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Le due anime del cardinale Lercaro

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A suo parere, se si desiderava un vero incontro e confronto tra la<br />

chiesa e la cultura moderna, un « incontro effettivo, duraturo e<br />

progressivo », non si doveva guardare al passato, ma al futuro. Per<br />

questo bisognava preventivamente « decidere alcune essenziali modificazioni<br />

<strong>del</strong>l'ordo, <strong>del</strong>l'ordine culturale interno <strong>del</strong>la Chiesa, suggerite<br />

dalle caratteristiche proprie <strong>del</strong>la cultura contemporanea ».<br />

In primo luogo occorreva riconoscersi culturalmente poveri e sbarazzarsi<br />

<strong>del</strong> bagaglio tradizionale, anche se precisò che non parlava<br />

« <strong>del</strong>la povertà materiale, ma di una speciale applicazione <strong>del</strong>la povertà<br />

evangelica proprio al campo <strong>del</strong>la cultura ecclesiastica ». Queste<br />

ricchezze culturali, « sistemi scolastici di filosofia e teologia,<br />

istituzioni educative e accademiche, metodi di insegnamento universitario<br />

e di ricerca », disse <strong>Le</strong>rcaro, possono « impedire alla Chiesa<br />

di aprirsi ai valori veri <strong>del</strong>la nuova cultura e <strong>del</strong>le culture antiche<br />

non cristiane, limitare la universalità <strong>del</strong> suo linguaggio, dividere<br />

anziché unire, escludere molti più uomini di quanti non ne attirino<br />

e ne convincano ».<br />

Non vogliamo « un impoverimento teologico e culturale puramente<br />

negativo », aggiunse, ma « È venuta l'ora di separare sempre<br />

più di fatto la Chiesa e il suo messaggio essenziale da un determinato<br />

sistema, organon culturale, la cui universalità e perennità, invece,<br />

molti uomini di Chiesa ancora troppo rivendicano, mossi da<br />

spirito di possesso e di sufficienza ». Questo perché bisogna « tentare,<br />

sia pure con rischio, nuove strade » per « aprirsi al vero dialogo<br />

con la cultura contemporanea », oltre che per « concentrare<br />

sempre più la sua cultura nella ricchezza assoluta <strong>del</strong> libro sacro ».<br />

Per questo nuovo corso culturale, che rappresentava una vera e<br />

propria rivoluzione culturale, la chiesa avrebbe dovuto formare nuovi<br />

quadri, secondo nuovi criteri e nuovi metodi di studio. Inoltre<br />

occorreva riprendere il vecchio mo<strong>del</strong>lo dei vescovi-dottori e dei<br />

vescovi-teologi. Lungo questa strada e seguendo le indicazioni de 1<br />

Concilio, a proposito <strong>del</strong>la missione e <strong>del</strong> ruolo dei laici, si poteva<br />

e doveva arrivare ai laici-teologi, dal momento che l'uomo di fede<br />

— concluse <strong>Le</strong>rcaro — così come si impegna nella ricerca scientifica,<br />

potrebbe essere impegnato anche nella ricerca scientifica-teologica<br />

« sotto la guida, evidentemente, <strong>del</strong>la sacra gerarchia » 66 .<br />

Un simile disegno — che avrebbe dissipato la diffidenza secolare<br />

tra la cultura ecclesiastica e quella moderna e riconosciuto l'autonomia<br />

<strong>del</strong>la ricerca scientifica, affrancandola dal mistero religioso —<br />

non poteva essere accolto a cuore leggero dalla chiesa, per non dire<br />

che era un motivo di contrasto in più con la curia romana. <strong>Le</strong><br />

reazioni negative non potevano mancare e non mancarono.<br />

Il 9 novembre, nella consueta lettera ai « figli », scrisse lapida-<br />

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