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Le due anime del cardinale Lercaro

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iamente: « L'aria <strong>del</strong> Concilio si fa pesante: i giorni prossimi saranno<br />

piuttosto duri » 67 . Tre giorni dopo li informò che era in atto<br />

un tentativo, « sul quale gravano ombre d'illegalità », di raccogliere<br />

firme per bloccare lo schema sui religiosi e che si attendeva un attacco<br />

pubblico al suo discorso sulla cultura 68 .<br />

Il 12, puntualmente, monsignor Dino Staffa, un bolognese che<br />

ricopriva incarichi di alta responsabilità nella curia romana, intervenne<br />

per respingere in blocco la tesi di <strong>Le</strong>rcaro. Con quel discorso<br />

— anche se lo definì « poco incisivo », in una lettera ai « figli » —<br />

la curia romana faceva sapere che la battaglia sarebbe stata dura<br />

anche su quella materia. Era il secondo attacco che Staffa, nel<br />

giro di pochi giorni, sferrava contro gli uomini <strong>del</strong>la chiesa bolognese,<br />

dopo la stroncatura di un libro di Alberigo sulla collegialità<br />

nella storia ecclesiastica 69 . <strong>Le</strong>rcaro si consultò immediatamente con<br />

il papa, il quale gli avrebbe detto: « Bisogna rispondere subito » 70 .<br />

Erano le ultime battute polemiche di una sessione che, di polemiche,<br />

ne aveva conosciute molte e vissuto momenti drammatici,<br />

come il tentativo sventato di far proclamare santo Giovanni XXIII,<br />

su proposta di Bettazzi, anche se parlava a titolo personale 71 .<br />

Bettazzi, che non sempre si trovava in sintonia con il <strong>cardinale</strong>,<br />

accentuò e rimarcò il distacco proprio in questa circostanza. All'interno<br />

<strong>del</strong>la chiesa bolognese il giovane vescovo aveva un suo<br />

piccolo gruppo, la comunità religiosa dei « Piccoli fratelli » fondata<br />

dal francese Charles de Faucauld. Nata come cenacolo di preghiera<br />

per coltivare la spiritualità, si era quasi subito trasformata<br />

in gruppo di opinione, con un chiaro indirizzo progressista nei<br />

confronti di alcuni particolari problemi <strong>del</strong> mondo moderno, in<br />

primo luogo la pace.<br />

Quando sottopose a <strong>Le</strong>rcaro l'idea di proporre al Concilio l'opportunità<br />

di proclamare « per acclamazione » santo il defunto pontefice,<br />

secondo una vecchia, ma desueta tradizione <strong>del</strong>la chiesa, si<br />

sentì rispondere che non era il caso. Il <strong>cardinale</strong> gli disse esplicitamente<br />

che Paolo VI non era favorevole e, quindi, sarebbe stato<br />

bene evitargli imbarazzi. Ma se proprio insisteva, avrebbe dovuto<br />

parlare a titolo personale, per non esporre direttamente la chiesa<br />

bolognese. Anche Dossetti — pur essendo favorevole, in linea di<br />

principio — lo sconsigliò.<br />

Dopo una non facile riflessione, Bettazzi decise di parlate a titolo<br />

personale e scrisse il discorso da solo — come ha confermato il<br />

professor Alberigo — senza l'ausilio <strong>del</strong>l'Istituto bolognese. Ma il<br />

10 novembre, quando chiese di intervenire sullo schema <strong>del</strong> De<br />

ecclesia, il moderatore Suenens gli negò la parola perché la richiesta<br />

scritta non aveva le settanta firme richieste dal regolamento,<br />

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