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Le due anime del cardinale Lercaro

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Quando l'assessore comunale Campos Venuti propose la realizzazione<br />

di un centro direzionale a nord <strong>del</strong>la città, per trasferirvi<br />

gli uffici pubblici dal centro storico, in consiglio iniziò un dibattito<br />

talmente acceso, lungo e aggrovigliato, che molti pronosticarono che<br />

non sarebbe mai nato. Troppi erano gli interessi contrastanti e non<br />

minori le divisioni tra le forze politiche ed economiche, perché erano<br />

in gioco interessi enormi.<br />

All'improvviso e quasi per incanto, venne trovata una soluzione<br />

che tacitò le discussioni e trovò tutti concordi. Il progetto di studiare<br />

e realizzare il centro direzionale fu affidato alla Finanziaria<br />

fiera, una società nata nel 1964 su iniziativa <strong>del</strong> comune, <strong>del</strong>la Provincia<br />

e <strong>del</strong>la Camera di commercio, con il compito di fungere da<br />

polmone finanziario <strong>del</strong>l'ente fiera. Se la Fiera, che allora dipendeva<br />

dal governo e oggi dalla regione, aveva un presidente e un direttore<br />

iscritti alla DC, la Finanziaria aveva un presidente DC e un vice<br />

PCI. Presidente era Felicori.<br />

Per progettare quello che sarà chiamato il Fiera district, la Finanziaria<br />

non si servì dei tecnici che avevano vinto il concorso pubblico<br />

e realizzato i nuovi padiglioni fieristici. L'imprevista esclusione<br />

destò una forte sorpresa perché si riteneva che fosse necessario,<br />

se non indispensabile, una certa unità culturale per progettare<br />

i numerosi edifici — dal palazzo dei congressi alla galleria d'arte<br />

moderna — che avrebbero dovuto sorgere accanto ai padiglioni fieristici.<br />

L'architetto Cervellati — un comunista che allora ricopriva la<br />

carica di assessore comunale all'edilizia e non condivideva le scelte<br />

socio-urbanistiche <strong>del</strong> Fiera district — ha scritto che la sostituzione<br />

dei progettisti dei padiglioni fieristici « per certi aspetti, può essere<br />

considerata la prima "lottizzazione" progettuale in cui i tecnici<br />

sono concordati e definiti dalle varie forze politiche... » 115 . Il palazzo<br />

dei congressi fu progettato da Melchiorre Bega, la galleria<br />

d'arte moderna da <strong>Le</strong>one Pancaldi e l'ingresso <strong>del</strong>la fiera da Enzo<br />

Zacchiroli.<br />

Restava fuori la fetta più grossa <strong>del</strong> Fiera district, quella <strong>del</strong><br />

centro direzionale, nella cui zona avrebbero dovuto sorgere banche,<br />

uffici, centri commerciali e altro ancora.<br />

Tra la sorpresa generale, il progetto fu affidato, senza concorso<br />

pubblico, all'architetto giapponese Tange. Quel Tange che, anni<br />

prima, era stato chiamato a Bologna da <strong>Le</strong>rcaro per progettare la<br />

chiesa che avrebbe dovuto sorgere nella zona <strong>del</strong>la fiera, ma destinata<br />

a restare sulla carta per difficoltà finanziarie <strong>del</strong>la curia. Il<br />

perché di quella scelta? Tange, ha scritto Cervellati, « è il risultato<br />

di una felice "intesa" fra il sindaco Guido Fanti e il <strong>cardinale</strong><br />

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