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Nulla - Sardegna Cultura

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zioni. Scoppia a piangere, le chiede di perdonarlo, arriva<br />

a giurare che cambierà. Parla con l’avvocato, ripete lei.<br />

Così nonna Giustina, a capo scoperto torna da nonna<br />

Agnese, così mi muore il ragazzo, me lo volete uccidere,<br />

convinci tua figlia ad incontrarlo, implora, e io ti assicuro<br />

che sarà l’ultima volta.<br />

Siete stati felici, dice nonna Agnese alla figlia, e avete<br />

avuto un tesoro di bambina, mettiti una mano sulla<br />

coscienza, dice, parlatevi un’ultima volta, se lo tieni sulla<br />

graticola in questo modo non te lo stacchi più.<br />

E si arriva al 16 Settembre.<br />

C’è caldo, ma lui è talmente emozionato che sente<br />

freddo, ha i brividi che gli corrono lungo la schiena, ha<br />

la febbre. Pensava di avere tante cose da dire alla moglie,<br />

ma quando se la trova davanti non ha parole.<br />

Si incontrano in cortile nel retro della villetta unifamiliare,<br />

perché lei non vuole entrare a casa dei suoceri.<br />

Lei è arrivata per prendere la bambina, che era stata<br />

dai nonni paterni, dice che non è andata per lui.<br />

Ma sei venuta tu, dice lui, non hai mandato tuo padre,<br />

e sorride come non gli capitava tanto tempo, con<br />

una dolcezza che stringe il cuore.<br />

Hai freddo, lo prende in giro lei con una voce che è<br />

una lama, vedendo che porta una giacca pesante.<br />

Non sto bene, ammette lui, senza di te sono morto, dice.<br />

Ti manca la serva, pugnala lei tenendosi a distanza.<br />

Sono perduto, dice lui trattenendo le lacrime, non<br />

mi importa niente di niente torna con me, che futuro<br />

vuoi dare a nostra figlia.<br />

Te ne occupi adesso di tua figlia, dice lei, un po’ troppo<br />

tardi.<br />

Ma lui avanza verso di lei tendendo le braccia, che cosa<br />

devo fare, chiede, devo pregarti in ginocchio, e si inginocchia.<br />

Lei fa un balzo indietro, fai schifo, dice, un po’ di orgoglio,<br />

nemmeno quello ti è rimasto.<br />

Così il mondo gli crolla addosso, non è nemmeno<br />

sicuro di aver sentito bene, sente solo la pistola che gli<br />

preme sul fianco, l’afferra senza nemmeno pensare, se la<br />

punta al petto.<br />

Lei capisce quello che vuol fare gli si avventa contro,<br />

questo no, urla, questa soddisfazione non te la togli, non<br />

davanti a me.<br />

Il primo colpo le squarcia la coscia ma lei non molla<br />

la presa. Lui è come impazzito. Parte un altro colpo questa<br />

volta lei indietreggia, ha il collo inondato di sangue<br />

scuro. Traballa all’indietro per qualche metro cercando<br />

di tamponarsi la gola con entrambe le mani, ha nel viso<br />

un’espressione seccata come se non avesse previsto quello<br />

che le è capitato, come se considerasse impossibile una<br />

simile disperazione, così capisce che era possibile. Capisce<br />

fino a che punto lui l’ha amata proprio mentre cade<br />

a terra.<br />

Più che gli spari, che sembrano ballettate di cacciatori<br />

nella campagna vicina, è l’urlo di lui che fa accaponare<br />

la pelle. Che fa interrompere i lavori. Che fa affacciare<br />

nonna Giustina e la fa correre come una ragazzina giù<br />

nello spiazzo davanti ai garages. Quell’urlo. Qualcosa di<br />

mai sentito, qualcosa che l’atterrisce, qualcosa che già le<br />

ha tolto il sonno per il resto dei suoi giorni. La vecchia<br />

arriva in cortile che respira a fatica. Si rende conto che<br />

l’ineluttabile è lì sbattuto a terra, ai suoi piedi. E ha la<br />

forma di un pupazzo senza volto. Lo sa riconoscere l’ineluttabile,<br />

le chiude la gola in un gorgoglio balbettante,<br />

le avvolge la testa come uno straccio bagnato. Poi lo vede<br />

quel puledro scalpitante che ha messo al mondo, come se<br />

solo allora l’avesse riconosciuto, gli avesse dato un nome<br />

e un cognome, una paternità e una maternità.<br />

Figlio mio, riesce ad articolare.<br />

Lo vede brancolare con la pistola in mano come se non<br />

sapesse dove puntarsela.<br />

Poi un ultimo sparo.<br />

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