Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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ma solo una cinquantina. Il rifiuto fu confermato anche quando<br />
vennero aggiunte quelle mancanti perché, si disse, giunte fuori<br />
tempo massimo. Mentre la cosa finiva sui giornali, in Concilio non<br />
furono pochi quelli che sostennero che non gli era stato permesso di<br />
parlare per impedirgli di avanzare una proposta non gradita al papa<br />
e alla curia, scomoda e rivoluzionaria a un tempo.<br />
La cosa non era <strong>del</strong> tutto nuova per il Concilio, dal momento<br />
che, sia pure in modo velato e con molta cautela, qualcosa <strong>del</strong> genere<br />
era già stato sostenuto dallo stesso Suenens e dal vescovo polacco<br />
di Lodz, Bobdan Bejze, mentre molti prelati avevano fatto<br />
sapere che avrebbero firmato una petizione in merito, solo se la<br />
cosa fosse risultata gradita al papa.<br />
E proprio al papa — secondo quanto <strong>Le</strong>rcaro ha scritto ai « figli<br />
» 72 — Bettazzi venne invitato a rivolgersi, su consiglio di<br />
Suenens. Convinto o indotto da Paolo VI a non insistere, perché<br />
i tempi non erano maturi, il prelato bolognese consegnò il discorso<br />
agli atti <strong>del</strong> Concilio. Ai « figli » <strong>Le</strong>rcaro nascose il proprio pensiero<br />
in merito all'episodio, non certo secondario, e non disse che<br />
ruolo avesse svolto nella sua doppia veste di moderatore e superiore<br />
di Bettazzi.<br />
Nel 1971 Bettazzi pubblicò quel testo, con altri, e nell'introduzione<br />
precisò che la scusa <strong>del</strong>le firme mancanti era stato un espediente<br />
per non farlo parlare e che aveva avuto « l'impressione che<br />
in realtà fosse già diffuso tra i responsabili l'orientamento a non<br />
lasciare che iniziative <strong>del</strong> genere procedessero » 73 .<br />
La lettura di quel testo riserbò una sorpresa. Il quarto dei sei paragrafi<br />
in cui era diviso, trattava il problema dei rapporti con il<br />
mondo marxista, sul quale <strong>Le</strong>rcaro aveva preferito defilarsi. Bettazzi<br />
sosteneva che non bisogna « dimenticare mai, parlando <strong>del</strong><br />
comunismo, quanto di cristiano può essere nascosto in esso e i<br />
riflessi di verità e di bontà che si trovano negli uomini che lo seguono,<br />
che sono piuttosto da stimolare attraverso il dialogo che<br />
da estinguere nella durezza ». Non piccola, nel confronto con il marxismo,<br />
era la responsabilità dei cristiani, dal momento che « una<br />
meno accurata attenzione alla nozione di Dio, e una più scarsa generosità<br />
nella vita cristiana possono risultare un motivo concreto<br />
per l'ateismo di tanti » 74 .<br />
Se non fosse stato per Bettazzi, che il 5 ottobre 1965 poté finalmente<br />
proporre la canonizzazione di Giovanni XXIII, la chiesa<br />
bolognese sarebbe stata assente dal dibattito <strong>del</strong>la quarta e ultima<br />
sessione conciliare 75 . Forse soddisfatto dei risultati ottenuti, <strong>Le</strong>rcaro<br />
aveva preferito tacere, anche se restavano da approvare testi<br />
importanti, come quello sulla libertà religiosa, attorno al quale « con-<br />
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