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Le due anime del cardinale Lercaro

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filocomunista. In questo caso una simile cerimonia avrebbe segnato<br />

la fine <strong>del</strong> dialogo nato un anno prima. Per questo bisognava dare<br />

tempo al tempo, in attesa che il dialogo maturasse e si sviluppasse<br />

nella coscienza dei singoli.<br />

Quando <strong>Le</strong>rcaro — quasi certamente in lotta con il tempo, dopo<br />

il presentimento <strong>del</strong>la morte che gli aveva amareggiato il trionfo<br />

conciliare — disse che riteneva i tempi maturi e che era pronto a<br />

correre qualunque rischio, Dossetti piegò il capo. Ma sentì il dovere<br />

di metterlo in guardia, consapevole com'era che sarebbe toccato<br />

a lui impostare e concludere quella nuova operazione più politica<br />

che pastorale. « Se lo farà, quell'atto si ritorcerà contro di<br />

lei », disse prima di mettersi al lavoro.<br />

Come sempre il suo impegno fu totale. Curò tutto nei minimi<br />

particolari, con zelo e precisione, anche se la sua preoccupazione<br />

maggiore era quella di verificare continuamente il consenso dei comunisti<br />

e dei socialisti. Non lo sapeva né poteva immaginarlo, ma<br />

da quella parte non avrebbe avuto sorprese perché il PCI era pronto<br />

a dare molto più di quanto gli venisse chiesto, sia sul piano politico<br />

che su quello formale.<br />

L'annuncio ufficiale venne dato da Fanti, nel corso di una seduta<br />

solenne <strong>del</strong> consiglio comunale, riunitosi il 26 ottobre 1966 con un<br />

solo punto all'ordine <strong>del</strong> giorno: « 75° genetliaco di S.E. il <strong>cardinale</strong><br />

Giacomo <strong>Le</strong>rcaro, arcivescovo di Bologna ». La città, disse, ha « accolto<br />

con un<strong>anime</strong> soddisfazione » la notizia che il papa ha respinto<br />

le dimissioni presentate per limiti di età dal <strong>cardinale</strong>, per cui continuerà<br />

ad esercitare il suo ministero pastorale a Bologna. Pertanto<br />

proponeva di conferirgli la cittadinanza onoraria per rendere « omaggio<br />

a Chi, dalle elevatissime responsabilità a Lui commesse nella<br />

Chiesa cattolica, nel Concilio Vaticano II e, in particolare, nell'Archidiocesi<br />

<strong>del</strong>la città alla quale ha legato, nonché il lavoro, la sua<br />

umana vicenda, ha applicato il pensiero e la voce alle urgenze più<br />

vive <strong>del</strong> nostro tempo », come la pace e la giustizia sociale, e che<br />

ha « proclamato come ispirazione <strong>del</strong>la sua guida pastorale la solidarietà<br />

reale e intima <strong>del</strong>la Chiesa con il genere umano e la sua<br />

storia ».<br />

In un momento come questo, proseguì Fanti, in cui « si contrappongono<br />

alternative radicali, di pace e progresso o di apocalittiche<br />

distruzioni, e che perciò richiama un impegno universale, non potendo<br />

bastare quello di nessuna parte da sola, Bologna vuole tenacemente<br />

esprimere il proprio contributo positivo, al grado massimo<br />

che le indicano le sue tradizioni di cultura e di civiltà. È di grande<br />

rilievo sapere solidale in questo sforzo, per dichiarazione <strong>del</strong> suo<br />

Capo, la Chiesa bolognese ».<br />

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