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Le due anime del cardinale Lercaro

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Il saluto di Dozza a <strong>Le</strong>rcaro<br />

alla stazione di Bologna<br />

« Il Concilio si è ora concluso e io mi restituisco completamente<br />

alla mia diocesi ». Queste le parole che <strong>Le</strong>rcaro pronunciò la sera<br />

<strong>del</strong>l'8 dicembre 1965, quando scese dal treno che lo aveva riportato<br />

a Bologna. Mai un discorso così breve era stato pensato tanto a<br />

lungo. Lo aveva rimeditato durante il viaggio, consapevole com'era<br />

che in quella gelida serata sarebbe sbocciato il primo fiore <strong>del</strong> Concilio,<br />

anche se non era molto convinto di quello che stava per fare.<br />

Dopo anni di duro scontro tra la chiesa e la sinistra, forse era<br />

giunto il momento <strong>del</strong>la pace, anche se si chiedeva quali problemi<br />

nuovi avrebbe aperto. È vero che il Concilio aveva chiuso la stagione<br />

<strong>del</strong>le condanne e <strong>del</strong>le crociate e aperto quella <strong>del</strong> confronto<br />

e <strong>del</strong> dialogo, ma era altrettanto vero che l'interlocutore restava il<br />

mondo marxista considerato, sino al giorno prima, l'espressione visibile<br />

<strong>del</strong> male. Non era facile cambiare all'improvviso mentalità,<br />

come se il passato non esistesse, mentre il ricordo di tanti episodi<br />

era ancora vivo.<br />

Lo inorgogliva e irritava, al tempo stesso, il fatto che gli uomini<br />

contro i quali si era sempre battuto lo stessero attendendo alla stazione<br />

per porgergli il saluto <strong>del</strong>la città. Era bene, ma avrebbe potuto<br />

essere anche male. O era prevalente il bene sul male? Non<br />

sapeva rispondersi, anche se conosceva il testo <strong>del</strong> saluto che gli<br />

sarebbe stato rivolto e lo aveva trovato non solo soddisfacente, ma<br />

superiore alle attese. Al contrario, ignorava i particolari <strong>del</strong>l'operazione.<br />

Non sapeva come era stata impostata e condotta la trattativa<br />

e, meno che mai, riusciva a immaginare con quale spirito i comunisti<br />

si apprestavano a quell'incontro.<br />

Era consapevole che lo avevano voluto loro, anche se l'invito<br />

formale era partito dalla curia. Tutto era successo mentre era ancora<br />

a Roma con i suoi collaboratori, per cui si trovava a dover<br />

recitare una parte che poteva essergli congeniale, ma <strong>del</strong>la quale<br />

non aveva scritto il copione, pur essendo riuscito a pilotare la<br />

regia. Più che con i comunisti era irritato con i sacerdoti cui aveva<br />

affidato la curia durante la sua assenza, perché si erano lasciati coinvolgere<br />

in un gioco politico <strong>del</strong> quale temeva le conseguenze. Concilio<br />

o non Concilio, i comunisti erano quelli di sempre, anche se<br />

dal testo <strong>del</strong> saluto che gli sarebbe stato rivolto, gli pareva di capire<br />

che forse un cambiamento era in atto anche tra loro. E lui<br />

avrebbe dovuto favorirlo o contrastarlo?<br />

Era insoddisfatto anche perché non aveva capito bene quello che<br />

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