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Le due anime del cardinale Lercaro

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ogni preclusione umana, morale e politica dei cattolici verso il<br />

PCI. Zangheri, che non faceva parte <strong>del</strong>la giunta, riconfermò la<br />

posizione intermedia tra Fanti e Lorenzini.<br />

Tre i socialisti presenti in giunta. Borghese e Crocioni erano favorevoli<br />

alla proposta e Delio Bonazzi decisamente contrario. Al<br />

termine di un'interminabile discussione Borghese, anche perché<br />

Dozza insisteva, accettò, pur puntualizzando che sarebbe andato<br />

non per sostituire il sindaco, ma per rappresentare la città. Gli fu<br />

consegnato il testo <strong>del</strong> saluto — scritto da Armando Sarti, assessore<br />

pro tempore alla cultura, e rivisto da Zangheri — e la sera<br />

<strong>del</strong>l'8 dicembre si recò alla stazione per compiere una « operazione<br />

politica ».<br />

Fu fatto accomodare in una saletta <strong>del</strong>la stazione, con alcuni assessori<br />

e consiglieri comunali di tutti i gruppi, i vigili urbani con<br />

gonfalone, il sottosegretario Salizzoni, il prefetto Armando Gibilaro<br />

e pochi altri esponenti <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>la cultura. Nella piazza uno<br />

schieramento enorme di polizia, quasi si temessero disordini. Felicori<br />

ricorda che i tutori <strong>del</strong>l'ordine erano talmente preoccupati e<br />

stupiti che « dovemmo avvertire la polizia di lasciare passare anche<br />

gli assessori comunisti senza sollevare particolari difficoltà ».<br />

Quando finalmente si aprì la porta che immetteva alla banchina<br />

<strong>del</strong> primo binario, Borghese ebbe la non gradita sorpresa di vedere<br />

entrare Dozza e <strong>Le</strong>rcaro, uno accanto all'altro. Ebbe un fremito,<br />

ma riuscì a controllarsi con grande freddezza. Poiché gli era fraternamente<br />

amico sin dai tempi <strong>del</strong>la Resistenza — quando erano<br />

stati i massimi dirigenti politici e militari dei rispettivi partiti —<br />

si fece da parte in silenzio, anche perché aveva intuito quanto doveva<br />

essere accaduto. Si sentiva umiliato, ma capì che doveva esserlo<br />

anche Dozza.<br />

Era successo che poche ore prima <strong>del</strong>l'arrivo <strong>del</strong> treno, il sindaco<br />

aveva ricevuto una lunga telefonata di Fanti 90 . Al termine <strong>del</strong> colloquio<br />

Dozza informò i colleghi <strong>del</strong>la giunta — molto stupiti —<br />

che si sarebbe recato alla stazione per porgere di persona il saluto<br />

a <strong>Le</strong>rcaro.<br />

Andò direttamente al binario dove attese l'arrivo <strong>del</strong> treno. Fu<br />

così che <strong>Le</strong>rcaro se lo trovò inaspettatamente davanti. Poiché era<br />

solo, considerò quel gesto come un ulteriore atto di deferenza e<br />

di omaggio. Dozza lo salutò senza porgergli la mano. Altrettanto<br />

fece <strong>Le</strong>rcaro, anche se sarebbe spettata a lui la prima mossa.<br />

Entrarono assieme nella sala e occuparono i posti loro assegnati.<br />

Il sindaco lesse il testo <strong>del</strong> saluto, recitando la sua parte con molta<br />

dignità, anche se con scarsa convinzione. <strong>Le</strong>sse con fatica e stentatamente,<br />

ma solo a causa <strong>del</strong>la malattia. Da uomo politico consu-<br />

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