Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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giustizia sociale. Da quel punto si doveva partire « per costruire una<br />
vita non mistificata ma rispondente ai valori più alti espressi dalla<br />
civiltà; a quei valori che nessuna parte può da sola pensare di rappresentare<br />
e attuare in modo esclusivo ». Dopo avere reso omaggio<br />
al Concilio, il neosindaco esprimeva la fiducia che « nella nuova<br />
apertura <strong>del</strong>la Chiesa ai problemi <strong>del</strong> nostro tempo, potrà dispiegarsi<br />
un apporto spirituale e civile sempre più ampio dei cattolici<br />
alla soluzione dei problemi <strong>del</strong>la comunità bolognese » 103 .<br />
<strong>Le</strong>rcaro, pienamente compreso <strong>del</strong>l'importanza di quello scambio<br />
di lettere — « sento di fare atto di consapevolezza e di responsabilità,<br />
religiosa e umana, di fronte alla vicenda storica <strong>del</strong> nostro<br />
tempo » — rispose con alcuni brani tratti dalla costituzione conciliare<br />
sulla chiesa. Siamo pronti a iniziare il dialogo, lasciava intendere<br />
la risposta, e la chiesa bolognese « non troverà difficile<br />
nutrire grande rispetto, comprensione spassionata e, nell'ordine che<br />
le è proprio, un impegno sincero di concreta operosità costruttiva<br />
per uno sviluppo più umano, per una società più giusta, per un<br />
costume più nobile ed elevato, per una pace che non sia solo esterno<br />
equilibrio di forze, ma frutto di rinnovata armonia intcriore in<br />
segno di amore » 104 .<br />
<strong>Le</strong>rcaro, firmando quella lettera, non solo cancellava l'infelice<br />
discorso di Chicago <strong>del</strong> 1959 contro la politica <strong>del</strong>la distensione, ma<br />
chiudeva un capitolo <strong>del</strong>la sua vita di sacerdote e di uomo e ne<br />
apriva uno nuovo. L'uomo che il Concilio aveva rinnovato si apprestava<br />
a rinnovare, a sua volta, il proprio impegno pastorale e politico.<br />
E, immediatamente, Fanti gliene dava pubblicamente atto,<br />
quasi lo volesse incitare a vincere le ultime esitazioni, se ne avesse<br />
avute. Il 19 aprile, presentando il programma <strong>del</strong>la nuova giunta<br />
al consiglio comunale, disse testualmente: « Denso di significati e<br />
di alti insegnamenti, innanzi ai quali ogni interpretazione interessata<br />
si qualifica per sorda o per volgare, è apparso alla nostra mente<br />
il messaggio con il quale il <strong>cardinale</strong> arcivescovo di Bologna ha voluto<br />
rispondere al saluto deferente da me indirizzatogli dopo l'elezione<br />
a sindaco. Su quelle parole abbiamo attentamente meditato;<br />
altrettanto pensiamo abbiano fatto tutti coloro che sono aperti ad<br />
ogni voce di fiduciosa speranza. E quelle parole noi assumiamo<br />
come base certa sulla quale possono svilupparsi rapporti fecondi,<br />
tali da assicurare alla soluzione dei problemi <strong>del</strong>la comunità bolognese<br />
un apporto spirituale e civile sempre più ampio dei cattolici<br />
e tali da indicare orizzonti nuovi all'impegno di tutti coloro che<br />
vogliono costruire una città, e nella città una vita a misura <strong>del</strong>l'uomo<br />
» 105 .<br />
Il dialogo, iniziato in sordina alla stazione ferroviaria, proseguiva<br />
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