Quando lavorare non nobilita - Santuario della Guardia

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02.06.2013 Views

scrivere e rispondere A parte la mia ignoranza personale... Mi sono trovato a discutere con un musulmano di vari argomenti sulle nostre rispettive religioni. Nel corso della conversazione mi è uscita la frase: “Del resto cristiani e musulmani sono tutti e due monoteisti” ma mi sono sentito correggere con decisione: secondo il mio amico musulmano sarebbero solo loro veri monoteisti, mentre noi cristiani divideremmo Dio in tre. Ora: so che la questione è stata definita molti secoli fa dalla Chiesa antica, ma con il fatto che non sono spiegazioni semplici da dare non ho saputo controbattere a ragione. A parte la mia ignoranza personale, non sarà che è davvero un pò difficile la questione del Dio trino ed unico? Pierangelo F. - Savona Una bella pretesa, la sua e la mia, di rispondere compiutamente in poche righe a una domanda simile... Una prima risposta: solo di linguaggio, forse dovremmo ritrovare il linguaggio di Gesù per parlare del “Padre”, di Lui che col Padre “siamo una cosa sola” e “dello Spirito del Padre mio”. Come vede, il riferimento di Gesù è sempre e solo a un Unico Referente, “il Padre”. Gesù non parla mai di “Santissima Trinità”, espressione giusta e corretta della “dottrina” cattolica, più idonea alla scuola di teologia, che ha il compito di rapportare il dato della Fede ai linguaggi espressivi della filosofia. Parlare del Padre, del Figlio e dello Spirito, non è escludere il concetto scolastico di “Trinità”. Una via più convincente – ma quanti cristiani medi ne sono coscienti e capaci? – sarebbe quella di aiutare qualunque interlocutore a partire dal 6 basso per arrivare al “Come non può non essere il nostro unico Dio”. Mi spiego: se è vero, come è vero, che noi veniamo da Lui e da lui siamo stati fatti a sua immagine e somiglianza, come potremmo spiegare diversamente la profonda e imprescindibile esigenza di ogni uomo di relazionarsi con amore verso altri suoi simili? Come spiegare l’esistenza dell’uomo e della donna (“simili e non uguali”) e la loro reciproca correlazione d’amore? Come spiegare la vera e propria “morte” interiore dell’egoista e la gioia di chi sa amare? Come mettere insieme tutta la complementarietà degli esseri verso l’unità di un’unica creazione rispettandone la complessità esistente in natura? Se, per assurdo, arrivasse un qualcuno nella Chiesa a dirci che le tre persone della Trinità si son o scoperte essere quattro (?!)... che cambierebbe nella nostra vita? Nulla? Vorrebbe dire che il “mistero principale della nostra Fede” sarebbe così insignificante? Insignificante il mistero o abissale la nostra ignoranza e colpevole la nostra ignavia? Certo, anche così ci si deve disporre al dialogo (non alla contrapposizione) coi nostri fratelli mussulmani. “Ragioni” e “fatti coerenti”, non nuovi fondamentalismi di chi non vuol pensare e capire. La Guardia è o non è un “centro di spiritualità”? Caro don, ho avuto altre occasioni di dirti quanto adesso voglio scriverti, sperando di essere pubblicato e con ciò di interessare il tuo pubblico. Penso che a Genova manchino centri di spiritualità. Non potrebbe diventarlo la Guardia? Non sarebbe un posto ideale, con la sua posizione ritirata e do- minante al contempo, la sua quiete e i suoi spazi? Italo V. - Genova La tua domanda/provocazione presupporrebbe qualche concetto sul “cosa si intenda” per “centro di spiritualità”. Io credo che la Guardia lo sia da oltre cinquecento anni un “centro di spiritualità”, non perché così è stato fatto da qualcuno qui in terra, ma per la scelta e mandato dall’Alto. Nella accezione evangelica il Padre vuole essere adorato “in spirito e verità”. Solo chi lo cerca così lo trova e solo chi si lascia cercare e trovare da Lui capisce se stesso e il senso più profondo della sua vita. “Né a Gerusalemme, né sul monte Garizim, né a San Pietro in Roma, né alla Guardia... adorerete il Padre”. È Lui che “cerca tali adoratori”. Chiarito questo, per non confondere un centro di spiritualità cristiano con un “centro di benessere e relax psicofisico”, e, visto che a certe condizioni ambientali (posto splendido, natura quasi magica, ambiente coefficiente all’incontro col divino) ci ha già pensato la Madonna con le sue scelte, c’è solo da chiederci come e quanto la nostra presenza è in sintonia con queste premesse. Quanto siamo e facciamo noi uomini (preti, religiose, volontari, personale) ostacola o è congeniale all’azione di Dio nelle coscienze dei pellegrini? Un bel problema! La Guardia non è un’azienda del sacro, un centro di turismo religioso, un’alternativa religiosa al magico invadente proposto dal mondo che, di fronte alle esigenze dello spirito spesso non ha altro da suggerire... Noi vogliamo che la Guardia sia sempre più un umile grande centro di spiritualità, per TUTTI, per quanti appena emergono da un materialismo esasperante e vengono su magari a... “cercare miracoli” e per quanti, forse un po’ più esigenti, chiedessero uno “spazio mistico”, fatto di luoghi e di persone capaci di non ostacolare l’azione di Dio.

E venne Povertà Tra la fi ne e la metà del XII secolo la chiesa attraversava un preoccupante periodo di crisi. La motivazione di queste diffi coltà andava cercata nella pesante disparità di condizioni economiche tra popolo e basso clero da una parte e alti rappresentanti della gerarchia dall’altra. I primi vivevano in condizioni di indigenza, i secondi invece non disdegnavano comodità e ricchezze. Ci furono perciò molti cristiani che si ribellarono a questo stato di cose, richiamandosi alla parola del Vangelo e alla povertà dell’uomo Gesù. Alcuni di questi lo fecero in maniera violenta scagliandosi apertamente contro il lusso di cardinali e vescovi e mettendosi automaticamente fuori dalla comunione ecclesiale, altri invece, pur condividendo queste critiche, cercarono di mantenersi all’interno dell’ortodossia. Oggi ci occuperemo di entrambe queste posizioni. Tra le correnti “contestatrici” più importanti ricordiamo i Catari. Essi costituirono la setta europea più consistente. Si misero da subito in contrasto con la Chiesa anche su diversi temi teologici, per cui presto si trovarono praticamente fuori dalla stessa. Non così invece fu per i Valdesi. Essi ebbero il loro fondatore in Valdo, un ricco mercante di Lione che vendette tutti i suoi beni per dare il ricavato ai poveri. Divenuto povero a sua volta iniziò a reclutare molti seguaci, organizzandoli in una sorta di confraternita, e a dedicarsi alla predicazione delle sue idee. Papa Alessandro III approvò il loro voto di povertà ma gli impedì di predicare. Essi non accettarono questo divieto e continuarono nella loro opera di proselitismo. Condannati dal concilio di Verona, si diedero una struttura le Fonti del Credere gianfranco parodi autonoma costituita da vescovi, presbiteri e diaconi. I sacerdoti emettevano i tre voti tipici della comunità monastiche e mantennero molti riti della chiesa cattolica. Tre secoli dopo aderiranno alla Riforma protestante. Accanto ai contestatori ci furono però anche dei gruppi di fedeli che pur contestando le ricchezze del clero, decisero di restare all’interno della chiesa. Si tratta dei frati dei due ordini mendicanti, i Francescani e i Domenicani. I primi hanno il loro fondatore in San Francesco d’Assisi e faremmo torto ai nostri lettori spiegando loro chi era. Vogliamo solo sottolineare che per lui la povertà era un valore assoluto e quando sottopose al Papa Innocenzo III la regola di totale distacco dai beni terreni che voleva dare ai suoi frati, questi fu ben lieto di approvarla capendo che nell’alveo francescano avrebbero potuto confl uire molte delle istanze riformatrici che tanto preoccupavano la curia romana. Diversa la posizione di San Domenico. Nato in Spagna proprio quando era in fase di sviluppo l’ideologia catara, capì che l’eresia non doveva essere affrontata con le armi della persecuzione, ma poteva essere vinta solo con lo studio e la predicazione della giusta dottrina e specialmente con l’esempio di uno stile di vita di totale povertà. Domenico trovò subito molti seguaci e condusse una vita di fatiche e di stenti ma sempre sorretto da un grande ardore. Capendo che quelli erano i punti nevralgici della nuova coltura medievale fondò subito conventi a Parigi e a Bologna dove erano presenti le più prestigiose università dell’epoca. Il carisma del nuovo ordine fu la più fedele adesione alla ortodossia cattolica e la sua difesa da ogni attacco. 7

E venne Povertà<br />

Tra la fi ne e la metà del XII secolo la<br />

chiesa attraversava un preoccupante<br />

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La motivazione di queste diffi coltà andava<br />

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economiche tra popolo e basso clero da una<br />

parte e alti rappresentanti <strong>della</strong> gerarchia<br />

dall’altra. I primi vivevano in condizioni di<br />

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comodità e ricchezze.<br />

Ci furono perciò molti cristiani che si ribellarono<br />

a questo stato di cose, richiamandosi alla parola<br />

del Vangelo e alla povertà dell’uomo Gesù.<br />

Alcuni di questi lo fecero in maniera violenta<br />

scagliandosi apertamente contro il lusso di cardinali<br />

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fuori dalla comunione ecclesiale, altri invece,<br />

pur condividendo queste critiche, cercarono di<br />

mantenersi all’interno dell’ortodossia.<br />

Oggi ci occuperemo di entrambe queste posizioni.<br />

Tra le correnti “contestatrici” più importanti<br />

ricordiamo i Catari. Essi costituirono la setta<br />

europea più consistente. Si misero da subito<br />

in contrasto con la Chiesa anche su diversi<br />

temi teologici, per cui presto si trovarono<br />

praticamente fuori dalla stessa.<br />

Non così invece fu per i Valdesi. Essi ebbero<br />

il loro fondatore in Valdo, un ricco<br />

mercante di Lione che vendette tutti i<br />

suoi beni per dare il ricavato ai poveri. Divenuto<br />

povero a sua volta iniziò a<br />

reclutare molti seguaci, organizzandoli<br />

in una sorta di confraternita,<br />

e a dedicarsi alla predicazione<br />

delle sue idee. Papa Alessandro III<br />

approvò il loro voto di povertà ma<br />

gli impedì di predicare. Essi <strong>non</strong><br />

accettarono questo divieto e continuarono<br />

nella loro opera di proselitismo.<br />

Condannati dal concilio<br />

di Verona, si diedero una struttura<br />

le Fonti del Credere<br />

gianfranco parodi<br />

autonoma costituita da vescovi, presbiteri e<br />

diaconi. I sacerdoti emettevano i tre voti tipici<br />

<strong>della</strong> comunità monastiche e mantennero<br />

molti riti <strong>della</strong> chiesa cattolica. Tre secoli dopo<br />

aderiranno alla Riforma protestante.<br />

Accanto ai contestatori ci furono però anche<br />

dei gruppi di fedeli che pur contestando le ricchezze<br />

del clero, decisero di restare all’interno<br />

<strong>della</strong> chiesa. Si tratta dei frati dei due ordini<br />

mendicanti, i Francescani e i Domenicani.<br />

I primi hanno il loro fondatore in San Francesco<br />

d’Assisi e faremmo torto ai nostri lettori<br />

spiegando loro chi era. Vogliamo solo sottolineare<br />

che per lui la povertà era un valore<br />

assoluto e quando sottopose al Papa Innocenzo<br />

III la regola di totale distacco dai beni<br />

terreni che voleva dare ai suoi frati, questi fu<br />

ben lieto di approvarla capendo che nell’alveo<br />

francescano avrebbero potuto confl uire<br />

molte delle istanze riformatrici che tanto preoccupavano<br />

la curia romana.<br />

Diversa la posizione di San Domenico. Nato<br />

in Spagna proprio quando era in fase di sviluppo<br />

l’ideologia catara, capì che l’eresia <strong>non</strong><br />

doveva essere affrontata con le armi <strong>della</strong> persecuzione,<br />

ma poteva essere vinta solo con lo<br />

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e specialmente con l’esempio di uno stile<br />

di vita di totale povertà. Domenico<br />

trovò subito molti seguaci e<br />

condusse una vita di fatiche e di<br />

stenti ma sempre sorretto da un<br />

grande ardore. Capendo che quelli<br />

erano i punti nevralgici <strong>della</strong> nuova<br />

coltura medievale fondò subito<br />

conventi a Parigi e a Bologna<br />

dove erano presenti le più prestigiose<br />

università dell’epoca. Il carisma<br />

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