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Le due anime del cardinale Lercaro

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i cattolici bolognesi dovranno dare una risposta.<br />

È vero che quel discorso era profetico e profondamente religioso<br />

perché metteva la parola di Dio al centro di tutto. Così com'è vero<br />

che si trattava di un testo neoapostolico insolito e pertanto di<br />

difficile comprensione per chi fosse stato privo di una cultura religiosa<br />

moderna e aggiornata dal Concilio. Ed era anche, in buona<br />

sostanza, l'impegno di un uomo di fede che riconosceva che il suo<br />

primo dovere era quello di portare a tutti la parola <strong>del</strong> Vangelo<br />

« sine glossa », senza interpretazioni. Ma è altrettanto vero che<br />

quelle parole cadevano su un mondo abitato e vivo, dove c'era stato<br />

un prima e dove ci sarebbe stato un dopo. Per questo non era possibile<br />

pensare al futuro senza valutare il passato. Ma va anche detto<br />

che si apprestava a iniziare il secondo episcopato con il tono usato<br />

per il primo. Il discorso <strong>del</strong> 1966 era <strong>del</strong> tutto diverso da quello<br />

<strong>del</strong> 1952 — anche perché scritto da Dossetti — ma non certo nel<br />

tono.<br />

Dopo l'illuminante esperienza conciliare, <strong>Le</strong>rcaro non aveva imparato<br />

a dialogare con il « popolo di Dio » e forse neppure con<br />

l'altro. Ancora una volta, lui parlava e gli altri dovevano ascoltare,<br />

non avendo perduto la vecchia mentalità <strong>del</strong> principe rinascimentale<br />

che parla ai sudditi, ma non dialoga. Come sempre, tutto veniva<br />

calato dall'alto e tutti dovevano obbedire. Lasciando da parte<br />

per un attimo quei cittadini che non appartenevano al « popolo di<br />

Dio » — e che avrebbero potuto anche ignorare quel messaggio —<br />

bisogna chiedersi che cosa avrebbe fatto la comunità cattolica, se<br />

il suo pastore non fosse stato folgorato sulla strada di Roma.<br />

Avrebbe dovuto obbedire e basta.<br />

Che tutti obbedissero è dubbio, anche se non ci furono casi<br />

palesi di opposizione. È però significativo che gli unici sacerdoti<br />

che abbiano, in qualche modo, contestato <strong>Le</strong>rcaro, siano <strong>due</strong> ex<br />

« frati volanti »: Santucci e Toschi. Quando scrisse il necrologio<br />

di <strong>Le</strong>rcaro, padre Toschi sostenne che aveva fatto male ad accettare<br />

la cittadinanza onoraria, anche se si era deciso « dopo un tormentato<br />

ripensamento personale, convinto di agire nell'interesse<br />

<strong>del</strong>la Chiesa e <strong>del</strong>la causa cattolica ». Pertanto quel gesto non<br />

l'avrebbe fatto nell'interesse <strong>del</strong>la pace religiosa o perché si sentiva<br />

il pastore di tutta la città, ma perché si era illuso, come scrisse<br />

Toschi, che i comunisti non avrebbero strumentalizzato la cosa.<br />

Quanto a me, concluse, fui sempre contrario al « tranello tesogli<br />

dai comunisti » 113 .<br />

È poco serio scrivere che il PCI abbia teso un tranello a un <strong>cardinale</strong><br />

tapino e sempliciotto, anche se è vero che aveva una strategia<br />

a lungo termine e una serie di obiettivi tattici. Intervenendo a un<br />

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