Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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gioso legato a quello politico. Lo disse nel 1948 e lo ripeté nel<br />
1951, per le amministrative. Rispondendo a un questionario di<br />
« Cronache sociali » diretto da Giuseppe Dossetti, sulla vittoria<br />
<strong>del</strong>la DC nel 1948, sostenne che quel voto aveva fatto trionfare la<br />
« concezione cristiana », mentre il Fronte popolare — PCI e PSI<br />
uniti — aveva condotto una « campagna antireligiosa ». Aggiunse che<br />
« era nella natura <strong>del</strong>le cose il senso intimamente religioso <strong>del</strong>la<br />
lotta: per Cristo o contro Cristo » e che « la massa poté quindi pesare<br />
coscientemente il senso spirituale, religioso, cristiano <strong>del</strong> voto<br />
dato alla DC ». In ogni caso, il « voto assume all'altezza di un atto<br />
di Fede ».<br />
Alla domanda, se era possibile abbattere lo steccato che divideva<br />
vincitori e vinti, diede una risposta che non lasciava trapelare molte<br />
possibilità di avvicinamento, anche se era un tentativo per ricuperare<br />
almeno una parte degli otto milioni di « peccatori » che avevano<br />
votato per il Fronte. A suo parere, non erano tutti in peccato perché<br />
tra i militanti <strong>del</strong> PCI e <strong>del</strong> PSI vi era « un numero considerevole<br />
di illusi e di traditi », mentre altri erano addirittura dei « deboli<br />
». Molti si ravvederanno, scrisse, ma « Ci resteranno altri troppo<br />
imbevuti, troppo accesi; ci resteranno gli interessati. E saranno<br />
sempre più duri; ciò che importa è ridurli ad un numero esiguo,<br />
una frazione: quello che sono in realtà senza l'esercito dei deboli<br />
e dei traditi » 4 .<br />
Tre anni dopo, in occasione <strong>del</strong>le amministrative, scrisse una<br />
Notificazione molta dura. Disse che il voto è « un atto morale di<br />
cui si dovrà rendere conto a Dio » e invitò i cittadini a entrare « in<br />
Chiesa a chiedere lume al Signore » prima di recarsi al seggio 5 .<br />
La sua fama di prete dotto e forte non tardò a diffondersi nella<br />
regione. Lo scrittore Gianluigi Degli Esposti, allora cattolico, ricorda<br />
che negli ambienti politici e religiosi si sussurrava spesso:<br />
« Ci vorrebbe un uomo come <strong>Le</strong>rcaro; se ha messo a posto i preti<br />
di Ravenna, riuscirà a mettere a posto i comunisti di qui » 6 . Ma<br />
si trattava di una fama che non usciva dalla chiesa o, al massimo,<br />
dagli ambienti padronali. A Bologna era quasi ignoto al pubblico.<br />
I più conobbero il suo nome dopo la morte di Nasalli Rocca, quando<br />
lessero sui giornali che aveva dato l'estrema unzione all'infermo.<br />
Il suo nome ricomparve sui giornali il 18 marzo quando, in S. Pietro,<br />
pronunciò l'elogio funebre <strong>del</strong>lo scomparso. Pur rivolgendo<br />
qualche velata riserva sulla passata gestione <strong>del</strong>la curia, non lasciò<br />
trapelare un solo concetto sul suo programma futuro 7 .<br />
Infine, il 30 aprile, l'annuncio ufficiale. Centosette pastori, prima<br />
di lui, si erano seduti sulla cattedra di S. Petronio. Porgendogli il<br />
saluto a nome dei fe<strong>del</strong>i, il vicario capitolare Danio Bolognini dis-<br />
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