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Le due anime del cardinale Lercaro

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e un « discorso pluralista ». I comunisti avrebbero cominciato a<br />

capire che qualcosa stava mutando quando Giovanni XXIII rimproverò<br />

<strong>Le</strong>rcaro nel 1961. Questa è l'opinione odierna di Fanti,<br />

anche se all'epoca sia « l'Unità » che « Due torri » non registrarono<br />

l'avvenimento e non lasciarono trapelare la sia pur minima indicazione<br />

sul nuovo corso che si andava <strong>del</strong>ineando. La nuova linea,<br />

indipendentemente dal momento in cui venne tracciata e dalla difficoltà<br />

che dovette superare, passò solo quando da Roma arrivò il<br />

pieno consenso.<br />

Qualche anno dopo, quando entrò in crisi per l'allontanamento<br />

di <strong>Le</strong>rcaro, Fanti la difese sostenendo che era il solo modo per affermare<br />

il pluralismo e per sollecitare la « partecipazione dei cittadini<br />

ai problemi pubblici, senza esclusione di nessun possibile contributo<br />

». A chi gli rimproverava di mirare a un « regime concordatario<br />

» o all'instaurazione di una « repubblica conciliare », replicò<br />

che si era « trattato di una presa di coscienza <strong>del</strong>le funzioni, <strong>del</strong>la<br />

responsabilità <strong>del</strong>la volontà che impegnano l'ente civico e la chiesa<br />

in un'azione solidale attorno ai gravi problemi <strong>del</strong>la città, <strong>del</strong>l'Italia<br />

e <strong>del</strong> mondo, a cominciare da quello <strong>del</strong>la pace, sulla base di un<br />

incontro e di un dialogo che fa salva l'assoluta distinzione e autonomia<br />

<strong>del</strong>le competenze » 88 .<br />

Una volta individuato il tema, quello <strong>del</strong>la pace, che avrebbe potuto<br />

riunire i <strong>due</strong> contendenti attorno a un ideale tavolo, occorreva<br />

attendere il momento adatto. L'occasione si presentò inaspettatamente<br />

quando la chiesa bolognese organizzò un trionfale ritorno di<br />

<strong>Le</strong>rcaro. Ovviamente i comunisti non se la lasciarono scappare.<br />

La mattina <strong>del</strong> 2 o 3 dicembre il capogruppo <strong>del</strong>la DC Felicori<br />

si recò dal sindaco e, non avendolo trovato perché indisposto, consegnò<br />

una busta al suo capo gabinetto Romeo Broccoli. Il testo<br />

<strong>del</strong>la lettera non si conosce perché l'originale non è reperibile nell'archivio<br />

<strong>del</strong> comune — dove, ufficialmente, non è arrivata perché<br />

non è stata protocollata — così come non esiste la copia presso la<br />

cancelleria <strong>del</strong>la curia 89 . Secondo Felicori si trattava di un cartoncino<br />

stampato con il solito invito generico a intervenire alla manifestazione<br />

in onore <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong>. A opinione di altri, era una lettera<br />

scritta su carta intestata <strong>del</strong>la curia, con un testo articolato.<br />

Quando la lesse, Dozza informò immediatamente Fanti. Anche<br />

se, a causa <strong>del</strong>la malattia, aveva difficoltà a esprimersi e a muoversi,<br />

comprese l'importanza di quel messaggio. Non lo sapeva, ma<br />

quella lettera — e tutto lascia pensare che fosse proprio una lettera<br />

— aveva una storia.<br />

La sera prima don Catti, mentre si trovava nell'ufficio di monsignor<br />

Cassoli — il reggente <strong>del</strong>la curia in assenza di <strong>Le</strong>rcaro —<br />

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