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Poi, all’improvviso, sei arrivato tu. Che eri all’inizio<br />
di tutto e respiravi il mio respiro.<br />
Quella notte me la ricordo bene, non era nemmeno<br />
romantica così senza luna, era uno straccio sporco. Abbiamo<br />
fatto l’amore in camera mia e tu hai detto: che<br />
bello sarebbe se fosse così per sempre. E hai detto una<br />
cosa pericolosa, senza saperlo. Io ho ripetuto: così per<br />
sempre? Tu hai guardato l’orologio: a che ora rientra tua<br />
madre? Hai chiesto. Non rientra ti ho risposto, non rientra<br />
più.<br />
Poi, all’improvviso, è finito tutto… e non rientra più.<br />
Mia madre non ha fatto nemmeno in tempo a soffrire. Ci<br />
siamo abbracciati, io ti ho abbracciato. Nella notte che<br />
se ne andava ho visto troppe cose che se ne andavano insieme<br />
a lei. È a quel punto che ci ho pensato: ed è stato<br />
come capire tutto: che non era lei, che non era la libertà,<br />
che non era continuare a colpirla tappandole la bocca per<br />
non farla urlare, che non era nemmeno mia madre quel<br />
corpo a terra immerso nel suo sangue. Io ti ho abbracciato,<br />
tu, come al solito, mi hai guardato stringendo appena<br />
gli occhi. Io mi metto a ridere perché sei strano e non<br />
vuoi che parli. Ti fai tante domande guardando mia madre<br />
a terra. Io le sento che vagano dentro al tuo cervello,<br />
sento che le assapori col palato e cerchi di staccarle dai<br />
denti con la punta della lingua, come una caramella<br />
troppo morbida. Vedi, la cosa peggiore è stata scoprire l’inutilità,<br />
scoprire che tutto quel pensare, e pensare, e pensare,<br />
non aveva prodotto niente… Scoprire che il nemico<br />
non era stato sconfitto. Rido perché ti vedo inquieto,<br />
di un’inquietudine nuova… Tu che avevi creduto ciecamente<br />
ora cominci a dubitare… E la notte sta radunando<br />
le sue cose e il giorno arriva e la luce ritorna e<br />
<strong>Nulla</strong> ritorna alla vita e niente sembra più importante,<br />
nemmeno questa nostra finzione.<br />
104<br />
Poi, all’improvviso, c’è qualcosa di straordinariamente<br />
chiaro nel tuo sguardo: che cosa hai fatto?, chiedi. Così.<br />
Come se avessi capito che, nel flusso stanco delle cose,<br />
tuttavia è impossibile impunemente sopravvivere ad un<br />
corpo massacrato. Ed io lo so cosa resta. Resta di farla finita.<br />
Rivestiti e vai, dico. E tu? Mi chiedi. E io, mi arrangio,<br />
dico. Mi arrangio. Aspetto in piedi di sentire la porta<br />
che si chiude dietro te che te ne vai. Mi guardo intorno<br />
cercando… Cercando un finale plausibile… E tutto mi<br />
sembra chiaro… Solo l’arma resta da trovare…<br />
Poi, all’improvviso…<br />
105<br />
[Bologna, novembre 1999]