Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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ettamente da Dio. Pertanto essi dovevano, per mandato divino,<br />
concorrere col papa, con lui e sotto di lui, al governo <strong>del</strong>la<br />
chiesa 53 .<br />
Era la tesi sostenuta dagli esponenti <strong>del</strong>la chiesa bolognese, per<br />
i quali il Concilio avrebbe dovuto ridefinire il vero ruolo dei vescovi<br />
e precisare che non erano prefetti <strong>del</strong> papa. Solo così sarebbe<br />
stato possibile ricuperare lo spirito di gruppo e collegiale che, secondo<br />
la tradizione, avrebbe animato Pietro e i primi apostoli.<br />
Dopo quella sulla liturgia era la seconda significativa vittoria <strong>del</strong>la<br />
chiesa bolognese.<br />
Al momento <strong>del</strong> voto il clima in assemblea divenne incandescente<br />
e si rischiò la frattura quando i moderatori negarono la parola al<br />
<strong>cardinale</strong> Bacci. Come spiegò qualche tempo dopo il <strong>cardinale</strong> Suenens,<br />
non gli era stata concessa solo per motivi procedurali. Il<br />
suo pensiero, in ogni caso, contro la collegialità e il sacerdozio dei<br />
laici, aveva già avuto modo di illustrarlo il 16 ottobre.<br />
Dopo alcune sedute relativamente tranquille, il clima tornò ad<br />
arroventarsi l'8 novembre quando si ebbero <strong>due</strong> interventi di particolare<br />
rilievo: quello di <strong>Le</strong>rcaro e quello <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong> Giuseppe<br />
Frings di Colonia.<br />
Doveva essere piuttosto pesante, se il cronista de « L'Avvenire<br />
d'Italia » sentì la necessità di cercare una giustificazione nel fatto<br />
che erano in ballo « cose grandi come nei più grandi Concili <strong>del</strong><br />
passato, che hanno determinato per decenni o per secoli la vita<br />
<strong>del</strong>la Chiesa ». Per questo consigliava di « assistervi con animo<br />
religioso » 54 . A dar fuoco alle polveri era stato il <strong>cardinale</strong> tedesco<br />
con un duro attacco al funzionamento <strong>del</strong> S. Offizio che aveva provocato<br />
l'immediata durissima replica <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong> Alfredo Ottaviani,<br />
presidente <strong>del</strong>la commissione teologica oltre che segretario<br />
<strong>del</strong> S. Offizio.<br />
<strong>Le</strong>rcaro, che parlò dopo Frings, chiese una riforma radicale <strong>del</strong>la<br />
curia romana, vale a dire lo strumento di governo <strong>del</strong> papa. Sia<br />
pure con le cautele <strong>del</strong> caso e con continui richiami a questo o<br />
quello storico <strong>del</strong>la chiesa, disse chiaramente che, dopo l'affermazione<br />
<strong>del</strong> principio <strong>del</strong>la collegialità, la riforma si imponeva. « ... i<br />
Padri conciliari non avrebbero potuto sollevare questo argomento, »<br />
sostenne « se il Papa stesso non avesse in qualche modo voluto<br />
investirne il Concilio con i suoi noti discorsi, richiedendo un parere<br />
in proposito ». Ma dal momento che il parere ci viene richiesto,<br />
proseguì, è bene che il Concilio non formuli un documento<br />
apposito, ma si limiti a esprimere al papa alcune opinioni « sul<br />
rinnovamento generale degli organi <strong>del</strong>la Curia e sulla partecipazione<br />
dei Vescovi al governo centrale <strong>del</strong>la Chiesa » 55 . Questa<br />
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