dalla shoah a nostra aetate sino allo stato d'israele - Don Curzio ...
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DALLA SHOAH A NOSTRA AETATE<br />
SINO ALLO STATO D’ISRAELE<br />
d. CURZIO NITOGLIA<br />
24 settembre 2011<br />
http://www.doncurzionitoglia.com/<strong>shoah</strong>_<strong>nostra</strong>_<strong>aetate</strong>_israele.htm<br />
● Il nuovo rapporto tra giudaismo e cristianesimo, secondo Nathan Ben Horim (Nuovi<br />
orizzonti tra ebrei e cristiani, Padova, Messaggero, 2011), ex ministro all’Ambasciata<br />
d’Israele in Italia incaricato dei rapporti con la S. Sede dal 1980 al 1986, Ç dovuto Éa tre<br />
eventi: la <strong>shoah</strong>, la nascita dello Stato d’Israele e il concilio Vaticano IIÑ (ibidem, p. 11).<br />
Infatti la <strong>shoah</strong> impone riflessioni storiche, politiche e morali di enorme portata, alle<br />
quali nessuno – nemmeno la Chiesa – puÜ sottrarsi. Dalla <strong>shoah</strong> (1942-45) Ç nato lo Stato<br />
d’Israele (1948), che ha soprattutto un significato etnico ed anche normativo-religioso<br />
per l’ebraismo. Da queste riflessioni storiche, morali, politiche, etnico-religiose (dacchá<br />
il giudaismo Ç un popolo o stirpe che si riconosce in una certa pratica etica o religiosità)<br />
Ç nato il concilio Vaticano II (1962-65), che Ésegna una svolta epocale nella storia della<br />
Chiesa cattolica. […] Uno dei mutamenti piä significativi del Concilio ha riguardato il<br />
rapporto con gli ebrei, […] “che rimangono ancora carissimi a Dio”Ñ (ivi).<br />
● Il diplomatico israeliano ammette che Éil cambiamento, nella visione cristiana degli<br />
ebrei, non sarebbe mai avvenuto se non ci fossero state la <strong>shoah</strong> e la nascita dello Stato<br />
d’IsraeleÑ (ibidem, p. 12). Egli definisce il giudaismo col trinomio “Torah, Popolo,<br />
Terra” (ib., p. 107). Poi cita il maçtre à penser di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI,<br />
Martin Buber: “Terra e Popolo, predestinati l’una all’altro per realizzare assieme il<br />
regno del Signore in questo mondo” (ib., p. 108). Il diplomatico israeliano ci spiega che i<br />
maestri del Talmud cercarono subito dopo la distruzione del Tempio di salvare Israele<br />
affermando che “la residenza in Terra d’Israele equivale all’osservanza di tutti i<br />
comandamenti della Torah: chi vi risiede ha parte al mondo futuro [che non Ç l’aldilà,<br />
ma questo mondo nell’avvenire], chi la lascia somiglia a chi non ha Dio” (ib., p. 111).<br />
● Il problema del Concilio Ç sostanzialmente legato alla giudaizzazione del cristianesimo<br />
(Nostra <strong>aetate</strong>, 28 ottobre 1965) ed Ç indissolubilmente legato a quello della <strong>shoah</strong> e del<br />
sionismo. Chi non vuole ammetterlo o Ç incapace di vedere la realtà o non vuole<br />
ammetterla, poichá non gli fa comodo. Dopo Nostra <strong>aetate</strong> sono venuti altri Documenti<br />
1
post-conciliari sui rapporti ebraismo-cristianesimo. Il primo Ç Orientamenti e<br />
suggerimenti per l’applicazione della Dichiarazione ‘Nostra <strong>aetate</strong>’ n. 4 (1è dicembre<br />
1974). Esso Ç assai significativo ed esplicita la Dichiarazione Nostra <strong>aetate</strong>. Infatti gli<br />
Orientamenti esortano a studiare l’ebraismo post-biblico a partire da come gli ebrei<br />
odierni si auto-definiscono, ossia secondo la letteratura talmudica e post-biblica (ibid.,<br />
p. 14). Inoltre gli Orientamenti esplicitano, dopo circa 8 anni, l’affermazione conciliare -<br />
ancora molto sfumata ed imprecisa - secondo cui l’Alleanza tra Dio e popolo ebraico<br />
“permane” (ivi) e da essa i Sussidi per una corretta presentazione degli ebrei e<br />
dell’ebraismo (26 giugno 1985), dopo altri 10 anni, esplicitano la portata non solamente<br />
spirituale o religiosa dell’ebraismo attuale, ma soprattutto “etnico-religioso-culturale,<br />
con una sua storia legata ad una Terra precisa” (ib., p. 15) ossia “la questione della<br />
Terra e dello Stato d’Israele” (ib., p. 44), la quale ha portato, 8 anni dopo, al<br />
Concordato della S. Sede con Israele (30 dicembre 1993, iniziato formalmente e<br />
giuridicamente il 29 luglio 1992), che “era la conclusione logica del cammino cominciato<br />
circa trent’anni prima con Nostra <strong>aetate</strong>, n. 4” (ib., p. 44). In breve l’ebraismo attuale Ç<br />
l’appartenenza etnica ad un popolo, schiatta o “razza”, che puÜ o meno comportare una<br />
certa religiosità o meglio moralità o pratica spirituale, ma che ha come elemento<br />
principale ed essenziale il legame di sangue tra ebrei e storico-geografico con la Terra<br />
Santa, poi Palestina ed oggi Stato d’Israele. Questo Ç l’ebraismo odierno e post-biblico.<br />
Per cui non si puÜ parlare di esso riferendosi solo all’aspetto religioso, che Ç del tutto<br />
contingente nel giudaismo (puÜ esservi o no, non modifica essenzialmente, ma solo<br />
accidentalmente, l’ebraismo), ma bisogna mettere in luce l’unità etnica o razziale e il<br />
legame che tale popolo pretende di avere ancora oggi dopo 2000 anni con la Terra dei<br />
propri padri, la Terra Santa, la Giudea, poi Syria-Palestina ed oggi Stato d’Israele.<br />
ÉTrattandosi di ebraismo Ç praticamente impossibile tracciare una separazione netta e<br />
assoluta fra il livello interreligioso e quello dei rapporti politici con lo Stato d’IsraeleÑ<br />
(ib., p. 43).<br />
● Chiedere il “beneficio di un<br />
ragionevole dubbio” sul piano di<br />
sterminio di sei milioni di ebrei<br />
europei tramite camere a gas e<br />
forni crematori da parte del III<br />
Reich germanico, chiedere delle<br />
prove chimico-fisiche,<br />
archivistiche su di esso (senza<br />
negarlo aprioristicamente),<br />
significa ipso facto<br />
bestemmiare, mettere in<br />
discussione la realtà dello Stato<br />
di Israele ed il cambiamento<br />
rivoluzionario della teologia<br />
sull’ebraismo come Ç stata<br />
esposta da Nostra <strong>aetate</strong>. Il<br />
“caso Williamson” Ç<br />
incomprensibile se non si<br />
conosce l’ebraismo postcristiano<br />
o post-biblico nella sua interezza: un popolo che ha una Terra datagli da Dio in<br />
perpetuo. ê incomprensibile se non lo si legge alla luce del “caso Krah” (v. articolo su<br />
Krah apparso in questo sito), analogo a quello tentato da Jules Isaac con Bea e Roncalli<br />
2
prima dell’inizio del Vaticano II. Quindi il popolo ebraico Ç il solo e legittimo padrone<br />
della Palestina, Ç ancora in “Alleanza “ con Dio, non Ç <strong>stato</strong> sostituito dal cristianesimo.<br />
Se per 2000 anni ha abbandonato la Palestina, tuttavia ha mantenuto il diritto di<br />
proprietà su di essa, datogli in eredità perpetua e inalienabile da Dio e l’avvenimento<br />
che gli ha fatto prendere coscienza di ciÜ Ç stata la <strong>shoah</strong>, la quale ha mutato anche la<br />
mentalità dei cristiani ed ha portato a Nostra <strong>aetate</strong>, che verrebbe meno qualora<br />
cadesse il mito dell’olocausto e dello Stato d’Israele come regno perpetuo del popolo<br />
ebraico.<br />
● Accettare il Concilio (alla luce della Tradizione o meno, purchá lo si accetti, Ç in<br />
fondo una questione pratico-pratica, ultimamente priva di spessore dottrinale), tuttavia<br />
equivale ad accettare l’Alleanza permanente tra Dio e l’ebraismo odierno, l’unicità<br />
etnico-razziale del popolo ebraico (per cui si Ç ebreo solo se si Ç figli di madre ebrea e<br />
nipoti di nonna materna ebrea e non se si pratica la religiosità ebraica), lo Stato<br />
d’Israele (che implicitamente vorrebbe smentire la profezia di Cristo sulla distruzione<br />
del Regno d’Israele) ed accettare l’evento che ha fatto prendere coscienza di tutto ciÜ<br />
sia agli ebrei, che si stavano assimilando nel XVIII secolo coll’Illuminismo al mondo<br />
cristiano o laico europeo, sia ai cristiani che si erano separati <strong>dalla</strong> “Sinagoga di satana”<br />
(Apoc., II, 9) coll’insegnamento del Nuovo Testamento, interpretato unanimemente dai<br />
Padri ecclesiastici e dal Magistero costante della Chiesa <strong>sino</strong> a Pio XII. L’ebraismo,<br />
attuale “Padrone di questo mondo” domanda a tutti di riconoscere la <strong>shoah</strong>, la<br />
permanenza della sua Alleanza con Dio e il diritto di dominio sulla Terra Santa (1900 a.<br />
C. con Abramo <strong>sino</strong> alla distruzione del Tempio 70 d. C.), poi (dal 70 al 1948) Syria-<br />
Palestina, che oggi (dal 15 maggio 1948) viene ingiustamente chiamata Stato d’Israele.<br />
● L’ambasciatore Ben Horim racchiude in un sillogismo l’inconciliabilità tra dottrina<br />
cattolica tradizionale e quella pastorale del Vaticano II. ÉL’esilio dopo la distruzione di<br />
Gerusalemme era <strong>stato</strong> interpretato dal cristianesimo come il castigo e la prova del<br />
rigetto. Il ritorno a Sion costituiva […] una provocazione per la teologia cristiana […].<br />
Ora, Nostra <strong>aetate</strong>, cancellando l’accusa di deicidio e affermando la validità perenne<br />
delle promesse di Dio [Antica Alleanza] con le sue implicazioni, dovrebbe avere rimosso<br />
definitivamente l’ostacolo teologico. Quindi, la promessa della Terra [d’Israele] e il<br />
ricongiungimento del popolo [ebraico] con essa non dovrebbero essere escluseÑ (ib., p.<br />
67).<br />
● ê per questo che parlando di ebraismo bisogna tenere presente l’elemento etnico, di<br />
“sangue e suolo”, di un popolo che possiede in perpetuo una Terra, che Ç in perpetua<br />
Alleanza con “Dio” (anche se non ci crede, infatti il sionismo Ç un movimento laicista ed<br />
agnostico o a-religioso se non addirittura ateo). I cristiani hanno ribaltato la loro visione<br />
pre-conciliare dell’ebraismo, che aveva rifiutato Cristo Messia e Dio e che era <strong>stato</strong><br />
abbandonato da Dio, il quale aveva eretto una Nuova ed Eterna Alleanza con tutti<br />
(pagani ed ebrei fedeli a Cristo). Per cui il giudaismo era <strong>stato</strong> scacciato <strong>dalla</strong> sua<br />
Patria, distrutta nel 70 e rasa totalmente al suolo nel 135 da Roma. Questa rivoluzione<br />
per diamentrum dei rapporti ebraico-cristiani Ç stata iniziata dal concilio Vaticano II con<br />
Nostra <strong>aetate</strong> (28 ottobre 1965) ed Ç approdata 28 anni dopo al riconoscimento dello<br />
Stato d’Israele da parte di papa Giovanni Paolo II (30 dicembre 1993), alla luce della<br />
<strong>shoah</strong> (1943-45). Shoah, Alleanza permanente di Dio col popolo d’Israele e Stato ebraico<br />
formano un tutt’uno, se si toglie uno solo di questi tre tasselli si nega tutto l’ebraismo<br />
attuale, nel suo desiderio di dominio del mondo, quale popolo eletto, “regale e<br />
sacerdotale”, “olocaustizzato”, ma “risorto” e “padrone di questo mondo” assieme alla<br />
3
sua creatura: l’americanismo, che gli ha dato la potenza bellica per terrorizzare<br />
chiunque osi “dubitare”.<br />
● L’ebraismo si auto-presenta in primo luogo come popolo, poi come Stato e tutto ciÜ<br />
alla luce della <strong>shoah</strong>, che gli ha fatto ritrovare la sua identità, la quale stava per essere<br />
smarrita con l’assimilazione durante l’Illuminismo. Il Vaticano II e il post-concilio<br />
(Orientamenti, 1è dicembre 1974; Sussidi, 26 giugno 1985; Concordato tra S. Sede e<br />
Israele, 30 dicembre 1993) hanno recepito la lezione del rabbinismo farisaico e<br />
scomunicano chiunque metta in forse anche uno solo di questi tre “dogmi laici” (v. “caso<br />
Williamson”, che non Ç <strong>stato</strong> capito in tutta la sua potenziale gravità e pericolosità<br />
religiosa, politica, sociale e “terroristico-penale”). Quindi accettare il concilio Vaticano<br />
II (anche alla luce della Tradizione, che non Ç quella apostolica, la quale lo condanna,<br />
ma quella falsa, spuria ed infera di Lucifero e del serpente dell’Eden), significa<br />
accettare il giudaismo talmudico, che Ç la contraddizione del cristianesimo fondato da<br />
Gesä su Pietro (unità e Trinità di Dio, divinità di Cristo, Nuova ed eterna Alleanza con<br />
tutti i popoli che credono in Gesä vero Dio e vero uomo e nella SS. Trinità, che ha<br />
rimpiazzato la Vecchia Alleanza perfezionandola nel Sangue di Cristo).<br />
● Horim stesso riporta la convinzione che quasi tutti i cristiani hanno, ma che nessuno<br />
osa dire, mentre Ç espressa esplicitamente dai “Fratelli maggiori”: ÉLa dottrina<br />
tradizionale [Ç un dogma di Fede] extra Ecclesiam nulla salus Ç in contrasto con il<br />
discorso del papa [Giovanni Paolo II] agli ‘esperti cattolici per l’ebraismo’, nel quale<br />
parlava della possibilità per ebrei e cristiani di raggiungere per vie diverse, ma<br />
finalmente convergenti [le “convergenze parallele” di Aldo Moro], una vera fraternità<br />
della riconciliazioneÑ (ib., p. 59). Ecco qui smentita autorevolmente l’ermeneutica della<br />
continuità dai nostri “Fratelli maggiori nella Fede” (Giovanni Paolo II, 1986) o “Padri<br />
nella Fede” (Benedetto XVI, 2011). Egli poi cita la frase di Giovanni Paolo II a Magonza<br />
nel 1980 sull’ÉAntica Alleanza mai revocataÑ e conclude che “tali parole<br />
implicherebbero la coesistenza di due Alleanze valide” (ib., p. 60). Ma <strong>allo</strong>ra il Figlio a<br />
che pro si Ç Incarnato ed Ç morto in Croce per la salvezza di tutti gli uomini e non solo di<br />
una razza, se vi Ç un’Alleanza ancora in piedi che garantisce la salvezza di chi ne fa<br />
parte?<br />
● ê interessante - per concludere - quanto dice l’Autore sulla reciprocità dei rapporti<br />
ecumenici ebraico cristiani. Vale a dire: se il cristianesimo si Ç giudaizzato, col Vaticano<br />
II, anche l’ebraismo dovrebbe cristianizzarsi (p. 76). Egli risponde nettamente che<br />
l’argomento vale solo a senso unico, ossia per i cristiani verso l’ebraismo, mentre non Ç<br />
assolutamente applicabile per gli ebrei verso il cristianesimo. Infatti<br />
1è) il cristianesimo ha fatto soffrire il giudaismo <strong>sino</strong> alla <strong>shoah</strong>, mentre mai il giudaismo<br />
ha perseguitato il cristianesimo. Al che si risponde facilmente citando i Vangeli e gli Atti<br />
degli Apostoli, i quali rivelano divinamente la persecuzione continua del giudaismo<br />
contro Gesä, gli Apostoli e i primi Discepoli cristiani. Inoltre la storia ha dimostrato<br />
ampiamente che le persecuzioni attuate <strong>dalla</strong> Roma pagana contro i cristiani vennero<br />
aizzate dal giudaismo (v. Umberto Benigni [+ 1934], Marta Sordi [+ 2010] ed Ilaria<br />
Ramelli, autori citati in articoli comparsi su questo sito).<br />
2è) Il cristianesimo Ç nato dal giudaismo, mentre il giudaismo non deve nulla al<br />
cristianesimo. Anche qui la risposta Ç sin troppo semplice. Il cristianesimo Ç nato da Dio<br />
Padre, Figlio e Spirito Santo, che hanno decretato ab aeterno l’Incarnazione del Verbo<br />
4
nel seno della Vergine Maria. CiÜ Ç rivelato nell’Antico Testamento (<strong>dalla</strong> Genesi <strong>sino</strong> ai<br />
Maccabei). Per cui l’Antico Testamento era tutto relativo al Nuovo Testamento e a Gesä<br />
Cristo. Onde MosÇ e i Profeti annunziarono Cristo venturo, che fu rigettato dal ‘falso<br />
Israele’ ed accolto dal ‘vero Israele’, ossia da coloro che fedeli <strong>allo</strong> spirito dell’Antico<br />
Testamento hanno accolto il Messia Gesä Cristo venuto, una “piccola reliquia d’Israele”<br />
(San Paolo) alla quale si Ç unito il resto del genere umano (i Pagani). Il giudaismo attuale<br />
Ç il ‘falso Israele’ fedele alla lettera della Torah, ora la “lettera uccide mentre Ç lo<br />
spirito che vivifica” (San Paolo). Quindi il cristianesimo non ha ricevuto nulla di positivo<br />
dal giudaismo post-biblico o attuale, mentre il giudaismo mosaico o veterotestamentario<br />
Ç relativo ed ordinato totalmente al cristianesimo senza il quale non ha<br />
ragion d’essere. Per cui il giudaismo odierno si trova oggettivamente in uno <strong>stato</strong> di<br />
errore e di accecamento, avendo rifiutato il Messia e l’Unico Salvatore del mondo e deve<br />
convertirsi a Cristo. La posizione giudaico-cristiana (sia da parte del Vaticano II, sia da<br />
parte ebraico-talmudica) Ç completamente capovolta e distorta, in rottura per<br />
diametrum e non in continuità con le ‘Fonti della Rivelazione’. Ma l’Autore persevera<br />
nell’indurimento di cuore e nell’accecamento della mente dei suoi antenati, asserendo:<br />
ÉNon c’Ç nell’ebraismo alcun elemento costitutivo della sua natura, che esiga un<br />
confronto col cristianesimo. […]. Pertanto attese cristiane riguardo la possibilità di<br />
cambiamenti teologici significativi nell’ebraismo saranno inevitabilmente deluseÑ (ib.,<br />
p. 77). L’invocazione “Il suo Sangue ricada su di noi e sui nostri figli” continua a<br />
riecheggiare sulla bocca degli ebre talmudisti.<br />
● Recentemente un caso pratico di ‘monologo’ analogo Ç scoppiato il 7 luglio del 2011<br />
tra il card. Kurt Koch e il rabbino Riccardo Di Segni. Infatti il cardinale aveva scritto su<br />
L’Osservatore Romano (7 luglio 2011) che ÉLa Croce di Gesä Ç il permanente ed<br />
universale Yom Kippur […] per ebrei e cristianiÑ. Ma siccome già l’8 ottobre 2008 il<br />
rabbino Di Segni su L’Osservatore Romano aveva spiegato che la festa dello Yom Kippur<br />
[perdono] ebraico esprime le “differenze inconciliabili tra i due mondi” ebraico e<br />
cristiano e che l’ebraismo avendo il Kippur “non ha bisogno della salvezza dal peccato<br />
proposta <strong>dalla</strong> Fede cristiana”, ha risposto di nuovo sempre su L’Osservatore Romano al<br />
cardinal Koch il 29 luglio 2011: “Se i termini del discorso sono quelli di indicare agli<br />
ebrei il cammino della croce, non si capisce il perchá di un dialogo e il perchá di Assisi”.<br />
Il cardinale <strong>allo</strong>ra ha rispolverato la neo-dottrina conciliare scrivendo che per il<br />
cristianesimo ÉL’Alleanza di Dio con il popolo d’Israele ha una validità permanente e<br />
[anche] la fede nella redenzione universale in Gesä CristoÑ. Quel che non si riesce a<br />
capire Ç come Gesä possa essere Salvatore universale se l’ebraismo permane in Alleanza<br />
con Dio. Clericalmente e rabbinicamente si potrebbe dire che Gesä Ç Salvatore di tutti…<br />
i non-ebrei.<br />
● Il problema di Cristo e del cristianesimo per l’ebraismo non esiste. Non Ç un ‘dialogo’<br />
(discorso tra due parti), ma un ‘monologo’ del solo Israele, che vorrebbe indottrinare<br />
sub specie boni il cristianesimo e vi riesce con gli attuali prelati postconciliari, accecati<br />
ed induriti di cuore. Questo Ç un “mistero d’iniquità”. ê l’analogo rischio che corre il<br />
mondo tradizionalista attuale nel “dialogo” col neo-modernismo, il quale si risolve in un<br />
‘monologo’ sotto apparenza di bontà e dolcezza facendolo passare abilmente per<br />
‘dialogo’, ma col fine di assorbimento e di cedimento dell’antimodernismo alle novità<br />
conciliari e post-conciliari. ê rivelatrice la frase di Ben Horim quando scrive: ÉNon Ç la<br />
questione della verità [che conta], ma se c’Ç un pathos comune [un sentimento, una<br />
passione]. La questione suprema Ç se siamo vivi o morti alle aspettative del ‘Dio<br />
vivente’. […]. Spetta a noi, ebrei e cristiani, lasciando alle spalle conflitti e rivalità,<br />
5
affrontare assieme le sfide del nostro<br />
tempoÑ (ib., p. 78).<br />
● Il 16 settembre 2011 - secondo il rabbino<br />
Levi Brackman - alcuni gruppi ebraici<br />
specialmente statunitensi (Abraham Foxman<br />
Direttore dell’ADL del B’nai B’rith e il<br />
rabbino David Rosen dell’American Jewish<br />
Committee) “hanno espresso la loro<br />
preoccupazione che il Vaticano potrebbe<br />
rimettere in discussione 40 anni di progressi<br />
nelle relazioni ebraico-cattoliche”. Essi<br />
quindi avvertono che Nostra <strong>aetate</strong>, 4 e<br />
Lumen gentium, 16 (“i doni di Dio [Antica<br />
Alleanza] sono irrevocabili”) “non possono<br />
essere messi in discussione e lasciati al libero dibattito”. Se cosë non fosse il dialogo<br />
ebraico-cristiano cesserebbe. Dubito seriamente che Benedetto XVI sia tentato di<br />
rivedere 40 anni di teologia giudaizzante, della quale Ç <strong>stato</strong> un pioniere sin da giovane<br />
studente tedesco toccato <strong>dalla</strong> “tragedia abissale” della <strong>shoah</strong>. Questo lo ha sempre<br />
chiaramente detto, scritto ed anche fatto (nei vari incontri ecumenici nella sinagoghe<br />
del mondo). Spero che da parte del mondo legato alla Tradizione non si voglia capitolare<br />
su tutto. Tuttavia la premessa pro-<strong>shoah</strong> del 2009 ed anti-revisionista (durante il “caso<br />
Williamson) lascia qualche perplessità, poichá <strong>shoah</strong>, sionismo e Nostra <strong>aetate</strong> fanno un<br />
tutt’uno. Parvus error in principio magnus est in fine? Speriamo di no, almeno in questo<br />
caso. Sarebbe veramente una “catastrofe” (in ebraico “<strong>shoah</strong>”).<br />
● Agire assieme, conoscersi da vicino, interloquire Ç la stessa vecchia tattica del neocomunismo<br />
verso i ‘cristiani adulti’, che li faceva agire assieme ad esso, per renderli<br />
simili a sá. Agere seguitur esse, si agisce come si Ç. Ora se agisco assieme al comunismo,<br />
parto da una posizione tendenzialmente simile ad esso e pian piano divengo<br />
inevitabilmente eguale ad esso; se agisco assieme al giudaismo odierno, poco alla volta<br />
giudaizzo e - Dio non voglia - se agisco assieme al neo-modernismo, immancabilmente<br />
divengo neo-modernista, prima almeno praticamente (i ‘neo-modernisti anonimi’) e poi<br />
anche speculativamente. Il primato della prassi sulla teoresi Ç un caposaldo del<br />
talmudismo, del comunismo e del modernismo. Caveamus! Latet in erba anguis.<br />
“Bisogna agire come si pensa, altrimenti si giunge a pensare come si agisce”.<br />
d. CURZIO NITOGLIA<br />
24 settembre 2011<br />
http://www.doncurzionitoglia.com/<strong>shoah</strong>_<strong>nostra</strong>_<strong>aetate</strong>_israele.htm<br />
[1] ÄSenza l’avvelenamento degli spiriti cristiani attraverso i secoli, l’Olocausto sarebbe <strong>stato</strong> impensabileÇ<br />
(Nathan Ben Horim, Nuovi orizzonti…, p. 51). Come si vede la <strong>shoah</strong> per l’ebraismo odierno ha una valenza<br />
teologica ben precisa, essa Ñ figlia della dottrina cattolica rivelata e definita da San Pietro <strong>sino</strong> a Pio XII.<br />
Accettarla significa rinnegare implicitamente la dottrina cattolica di Tradizione apostolica.<br />
[2] ÄUna fede religiosa legata ad una Terra specificaÇ (Nathan Ben Horim, Nuovi orizzonti…, p. 70).<br />
6
[3] L’Autore parla addirittura di Äcarattere rivoluzionario dell’inversione di rotta [di Nostra <strong>aetate</strong>, n. 4]Ç<br />
(Nathan Ben Horim, Nuovi orizzonti…, p. 73).<br />
[4] Giovanni Paolo II nella ‘Lettera apostolica’ Redemptionis anno del VenerdÜ Santo dell’aprile 1984 ha<br />
nominato esplicitamente e formalmente primo tra tutti i Pontefici “lo Stato d’Israele” cfr Nathan Ben<br />
Horim, Nuovi orizzonti…, p. 92.<br />
[5] Mons. Brunero Gherardini ha cercato con vari libri di alto spessore teologico di porre il problema<br />
dottrinale se vi sia, realmente e non solo verbalmente, continuitâ tra insegnamento pastorale del concilio<br />
Vaticano II e la Tradizione apostolica. Cfr. B. Gherardini Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare,<br />
Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009; Id., Tradidi quod et accepi. La Tradizione, vita e giovinezza della<br />
Chiesa, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2010; Id.,Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Torino, Lindau,<br />
2011; Id., Quaecumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia,<br />
Torino, Lindau, 2011. .Ma alcuni ‘portaborse’ o ‘faccendieri’ del mondo ecclesiale hanno ridotto il tutto ad<br />
uno scambio pratico-pratico di merci, un do ut des.<br />
[6] “Mater semper certa, pater numquam”, spiegava l’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff. (E. Toaff, Essere<br />
ebreo, Milano, Bompiani, 1997).<br />
[7] La quale rimane in piedi in tutto il suo vigore, poichä Israele non ha piã il Tempio, il Sacerdozio e non Ñ<br />
un Regno pacifico, ma si trova da 50 anni in una guerra cruenta ed interminabile, che non riesce a vincere<br />
malgrado la sproporzione degli armamenti, coi Palestinesi (cristiani ed islamici), i quali abitano da 2000 anni<br />
la Terra Santa. Attenzione! non bisogna dimenticarlo vi sono Palestinesi cristiani e cattolici-romani.<br />
Palestinese non Ñ <strong>sino</strong>nimo di musulmano.<br />
[8] ÄL’ultimo Concilio della Chiesa che si era occupato dell’ebraismo fu quello di Basilea nel 1431. Questo<br />
Concilio decretå il divieto per gli ebrei di avere contatti con i cristiani, essi dovevano essere esclusi dai<br />
pubblici uffici, costretti a portare un segno distintivo sulle vesti […]. Istituito da Concilio Lateranense IV nel<br />
1215Ç (Nathan Ben Horim, Nuovi orizzonti…, p. 50 e 52). L’ultima Enciclica pontificia che ha parlato di<br />
deicidio del popolo ebraico Ñ la Mit brennender Sorge di Pio XI (14 marzo 1937), la quale insegna<br />
formalmente che “Il Verbo avrebbe preso carne da un popolo che poi Lo avrebbe confitto in Croce”. Ora, a<br />
partire da queste citazioni di due Concili dogmatici e del Magistero ordinario e autentico pontificio, che<br />
coprono un lasso di tempo di duecento (1215-1431) ed altri cinquecento anni (1431-1937) di insegnamento<br />
ininterrotto. Dove sia la “ermeneutica della continuitâ” tra Magistero tradizionale e quello pastorale del<br />
Vaticano II non si riesce a capire. Essa Ñ un ente puramente logico, che esiste solo nella mente dei<br />
“neomodernisti & neoconservatori” e non Ñ un ente reale, che esiste nella realtâ oggettiva ed extra<br />
mentale. Tale ermeneutica Ñ simile all’Araba fenice, “che vi sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa!”.<br />
[9] ÄIn ambito ‘cristiano’ non cattolico, esiste un robusto filone ‘sionistico’ che propone una lettura<br />
teologica dello Stato d’Israele. A quest’ambito vanno ascritti alcuni movimento protestanti americani, non<br />
privi d’influsso sulla vita politica statunitense durante la presidenza Bush jr. in particolare, ci si riferisce al<br />
‘Dispensazionalismo’ evangelico, che predilige l’Alleanza terrena [di Dio] con Israele piã di quella spirituale<br />
con la Chiesa, e, prospetta il compimento letterale delle promesse davidiche a favore d’IsraeleÇ (Nathan<br />
Ben Horim, Nuovi orizzonti…, cit., p. 22). Si noti come i teoconservatori italiani (specialmente “Alleanza<br />
Cattolica” e “Lepanto Foundation” - maestri in “entrismo” - pilotati <strong>dalla</strong> ‘TFP’ brasiliana, stiano cercando di<br />
infiltrare le dottrine teoconservatrici, filo-sioniste e americaniste in ambienti tradizionali, che <strong>sino</strong> ad oggi<br />
hanno saputo resistere al flagello del neo-modernismo, per portarli al compromesso con la “cloaca di tutte<br />
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le eresie”, come San Pio X definÜ il modernismo nell’Enciclica Pascendi dell’8 settembre 1907.<br />
[10] Si moltiplicano affannosi dibattiti per quadrare il cerchio e spiegare che Assisi III non Ñ in rottura con la<br />
Tradizione apostolica. Viva la faccia della sinceritâ da parte ebraica; invece i cristiani son dovuti diventare<br />
“falsi” per “conciliare l’inconciliabile”. Nefas est ab hinimicis discere veritatem! ç chiaro che l’ebraismo non<br />
vede Assisi III in un’ottica di apostolato missionario, ma sincretisticamente e tutto ciå Ñ confermato<br />
dall’insegnamento conciliare e post-conciliare sui rapporti tra cristianesimo ed ebraismo. De ore tuo te<br />
judico serve nequam!<br />
[11] http://www.yenetnews.com<br />
Link a questa pagina:<br />
http://www.doncurzionitoglia.com/<strong>shoah</strong>_<strong>nostra</strong>_<strong>aetate</strong>_israele.htm<br />
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