Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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Villa S. Giacomo, la casa che aveva costruito per la « famiglia »<br />
nel comune di S. Lazzaro di Savena, e di poter essere sepolto nella<br />
cripta che aveva scelto e fatto restaurare nella chiesa metropolitana.<br />
Cinque giorni dopo, Paolo VI gli aveva risposto con una lettera<br />
autografa che iniziava con un sibillino « Non daremo, per ora, risposta<br />
circa le questioni, che ci propone la Sua lettera... » 98 .<br />
Il 22 settembre, nella sua qualità di presidente <strong>del</strong> Consilium<br />
<strong>del</strong>la liturgia, fu ricevuto dal papa al quale rassegnò le dimissioni<br />
da tutte le cariche che ricopriva. « Continui! » gli rispose Paolo VI<br />
« Se poi avrà bisogno di aiuti noi li daremo; ma ora continui a<br />
prestare il suo sacerdozio episcopale alla Santa Chiesa ».<br />
All'uscita confidò ai collaboratori: « Sono qui a continuare il lavoro<br />
fino a che il Signore mi chiamerà a Sé, o il Santo Padre vi<br />
metterà fine. La "cambiale in bianco", che avevo posto nelle mani<br />
<strong>del</strong> Papa è sempre valida, come atto di incondizionata adesione alla<br />
volontà <strong>del</strong> Concilio Vaticano II, precisata dal Motu proprio "Ecclesiae<br />
Sanctae" e come messa a disposizione <strong>del</strong>la mia umile persona<br />
ai superiori interessi <strong>del</strong>la Chiesa » ".<br />
Preoccupato e ansioso di guardare avanti, non pensava a quello<br />
che si lasciava alle spalle. Non lo immaginava, ma, più che una<br />
cambiale in bianco, a Roma aveva lasciato una bomba a orologeria<br />
innescata. Per farla esplodere bastava solo scegliere il giorno adatto.<br />
Avendo ritrovato l'entusiasmo e le certezze di un tempo, guardava<br />
con serenità al futuro. I pochi dubbi che lo avevano angustiato<br />
nei mesi postconciliari, quando non sapeva ancora se sarebbe restato<br />
alla guida <strong>del</strong>la diocesi, erano stati dissipati dalla benedizione <strong>del</strong><br />
papa, per cui si sentiva pienamente autorizzato a tracciare programmi<br />
per il futuro. In tutta tranquillità di coscienza, poteva ora<br />
preparare quello che sarebbe stato il suo secondo episcopato. Non<br />
poteva ovviamente misurare il tempo che gli sarebbe rimasto da<br />
vivere, ma era pienamente deciso a impiegarlo al meglio, senza<br />
sprecare un solo minuto.<br />
Il 4 ottobre, approfittando ancora una volta <strong>del</strong>la festa di S. Petronio,<br />
inviò un messaggio ai fe<strong>del</strong>i per sottoporre alla loro « meditazione<br />
un programma di comune lavoro », da realizzare con quello<br />
che chiamò il « vostro Arcivescovo » perché, aggiunse con una<br />
punta d'orgoglio, io resterò al mio posto sino a quando il papa<br />
« nella sua saggezza riterrà che io sia ancora atto » a reggere il peso<br />
non lieve <strong>del</strong>la curia.<br />
Nostro primo dovere, disse, è quello di attuare il Concilio con<br />
« la conoscenza e l'approfondimento <strong>del</strong>la sua dottrina e <strong>del</strong> suo<br />
spirito ». Per questo compito erano al lavoro dieci commissioni miste<br />
di sacerdoti e laici, con l'incarico di studiare i problemi connessi<br />
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