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Nulla - Sardegna Cultura

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almeno fino al secondo anno della bambina. E lui macchina<br />

nuova, telefono cellulare e altro.<br />

I bambini hanno bisogno di stare con gli altri bambini,<br />

si diceva lei, non me lo posso permettere di perdere<br />

il settanta per cento dello stipendio.<br />

Così la iscrisse al nido. E anche lì storie. Perché secondo<br />

lui non stava bene, non era onorevole, farsi vedere all’asilo,<br />

con tutte le mamme, per prendere la bambina nel<br />

pomeriggio.<br />

Se non puoi passare a prenderla la lasciamo lì, disse lei<br />

una volta. Ma si era già messa d’accordo con sua madre,<br />

nonna Agnese, perché fosse pronta all’occorrenza. Così lui<br />

andò a prenderla, ma quando la riportò a casa la bambina<br />

era talmente spaventata che si nascondeva ogni volta che<br />

lo sentiva rientrare.<br />

In pubblico no, in pubblico era tutto baci e abbracci.<br />

Bella moglie, bella figlia, marito modello.<br />

Sempre a vantarsi. Per il patrimonio, persino per la<br />

pistola che si era dovuto comprare, perché l’avevano minacciato<br />

di sequestro, diceva, così tutti pensavano che aveva<br />

soldi a palate.<br />

Faceva lo sbruffone. La mantengo come una regina, diceva,<br />

le pago anche la domestica, diceva. Glielo detto mille<br />

volte di smettere di lavorare. Lei abbassava gli occhi.<br />

Cambiamo discorso, diceva, agli altri non interessano queste<br />

cose.<br />

Era così: un bambino di trent’anni, abituato a comandare,<br />

viziato dalla madre e dalla sorella che gli tappavano<br />

molti buchi in banca, e lo coprivano quando diceva<br />

di essere in certo posto e invece era dall’amica di<br />

turno. Come se lei non l’avesse capito da tempo. Lui<br />

rientrava sempre più tardi, si contraddiceva, aveva l’alito<br />

che sapeva di alcol, la camicia abbottonata male, una<br />

volta.<br />

Per la suocera lei e la bambina non esistevano, qualche<br />

regalo per Natale e le altre feste comandate, un<br />

pomeriggio di tanto in tanto per il dovere e era finita.<br />

Per il resto contava solo quel campione di figlio. Per la<br />

sorella di lui, lo stesso.<br />

Intanto a casa è l’inferno, un fracasso continuo ogni<br />

volta che torna sbronzo e la tira giù dal letto perché deve<br />

guardare la televisione in camera.<br />

Ho bisogno di riposare, dice lei.<br />

Sei un’ospite, questa è casa mia, vattene nella stanza<br />

degli ospiti se vuoi dormire io voglio vedere la partita in<br />

notturna, risponde lui, sono tornato apposta, puntualizza.<br />

E lei si trasferisce nella stanza degli ospiti. Lo capisce<br />

che è finita ma non vuole fare scandali. Non vuole<br />

ammettere l’errore di una vita.<br />

Così una notte lo sente rientrare. Ha bevuto come al<br />

solito. Lo sente armeggiare in cucina, versarsi ancora da<br />

bere. Non sono passati cinque minuti che ha spalancato<br />

la porta della stanza degli ospiti. Così ti piace fare la<br />

civetta con i colleghi, dice con voce impastata.<br />

Lei aggrotta le sopracciglia, non capisce.<br />

Non fare finta di niente, lo sanno tutti che fai la troia<br />

in ufficio, urla.<br />

Lei si alza cerca di farlo tacere. Svegli la bambina, dice.<br />

Ma lui non smette. Meglio, così sente anche lei che<br />

la madre è una bagassa.<br />

Hai bevuto. Dice lei. È l’alcol che hai in corpo che ti<br />

fa vaneggiare.<br />

Ma lui niente. Cos’è non ti basto più, urla, non lo so<br />

fare il mio dovere, urla, non l’ho fatto abbastanza bene,<br />

urla, e tenta di sbottonarsi i calzoni. Barcolla in avanti,<br />

lei si sporge per parargli la caduta.<br />

E lui colpisce, con la mano piena sul viso. Lei non sente<br />

nemmeno dolore. Le mani addosso no, dice, a questo non<br />

c’eri ancora arrivato.<br />

Lui l’afferra per il braccio, è fuori di sé, la costringe<br />

con la mano sul cavallo dei suoi calzoni. Non ti basta<br />

uno, urla. E stringe il braccio di lei come se volesse spez-<br />

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