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Le due anime del cardinale Lercaro

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Una volta al timone <strong>del</strong>la curia — essendo <strong>Le</strong>rcaro troppo vecchio<br />

per quel compito — si sarebbe venuto a trovare nelle condizioni<br />

ideali per attuare i dettami <strong>del</strong> Concilio. Quel compito lo seduceva,<br />

per quanto arduo potesse essere, soprattutto in una diocesi<br />

che aveva seguito il Concilio senza particolare partecipazione e che<br />

continuava a essere papalina e tradizionalista. Non esistevano gruppi<br />

d'opposizione, ma si sapeva che molti fe<strong>del</strong>i faticavano ad accettare<br />

le innovazioni conciliari. Anche il clero era poco entusiasta.<br />

Quella carica gli veniva offerta mentre era ancora in atto la ristrutturazione<br />

<strong>del</strong>la curia e prima che venissero eletti i nuovi organi<br />

di governo collegiale. Dossetti era molto attento a queste cose ed<br />

ebbe dei dubbi anche in proposito. Dopo una lunga meditazione<br />

piegò il capo e nel gennaio 1967 venne nominato provicario. Quella<br />

soluzione giuridica si imponeva perché il vescovo ausiliario, con o<br />

senza diritto di successione, è nominato dalla Santa sede. Il provicario,<br />

che può essere anche l'ultimo dei sacerdoti, è designato dal<br />

<strong>cardinale</strong> e decade automaticamente quando il titolare <strong>del</strong>la curia<br />

lascia la carica.<br />

Nelle intenzioni di <strong>Le</strong>rcaro, Dossetti era l'uomo destinato a succedergli.<br />

L'unico che gli desse piena garanzia di tenere vivo il discorso<br />

iniziato dal Concilio e di realizzarlo in atti concreti. Canonista<br />

e teologo di grande valore, profondo conoscitore di libri sacri e<br />

infaticabile lavoratore, Dossetti avrebbe potuto fare una grandissima<br />

carriera. Alcuni gli preconizzavano un futuro papale.<br />

La realtà quotidiana con la quale doveva cimentarsi ogni giorno<br />

era <strong>del</strong> tutto diversa da quella sognata. Pensava all'eterno e doveva<br />

arrabattarsi nel quotidiano. Ma non era facile neppure far passare<br />

il Concilio dalle parole ai fatti. Diresse con zelo le dieci commissioni<br />

di curia, incaricate di materializzare i principi conciliari, ma il suo<br />

impegno durò pochi mesi. La forte spinta iniziale si attenuò presto<br />

e perse progressivamente mordente. Pedrazzi — uno dei suoi collaboratori<br />

in quel periodo — assistette al progressivo raffreddamento<br />

degli entusiasmi di un uomo che, più di ogni altro, aveva creduto<br />

nel Concilio. Pochi mesi gli erano bastati per comprendere che la<br />

breve stagione giovannea era terminata, mentre cominciava ad avvertire<br />

i primi aliti di un vento di restaurazione che soffiava sulla<br />

chiesa e avrebbe spazzato via lo spirito nuovo.<br />

A differenza <strong>del</strong> suo provicario, <strong>Le</strong>rcaro era deciso a giocare la<br />

partita sino in fondo e a non lasciar perdere una sola occasione che<br />

gli si presentasse, pur di sviluppare il discorso aperto dal Concilio.<br />

Con l'aiuto di Dossetti avrebbe voluto fare di Bologna il luogo <strong>del</strong><br />

dettato conciliare.<br />

Quando il sindaco di Bologna gli fece chiedere se avesse gradito<br />

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