Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
di carattere religioso. Così come non è stata sfiorata dal dubbio che<br />
quella cultura risponda a un'esigenza di vita e al desiderio di costruire<br />
una società migliore. In ogni caso diversa. Si è limitata a<br />
negarle ogni valore e a considerarla contraria alla fede cattolica. E<br />
dal momento che la giudica atea, atea e materialista è divenuta, di<br />
conseguenza, la società <strong>del</strong>l'Emilia-Romagna.<br />
Per guidare con una qualche speranza di successo un'operazione<br />
tanto impegnativa, occorreva un pastore d'<strong>anime</strong> che fosse uomo<br />
di preghiera e di dottrina e uomo d'azione capace di fronteggiare,<br />
sul loro stesso terreno e magari con i loro stessi strumenti, i partiti<br />
considerati nemici <strong>del</strong>la chiesa. Per conoscere a fondo la situazione<br />
nella quale doveva operare, questo personaggio avrebbe dovuto vivere<br />
nella parte considerata più scristianizzata <strong>del</strong>l'Emilia-Romagna,<br />
vale a dire — secondo l'ordinamento ecclesiale — nella regione<br />
conciliare Flaminia che comprende Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna.<br />
Dopo la buona prova che aveva dato di sé a Ravenna, <strong>Le</strong>rcaro<br />
era considerato uno dei pochi, se non l'unico, che potesse guidare<br />
l'opera di ricristianizzazione <strong>del</strong> bolognese e <strong>del</strong> resto <strong>del</strong>la regione.<br />
Tra l'aristocratico Nasalli Rocca e <strong>Le</strong>rcaro — nato in un'umile famiglia<br />
— esisteva, se non ve ne fossero state altre, un'enorme differenza<br />
di mentalità. Il defunto <strong>cardinale</strong> si comportava come un<br />
uomo assediato e la sua prima preoccupazione era la difesa. <strong>Le</strong>rcaro<br />
era per l'assalto.<br />
A Ravenna era giunto nel 1947, già vicino alla sessantina. La<br />
nomina aveva destato sorpresa perché si riteneva che la sua carriera<br />
fosse giunta al termine. Sul fattore età avevano fatto leva i cardinali<br />
<strong>del</strong>la curia romana per negargli la promozione. Vennero sollevati<br />
anche dubbi in materia di fede e rivangati alcuni precedenti, quando<br />
era seminarista a Genova. Se non fosse stato per monsignor G.B.<br />
Montini, stretto collaboratore di Pio XII, <strong>Le</strong>rcaro sarebbe morto<br />
parroco 3 .<br />
Nonostante l'età, dimostrò di avere uno spirito giovanile e battagliero<br />
e di saper usare sia la croce che la spada. Si mosse lungo<br />
<strong>due</strong> linee: una religiosa e l'altra politica. Tagliò i privilegi ecclesiastici,<br />
operando la perequazione dei beni parrocchiali, per cui non<br />
vi furono più preti poveri e preti ricchi. Fu una scelta difficile che<br />
rivoluzionò la struttura <strong>del</strong>la chiesa ravennate, mettendola al riparo<br />
da giuste critiche, anche interne. Fece una seconda mossa clamorosa<br />
nel 1948 quando, in occasione <strong>del</strong>le elezioni politiche, promosse una<br />
grande missione religiosa che interessò tutta la diocesi, con forme<br />
di apostolato nuove e aggressive, anche se i risultati furono <strong>del</strong>udenti.<br />
Essendo un prete tradizionalista, considerava il problema reli-<br />
9