</strong>rcaro piacque ai cattolici perché era un prete senza dubbi. Non<br />

era o non sembrava un uomo tormentato dall'ansia per il domani.<br />

Il suo senso di sicurezza assoluta divenne un punto di riferimento<br />

per i cattolici, sui quali il suo dinamismo ebbe l'effetto di una<br />

sferzata d'energia. È certamente suo il merito di avere risvegliato<br />

il pigro mondo <strong>del</strong>la chiesa petroniana.<br />

Il suo arrivo a Bologna ebbe sui cattolici lo stesso effetto stimolante<br />

che i loro padri avevano conosciuto una sessantina d'anni<br />

prima quando era divenuto vescovo Domenico Svampa. Diversi per<br />

temperamento e per dottrina — secondo alcuni cattolici Svampa<br />

« era più buono » — i <strong>due</strong> ebbero il merito di galvanizzare i fe<strong>del</strong>i<br />

sia sul terreno religioso che su quello politico 15 . Ma per il compito<br />

politico affidato a <strong>Le</strong>rcaro, il confronto va fatto con Michele Viale<br />

Prelà, inviato a Bologna nel 1855 per dare uno scossone alla curia<br />

bolognese, dopo la lunga gestione di Carlo Opizzoni, e riconquistare<br />

alla chiesa la borghesia che si era allontanata perché aveva anteposto<br />

ai problemi <strong>del</strong>la fede quelli risorgimentali e <strong>del</strong>l'accaparramento<br />

<strong>del</strong>le proprietà terriere ecclesiastiche 16 .<br />

A differenza <strong>del</strong> suo lontano predecessore, <strong>Le</strong>rcaro non doveva<br />

ricondurre alla chiesa un gruppo omogeneo ed elitario, oltre che di<br />

facile individuazione e classificazione, come la borghesia ottocentesca,<br />

ma il proletariato urbano e agricolo, ossia la classe operaia e le<br />

numerose categorie contadine. Vale a dire un'intera classe che, nel<br />

ventesimo secolo, ha assunto dimensioni di massa e le cui linee di-<br />

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