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Le due anime del cardinale Lercaro

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Nelle sue grandi linee, la vicenda <strong>del</strong> conclave è nota. I protagonisti<br />

furono tre: <strong>Le</strong>rcaro, Montini e Siri. Il primo poteva contare<br />

sull'ala progressista e innovatrice <strong>del</strong> conclave, su alcuni prelati non<br />

europei e pochi italiani. Montini, che godeva <strong>del</strong>l'indicazione data<br />

da Giovanni XXIII prima di morire, rappresentava uno schieramento<br />

di centro, <strong>del</strong> quale facevano parte molti innovatori e prelati<br />

francesi e tedeschi. Siri era il candidato <strong>del</strong>l'ala tradizionalista.<br />

Per non contrastarsi e favorire l'ala tradizionalista, il 18 giugno<br />

Montini si recò a far visita a <strong>Le</strong>rcaro nel convento <strong>del</strong>le suore di<br />

S. Priscilla a Roma 48 . Non si sa cosa si dissero, ma il giorno dopo,<br />

quando si aprì il conclave, i giochi erano fatti. L'elezione di Montini<br />

fu una <strong>del</strong>le più rapide nella storia <strong>del</strong>la chiesa. Il nuovo papa garantì<br />

la prosecuzione <strong>del</strong> Concilio, anche se lungo una linea che divergeva<br />

leggermente da quella giovannea, e nominò la commissione<br />

che avrebbe dovuto coordinare i lavori, secondo il nuovo regolamento<br />

approntato dall'Istituto di scienze religiose di Bologna.<br />

<strong>Le</strong>rcaro fu incluso sia in questa commissione che in quella ristretta<br />

di quattro cardinali incaricata di moderare la discussione.<br />

I quattro moderatori erano <strong>Le</strong>o J. Suenens, Giulio Döpfner, Gregorio<br />

P. Agagianian e <strong>Le</strong>rcaro.<br />

I tradizionalisti contro <strong>Le</strong>rcaro<br />

Il 29 settembre 1963, quando ripresero i lavori conciliari, <strong>Le</strong>rcaro<br />

non entrò nell'aula come uno dei tanti vescovi più o meno<br />

anonimi, ma da protagonista. Nel gruppo dei moderatori era l'interprete<br />

<strong>del</strong>le esigenze <strong>del</strong>le chiese dei paesi poveri, mentre Suenens<br />

e Döpfner rappresentavano le chiese ricche <strong>del</strong> centro Europa e<br />

Agagianian la curia romana. Ma nel momento in cui diveniva il<br />

punto di riferimento di quanti si battevano per il rinnovamento<br />

<strong>del</strong>la chiesa, non poteva non divenire anche l'uomo <strong>del</strong>la parte riformista<br />

sul quale avrebbero puntato i loro strali i tradizionalisti.<br />

La curia romana, che si era vista sfuggire dalle mani la gestione<br />

<strong>del</strong> Concilio, lo considerava il principale responsabile <strong>del</strong>la rivoluzione<br />

che, sconvolgendo i piani predisposti, mandava all'aria l'intesa<br />

sui documenti già pronti e preparava la riforma, vale a dire lo sconvolgimento<br />

<strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>la chiesa. Anche se non si fosse messo<br />

alla testa degli innovatori, sarebbe stato egualmente necessario ridimensionarlo<br />

perché, agli occhi dei porporati romani, diventava<br />

ogni giorno più ingombrante e invadente.<br />

Appena nominato moderatore, si era affrettato a far promuovere<br />

Dossetti segretario dei quattro cardinali. I tradizionalisti reagirono<br />

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