Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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neva che i quartieri fossero la realizzazione di una proposta fatta<br />
da Dossetti nel 1956. Inoltre sperava che la chiesa, nell'incontro<br />
tra cittadini di diversa cultura e fede, avrebbe trovato un'occasione<br />
di rilancio a livello di quartiere, con la conseguente nascita di un<br />
nuovo spirito comunitario. C'era anche un risvolto politico che non<br />
trascurava. L'assessore comunale al decentramento era il socialista<br />
Crocioni e questo, ai suoi occhi, costituiva un elemento che poteva<br />
rafforzare la collaborazione a livello nazionale tra DC e PSI e<br />
mettere in difficoltà, se non addirittura isolare il PCI a Bologna.<br />
<strong>Le</strong> esitazioni iniziali <strong>del</strong> PCI verso i quartieri lo avevano indotto<br />
a credere, erroneamente, che quel partito si sarebbe schierato, prima<br />
o poi, contro la nuova riforma amministrativa.<br />
<strong>Le</strong>rcaro, al contrario, era talmente favorevole ai consigli di quartiere<br />
che riunì più di una volta i parroci di Bologna per far digerire<br />
la riforma anche ai più refrattari e a quelli che l'avversavano.<br />
A queste riunioni furono invitati Felicori e Pedrazzi per portare il<br />
conforto e l'avallo <strong>del</strong>la loro esperienza di consiglieri comunali.<br />
Se non fosse stato sconsigliato e quasi trattenuto dai suoi collaboratori<br />
e, in particolare, da Rubbi, si sarebbe recato di persona<br />
alla manifestazione di insediamento dei quartieri. Vi andò Bettazzi<br />
che lesse un messaggio <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong>, nel quale vi era un concetto<br />
politico molto importante.<br />
« Ricordando che già gli antichi quartieri, che prendevano nome<br />
dalle vecchie porte, furono nella storia civica e religiosa di Bologna<br />
utili e vivaci strumenti di vita comunale » si legge nel messaggio,<br />
che riecheggiava la profonda nostalgia di <strong>Le</strong>rcaro per la Bologna<br />
medioevale « mi piace sottolineare il prezioso apporto che i nuovi<br />
quartieri, realizzati nel pieno rispetto <strong>del</strong>l'articolazione pluralistica<br />
<strong>del</strong>la società cittadina, possono e debbono dare alla vita democratica<br />
e comunitaria <strong>del</strong>la città, più che per l'utilissimo decentramento<br />
dei servizi, per la feconda partecipazione dei cittadini tutti ai suoi<br />
problemi » 102 .<br />
Richiamandosi alla necessità di dare sostanza e continuità al concetto<br />
<strong>del</strong>la « partecipazione dei cittadini tutti » alla risoluzione dei<br />
problemi di Bologna, <strong>Le</strong>rcaro piegò, senza convincerle, le persone<br />
contrarie al dialogo e diede il via a uno scambio concordato di lettere<br />
con il futuro sindaco.<br />
Il 4 aprile 1966, quando fu eletto sindaco, Fanti — che aveva<br />
già la risposta in tasca — inviò una lettera a <strong>Le</strong>rcaro con una precisa<br />
proposta politica. Dopo essersi augurato « che possano instaurarsi<br />
rapporti sempre più fecondi fra la Chiesa bolognese e la civica<br />
amministrazione », per conservare la « pace religiosa, che la Costituzione<br />
ha sancito », indicò <strong>due</strong> obiettivi comuni: la pace e la<br />
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