Nulla - Sardegna Cultura

lei era rimasta incinta… Troppa maldicenza. Rimanga
tra noi: sono arrivati a dire che avesse detto che era incinta
per farsi sposare… Lui magari c’era andato così, per
fare. Si sa come sono fatti gli uomini… Si credono tanto
intelligenti.
Non me lo leva nessuno dalla testa che lui aveva un
tarlo grosso. Oh, in quattro e quattr’otto locale nuovo,
casa nuova. Boh? Come si fa? Io non riesco ad arrivare a
fine mese… Doveva essere implicato in qualcosa di poco
chiaro. Tutti quei soldi che giravano, dài! Chiedete a
Mimmo Manetta le spese al Bar! E anche la questura se ne
stava interessando… A Nulla si conoscono tutti c’è poco
da fare: siamo rimasti un paese da quel punto di vista lì…
Le grandi fortune, caro mio, lo sappiamo tutti no?… Devo
continuare? Non fatemi parlare dài… Cosa ti bevi?
Non esageriamo: non è che dalle altre parti queste cose
non succedono, ajò, tutto il mondo è paese… Doveva
ragionare su quello che stava facendo, e che aveva famiglia.
La testa bisogna tenerla attaccata alle spalle, non è
che un uomo è uomo solo per andare appresso alle sottane…
Dài che non ne lasciava in pace una. Che cosa ne so?
Evidentemente se sto parlando, so quello che sto dicendo.
Dài finiamola con queste storie! Faceva lo sbruffone, il
balente e le ha messo tante di quelle corna alla moglie! È
sempre stato così, dài. Lo so… Ti dico di no… Ohi… Ma
se non faceva a lasciarlo da solo in una stanza con una
donna! Dài, ajò, lascia perdere…
Non l’avrei mai detto. Lei piuttosto! Era esaurita fatta!
Dice che una volta è uscita in ciabatte, col cappotto di
cammello, un signor cappotto eh, e il collo di pelliccia.
L’ha incontrata zia Battistina Colpoincanna. Dice che l’ha
presa da parte e gliel’ha detto: – Mì che sei senza scarpe,
figlia mia. – E lei?… Lei con la faccia in terra… Quando
si è resa conto. Dice che si è sfogata: troppi pensieri, con
le idee di quel marito matto. Non l’hai vista come era
ridotta! Piangeva il cuore, piangeva! Mì, guarda, a ripeterlo
mi sento male, ma dice che quando l’ha riaccompagnata
a casa, a zia Battistina gli ha detto: – Faccio una
pazzia… – Era sedata tutto il giorno. La curavano fuori
Nulla. Dice che se lo potevano permettere. Noi povera
gente andiamo all’ospedale di qui… Lo sai che a Nunzia
Stracciapeli gli hanno curato una cervicale, dicevano e
invece aveva quel male lì? Ohi, per carità!, che qui non
fa… Io sono due anni che mi trascino questo piede malato,
oh Dottor Mipare, me l’ha detto chiaramente: queste
cure non le sappiamo fare da queste parti…
Non me ne frega niente. Neanche un po’. Se non conosci
qualcuno non ti ascoltano nemmeno. Ma lui in
Regione sapeva a chi doveva telefonare. Se finissero tutti
in galera. Io per mio figlio ho chiamato chi sai, ma pare
che ci fossero altri più appoggiati. Dice che non aveva il
titolo di studio. A chi gli pare a loro lo sistemano anche
se ha la quinta elementare.
Senti, sai cosa ti dico? Le cose vanno come vanno. Era
destino. Quando gira la ruota… Io lo so perché è venuta
proprio lei a casa, per la medicina del malocchio. Eh cara
mia, c’era veramente qualcuno che gli voleva male. L’invidia.
Ma anche loro… Che bisogno c’era di tutta questa
ostentazione! Facevano i gran signori ed erano pieni di
debiti… Io gliel’ho detto: – Qui bisogna leggerti i Vangeli.
– L’ho vista subito: non c’era verso, due volte ho
provato, ma nulla. C’era una situazione molto metzana.
Mì gli ho fatto una ricetta da portarsi addosso povera figlia…
Beh, eh, già ci vediamo, sennò arrivo tardi a
messa…
Al carrello elevatore. Si è impiccato al carrello elevatore.
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