Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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tesi, che mirava a ridurre drasticamente i poteri <strong>del</strong>la curia romana,<br />
venne immediatamente appoggiata da molti vescovi africani, <strong>del</strong>l'America<br />
<strong>del</strong> sud e <strong>del</strong> terzo mondo.<br />
Era ormai chiaro che i vescovi rinnovatori, partendo dalla collegialità,<br />
volevano riformare il sistema su cui poggiava la parte visibile<br />
<strong>del</strong>la chiesa. A ben vedere, era la naturale e logica conseguenza<br />
<strong>del</strong> discorso <strong>del</strong> 3 ottobre sulla « chiesa visibile » e sul<br />
« Corpo Mistico ». Per arrivare alla separazione dei <strong>due</strong> concetti<br />
si imponeva la trasformazione <strong>del</strong> sistema di governo <strong>del</strong>la chiesa,<br />
cioè <strong>del</strong>la curia. Questo disegno, se era chiaro nella mente degli<br />
innovatori, lo era altrettanto, se non di più, in quella dei tradizionalisti.<br />
Non per nulla Ottaviani, nella replica a Frings, non aveva<br />
mancato di sollevare forti dubbi sulla legalità <strong>del</strong>la votazione <strong>del</strong><br />
30 ottobre, oltre che sulla validità <strong>del</strong> testo approvato.<br />
La polemica sul voto continuò a divampare a lungo sui giornali<br />
e anche nel Concilio. Il 20 novembre il <strong>cardinale</strong> Bacci intervenne<br />
nuovamente per accusare pubblicamente i moderatori di avergli<br />
negato la parola il giorno <strong>del</strong>la votazione. Fu l'ultima fiammata polemica<br />
di una sessione che ne aveva avute molte di polemiche.<br />
Consapevole di essere il solo destinatario <strong>del</strong>la protesta di Bacci e<br />
preoccupato <strong>del</strong>la brutta piega che avevano preso i lavori, perché<br />
mai era stata messa in dubbio l'obiettività dei moderatori, la sera,<br />
scrivendo ai « figli », parlò di un « piccolo episodio stonato » 56 .<br />
Forse, nel momento in cui lo sminuiva, non aveva capito che quello<br />
era l'inizio di un grande episodio.<br />
Non è che sottovalutasse le difficoltà che il Concilio doveva ancora<br />
superare, solo che non pensava che un contrasto di idee avrebbe<br />
potuto trasformarsi in un contrasto tra uomini. In quei giorni<br />
era troppo preoccupato <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong> Concilio per pensare ad altro.<br />
Tutto sommato — nonostante la riforma liturgica e l'affermazione<br />
<strong>del</strong> principio <strong>del</strong>la collegialità — il bilancio <strong>del</strong>la sessione era stato<br />
modesto, come aveva scritto al papa, a nome dei moderatori.<br />
Al rientro a Bologna non aveva mancato di confidare ai collaboratori<br />
di essere <strong>del</strong>uso e preoccupato per il futuro, perché i tradizionalisti,<br />
anche se non numerosi, erano autorevoli e decisi. Come<br />
aveva già fatto l'anno prima, pubblicamente diede una versione riduttiva<br />
<strong>del</strong> dibattito per minimizzare i contrasti, anche se non li<br />
poté negare.<br />
A rileggere tra le righe il discorso che pronunciò a chiusura <strong>del</strong><br />
quarto Piccolo sinodo diocesano — riunitosi a Bologna il 2 e 3<br />
gennaio 1964 — sembra che abbia usato il sistema di dare la<br />
versione autentica <strong>del</strong> dibattito conciliare in forma interrogativa,<br />
per poi negarla nella risposta ufficiale. Non per nulla, le cose che<br />
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