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E avevo provato a raggiungerlo restando qualche passo<br />
dietro di lui.<br />
Non fare così, ma te l’immagini? Ci conosciamo da<br />
tanto di quel tempo. È assurdo, aveva detto.<br />
L’avevo capito, aveva detto.<br />
Sono cose che passano, aveva detto.<br />
E io tacevo e gridavo. No. Sì. Uccidimi adesso. Dimmi<br />
che niente è impossibile. Abbandonami al mio destino.<br />
Resta. Corri via. Non lasciarmi. Promettimi che nulla<br />
cambierà. Tutto cambierà. Ce la farò. Non ce la farò.<br />
Non ce l’ho fatta.<br />
Quattordici<br />
Penso fermamente che non ci sia nessuno sulla terra che<br />
sentendosi disprezzato non provi disperazione per questo.<br />
Madame du Châtelet, Discorso sulla Felicità<br />
34 anni<br />
Poteva dirmi che l’avrebbe fatto. Abbandonare tutto<br />
intendo. Tutto. Chi lo pensava che sarebbe stato facile.<br />
Solo una stupida poteva pensarlo. E io, problemi tanti,<br />
ma stupida no. Questo non si poteva dire.<br />
Ero una di quelle che si possono definire persone<br />
normali. Bella il giusto, intelligente il giusto, appunto.<br />
Una di quelle a cui non era stato concesso nient’altro<br />
che il trattamento standard. Un fidanzato eterno, eterni<br />
problemi, amici eterni. Una bozza di equilibrio che significava<br />
“quando abbiamo accumulato un po’ di soldi<br />
ci sposiamo”.<br />
Tutto chiaro finora? Dieci anni di fidanzamento in casa.<br />
Con alti e bassi s’intende. Dieci anni passati in un<br />
soffio, nella routine, nei riti quotidiani: a che ora sei pronta,<br />
hai preso la pillola, in macchina non mi va, fai sempre<br />
storie, perché non vuoi venire, non mi rompere…<br />
Dopo dieci anni, di matrimonio non se ne parlava. A<br />
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