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Le due anime del cardinale Lercaro

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essere concesso, sia da una parte che dall'altra.<br />

La cerimonia aveva avuto inizio alle ore 17 quando una piccola<br />

colonna di auto, scortata da una pattuglia di vigili urbani motociclisti,<br />

era uscita dal cortile <strong>del</strong>la curia per raggiungere il vicino Palazzo<br />

d'Accursio. Nella prima si trovavano il <strong>cardinale</strong>, il segretario<br />

don Fraccaroli e don Dossetti. Bettazzi, il numero <strong>due</strong> <strong>del</strong>la curia,<br />

era nella seconda con altri dignitari ecclesiastici.<br />

Nel percorrere quel breve tratto di strada — non più di <strong>due</strong>cento<br />

metri in linea d'aria — Bettazzi non poté non riflettere sul fatto che<br />

era la prima e ultima volta che si recava in comune in veste ufficiale.<br />

In mattinata aveva ricevuto la notizia <strong>del</strong>la sua nomina a<br />

vescovo <strong>del</strong>la lontana e sconosciuta Ivrea. Ora <strong>Le</strong>rcaro avrebbe potuto<br />

nominare finalmente Dossetti al suo posto, anche se da tempo<br />

si sentiva esautorato di fatto, se non di diritto. Inserendo all'ultimo<br />

momento un inciso nel discorso, <strong>Le</strong>rcaro si affrettò a rendere la cosa<br />

di pubblica ragione, non senza fargli gli auguri di rito. Ma, al tempo<br />

stesso, ospitando nella propria auto un semplice sacerdote come<br />

Dossetti — mentre tutti i monsignori di curia erano nelle altre che<br />

seguivano — diede un'indicazione esatta e non equivocabile <strong>del</strong>la<br />

scelta.<br />

Nel cortile di Palazzo d'Accursio, imbandierato e illuminato a<br />

festa, un picchetto d'onore di vigili urbani rese gli onori al <strong>cardinale</strong>.<br />

Era atteso da <strong>due</strong> alti funzionari, i quali lo accompagnarono<br />

a piedi lungo lo storico scalone che, molti secoli prima, era stato<br />

risalito a cavallo da Carlo V, quando si era imposta sul capo la<br />

corona ferrea. Alla sommità lo attendevano Fanti e Borghese.<br />

Dopo i saluti di rito e prima <strong>del</strong>la solenne seduta <strong>del</strong> consiglio<br />

comunale, fu introdotto nelle bellissime sale <strong>del</strong> primo piano, per<br />

gli incontri con i rappresentanti <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong>le associazioni politiche,<br />

culturali ed economiche. <strong>Le</strong> porte erano sorvegliate da valletti<br />

in polpe e parrucca che indossavano livree dorate di foggia<br />

settecentesca. Can<strong>del</strong>abri dorati, alcuni dei quali sorretti dai valletti,<br />

davano alla coreografia e all'etichetta un tocco di gusto tardo<br />

barocco e decadente, anche se, nelle intenzioni dei promotori e dei<br />

partecipanti, avrebbero dovuto illuminare la strada di un'era nuova.<br />

Al termine dei discorsi e dopo lo scambio dei doni e dei convenevoli<br />

con i familiari dei consiglieri, all'ospite fu offerto un rinfresco<br />

nelle sale <strong>del</strong>le collezioni comunali d'arte, all'insegna di un<br />

lusso incomprensibile e ingiustificato anche in un periodo di boom<br />

economico come quello. Quel tono e quell'abbondanza, <strong>del</strong> tutto<br />

impensabili ai tempi di Dozza, furono una sorpresa per la curia, la<br />

quale si attendeva molto, ma non tanto.<br />

Per il conferimento <strong>del</strong>la cittadinanza a <strong>Le</strong>rcaro era stato adottato<br />

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