Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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lui sarebbe divenuto sindaco. Disse che in quell'occasione sarebbe<br />
stato opportuno — se gradito — uno scambio di lettere con il<br />
<strong>cardinale</strong>, come si apprestava a farlo con Roberto Vighi presidente<br />
<strong>del</strong>la Provincia e Felice Battaglia rettore universitario.<br />
Fanti arrivava a quell'appuntamento con la curia dopo avere dominato<br />
e vinto una non facile vicenda interna <strong>del</strong> PCI, che vedeva<br />
l'uscita dalla scena politica di Dozza, l'ultimo personaggio di un'epoca<br />
definitivamente tramontata. La vecchia guardia bolscevica, esautorata<br />
dopo la conferenza regionale <strong>del</strong> 1959, era stata completamente<br />
dispersa in occasione <strong>del</strong>le amministrative <strong>del</strong> 1960, quando<br />
furono rinnovati quasi completamente i quadri dirigenti. Ma anche<br />
alcuni rinnovatori si trovarono ai margini <strong>del</strong> partito, a cominciare<br />
da Lorenzini, non essendo la loro linea in perfetta sintonia con<br />
quella <strong>del</strong>la segreteria provinciale.<br />
Se la risposta di <strong>Le</strong>rcaro fosse stata positiva, Fanti avrebbe avuto<br />
la conferma definitiva che molte cose erano cambiate in curia, che<br />
le ultime preclusioni morali e ideologiche contro il PCI erano cadute<br />
e che avrebbe potuto sviluppare il dialogo iniziato la sera <strong>del</strong>l'8<br />
dicembre 1965.<br />
La proposta di Fanti provocò un certo imbarazzo in curia. <strong>Le</strong>rcaro,<br />
sostenuto da Bettazzi, si dichiarò favorevole, perché consapevole<br />
<strong>del</strong>la necessità di interpretare il nuovo ruolo di pastore di<br />
tutta la comunità bolognese, in coerenza con l'insegnamento giovanneo<br />
e le decisioni <strong>del</strong> Concilio. Fu pure d'accordo Felicori, uno<br />
dei pochissimi consiglieri <strong>del</strong>la DC al corrente <strong>del</strong>la cosa. In quell'occasione<br />
ebbe la percezione esatta che dall'altra parte esisteva un<br />
disegno organico realizzato secondo una precisa regia. A suo parere,<br />
quel disegno, <strong>del</strong> quale non intuiva ancora lo scopo finale, non<br />
andava assecondato completamente, ma neppure contrastato. Occorreva<br />
ideare una controstrategia da opporre a quella comunista, senza<br />
perdere gli elementi di novità che si prospettavano per la vita<br />
politica bolognese.<br />
Dossetti — non ancora provicario — pur non essendo contrario<br />
a priori, non comprendeva la necessità di quello scambio di lettere<br />
che sanciva una collaborazione tra curia e comune, rosso o bianco<br />
che fosse. Decisamente contrari al dialogo si dichiararono alcuni<br />
sacerdoti che facevano capo a monsignor Bonetti.<br />
Com'era prevedibile, alla fine <strong>Le</strong>rcaro decise per il sì, sia pure<br />
invocando e facendo valere un precedente molto importante. Il 5<br />
giugno 1964 si erano riuniti nel salone <strong>del</strong> Podestà i 280 consiglieri<br />
dei quattordici quartieri cittadini, appartenenti a tutti i partiti<br />
presenti in consiglio comunale. Il <strong>cardinale</strong> aveva visto con<br />
grande favore l'inizio di quella riforma amministrativa perché rite-<br />
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