02.06.2013 Views

LA PAURA DI CAMILLERI - alphonse doria

LA PAURA DI CAMILLERI - alphonse doria

LA PAURA DI CAMILLERI - alphonse doria

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>LA</strong> <strong>PAURA</strong> <strong>DI</strong> <strong>CAMILLERI</strong><br />

&<br />

<strong>LA</strong> PROFEZIA <strong>DI</strong> FIFI’<br />

“Pronto, Andrea, Montalbano sono!”<br />

Camilleri riattaccò il telefono e disse tra se: “il solito garruso …”<br />

Dall’altra parte, il commissario rimase con la cornetta in mano a<br />

fissarla per un secondo, deluso da quella reazione. Non appi tempo<br />

di riprendersi che sentì sbattere alla porta, era Catarella, girò gli<br />

occhi verso il soffitto santianno.<br />

“Dottori, c’è una picciotta che voli parlare con vossia di persona<br />

pirsonalmente.”<br />

“Falla entrare, Catarella, aspetta! Non puoi entrare come tutti i<br />

cristiani di questo mondo?”<br />

“Mi avi a pirdunare dottori.” Si girò dritto dritto e sbatté di nuovo<br />

alla porta.<br />

“Catarella!!”<br />

“M’ava a cummannari dottori?”<br />

“Una curiosità: ma hai qualche parentela con Franco Franchi?”<br />

“Nonzi dottori!”<br />

“puoi andare … e attento alla porta!”<br />

Entrò un pezzo di fimminuna supra la vintina vestita con una veste<br />

nera attillata e una chioma di un castano chiaro con un passo<br />

elegante di cavadda, sembrò cangiare, in una ditta e un fatto, tutto<br />

il mondo attorno a idda. Ora Montalbano capì quell’impeto che<br />

aveva Catarella nell’annunciarla.<br />

“Buongiorno!”<br />

Montalbano si alzò a volere dire: onore a tanta biddizza! Si<br />

diedero la mano:<br />

“S’accomodi, prego.”<br />

“Dottore Montalbano, anche se non l’ho mai incontrata la conosco<br />

da quando ero bambina. Mio padre me ne ha sempre parlato.”<br />

“E con chi ho il piacere di …”<br />

1


“Sono Teresa, la figlia di Filippo d’Onofrio!”<br />

Il modo di come aveva pronunziato il nome s’aspettava una sua<br />

reazione, ma Montalbano era completamente allo scuro, non ci<br />

solleticava nemmeno un ricordo anche minimo e nemmeno voleva<br />

fare finta di ricordare per non deluderla. Lei, che era picciotta<br />

sperta, prima lo guardò insicco negli occhi, poi prese un<br />

pacchettino dalla borsa e glielo porse.<br />

“Questo l’aiuterà a ricordare!”<br />

“Che cosa è?” Tastiannolo “… un libro?”<br />

“Lo apra!”<br />

“Mi! ma questo si che me lo ricordo! La raccolta di poesie<br />

d’amore di Pablo Neruda. Lei non sa quanto l’ho cercato!”<br />

Montalbano era felice di riavere quella edizione con la copertina<br />

in cartone, quel libro e non un’altra edizione, quel libro e non un<br />

altro, era come un compagno, un maestro, una prima esperienza<br />

con la poesia, che lo aveva coinvolto come masculo e gli aveva<br />

fatto vedere la fimmina come un continente sconosciuto e<br />

meraviglioso. Per tutto quello che rappresentava Montalbano<br />

stringeva con tutte e due le mani e poi l’aprì a caso e con l’occhio<br />

birbante del liceale lesse due versi e arridì e na fudda di ricordi ci<br />

annuvolarono la testa. Poi guardò la donna e sdimaccicando,<br />

tecchia imbarazzato, chiuse il libro e lo posò.<br />

“Quindi?! L’aveva suo padre?!”<br />

“Si!” Tistiannu con la speranza che finalmente si ricordava. Ma<br />

niente di niente. Lei sorrise e con molta eleganza e compostezza<br />

incominciò a raccontare della morte improvvisa del padre e che le<br />

aveva espresso tale desiderio. Quando parlò della morte è<br />

sembrato come se un’ombra fosse scesa nel suo sguardo, creando<br />

due espressioni opposte nello stesso viso: le belle labbra<br />

leggermente carnose sorridevano, mentre gli occhi erano tristi. Fu<br />

come un lampo di luce che schiarì tutto all’improvviso.<br />

“Il profeta! Fifì!”<br />

La voce alta, fece sobbalzare la picciotta, che non si aspettava in<br />

quel momento quella reazione.<br />

2


“Scusi signorina Teresa, noi lo chiamavamo così, almeno io. Ma<br />

poi lui ha lasciato il liceo e non l’ho più rivisto!” Montalbano lo<br />

aveva chiamato in quella maniera perché a scuola mentre tutti se<br />

ne catafuttivano dell’ora di religione, lui era attento e rispondeva,<br />

commentava, fino a quando tra i due finiva a vociata. Mentre i<br />

compagni si ripassavano la lezione e altri giocavano a carte,<br />

Montalbano si godeva la turilla tra il parrino e Fifì, il quale<br />

s’infervorava con il dito indice alzato e sembrava proprio un<br />

profeta.<br />

“Non ne ho saputo più niente … Sapevo che si era ricoverato nelle<br />

sale gioco, facendo luna quasi ogni giorno. Non ricordo di avergli<br />

prestato questo libro.”<br />

“Mio padre mi ha raccontato tutto. Lui lo ha voluto prestato per<br />

fare colpo con una ragazza, questa poi è diventata la sua fidanzata<br />

e di seguito moglie, mia madre!”<br />

Montalbano ora in quel volto vedeva pure le sembianze di Nena, il<br />

mento, la fronte, la dolcezza degli occhi grandi e scuri, neri come<br />

la notte. A questo punto a Montalbano calò la malinconia, guardò<br />

Teresa ancora una volta e abbassò gli occhi sulla copertina del<br />

libro. Tralasciando che era stato lui a leggere Neruda a Nena nelle<br />

panchine della villetta e che poi il Profeta ha raccolto i frutti,<br />

tralasciando pure la menzogna di quel libro che non era stato più<br />

restituito e che lui, farfanti, a precisa richiesta cangiava discorso.<br />

Tralasciando tutto, pensò amaramente questa fimmina, che gli ha<br />

fatto smuovere il sangue, aveva l’età di una sua probabile figlia.<br />

Per le sue riserve mentali, significava, che, almeno per questa<br />

generazione di fimmine, la sua competitività di mascolo andava a<br />

farsi fottere.<br />

Teresa penetrava nell’ombra dello sguardo del commissario e<br />

continuò il suo racconto, del padre che si prese il diploma<br />

magistrale e incominciò ad insegnare, grazie pure al papà di Nena,<br />

fu trasferito a Liana e poi, sistemati economicamente, si<br />

sposarono. Così anche la madre ottenne il trasferimento a<br />

Montelusa, negli uffici delle imposte dirette. Ma negli ultimi<br />

3


tempi non andavano tanto d’accordo, perché al padre<br />

incominciarono a venirgli tante fisime e gelosie.<br />

“Ai primi di Aprile, mio padre venne nella mia stanza, era molto<br />

strano, come se avesse timore delle sue stesse parole e mi disse<br />

che se fosse morto prima di pasqua di portarle questo libro, già<br />

impacchettato così com’era. Me lo ha pure fatto promettere!”<br />

“E di chi è morto suo padre?”<br />

“Un aneurisma cerebrale … non ci fu proprio niente da fare, a<br />

nulla valse la corsa all’ospedale! Mia madre ha autorizzato<br />

l’espianto degli organi, anch’io sono stata d’accordo.”<br />

“Mi dispiace, tanto, farò un salto a Liana a porgere le<br />

condoglianze a sua madre.”<br />

Mentre vengono interrotti da una bussatina accompagnata dalla<br />

richiesta di permesso senza aspettare risposta. Era Mimì che si<br />

intrufolava con indifferenza, ma il suo passo faceva notare che la<br />

curiosità di conoscere la fimmina non lo fece più resistere.<br />

“Oh scusa! Ho disturbato, non sapevo …”<br />

“Trasì Mimì! Il dottore Augello, la signorina Teresa d’Onofrio!”<br />

Mimì che a Maggio è come gli scecchi, non si mise a ragliare per<br />

poco.<br />

“Bene, io vado, è stato un vero piacere conoscerla.”<br />

Montalbano gira la scrivania e gli propone di offrirle qualcosa al<br />

bar.<br />

“Ho voluto esaudire il desiderio di mio padre in pieno e tra le sue<br />

richieste vi era quella di non fare sapere a nessuno del nostro<br />

incontro. Sa, a Vigata qualcuno di Liana può sempre esserci.”<br />

“Allora mi dica, l’annuncio funebre nel giornale è stato<br />

pubblicato? Non vorrei metterla a disagio quando andrò a trovare<br />

sua madre!”<br />

“E come? C’è stato pure l’articolo per la donazione degli organi!”<br />

Mimì quando la vide alzare e andare via con quel passo sicuro di<br />

cavadda, pareva abbarsamato.<br />

“Mimì, Mimì!”<br />

“Salvo, hai visto? Tutto al posto giusto!”<br />

4


“Mimì, che vuoi? Che sei venuto a fare?”<br />

“Me lo sono scordato!” E andò via come un fantasima.<br />

“Fifì, il profeta, mi ha giocato di coda … Il libro, Nena, bravo!”<br />

Mentre Montalbano rifletteva su le dinamiche di quel passato, un<br />

pinzeri accuminciò a fare pirtusa al suo cervello. Questa morte<br />

profetizzata, “prima di pasqua” il libro da consegnare in segreto,<br />

perché? Prese il libro lo incartò di nuovo e riprese a telefonare.<br />

“Pronto!”<br />

“Andrea, io sono!”<br />

“Io chi?”<br />

“Montalbano, Salvo Montalbano, il commissario Montalbano<br />

sono!”<br />

“Vorrei sapere quale bestia ti ha dato il mio numero. Comunque,<br />

sei uno di quei tanti imitatori scarsi di qualche radio? Vai avanti,<br />

ma ti assicuro che imiti malissimo Zingaretti.”<br />

“Ma quale imitare, io sono l’originale, l’autentico, unico e vero<br />

che ti sta chiamando da Vigata!”<br />

A questo punto il maestro riattaccò di nuovo, accompagnando con<br />

un “vafanculo!” a tutto tondo.<br />

“Minchia oh! Che testa!”<br />

Di prima mattina già si trovava a Liana. Il paese era tranquillo,<br />

troppo tranquillo, tanto da dare un senso d’inquietudine. Non gli<br />

venne difficile trovare la casa dei D’Onofrio alla fine del corso<br />

principale. Quando Nena le venne ad aprire fu come un<br />

tradimento. Si sentì tradito dal tempo che aveva devastato tutto ciò<br />

che gli piaceva di Nena. La sue curve erano diventate linee e il suo<br />

visino, che era una attrazione magnetica, era diventato una specie<br />

di muffuletto, gli occhi non erano più i suoi, se li ricordava più<br />

piccoli, ora erano rotondi e sgricchiati. Quelle pupille nere erano<br />

ipnotiche. Le era rimasto poco e niente della giovane Nena che<br />

ricordava.<br />

“Salvo!”<br />

5


Dopo i convenevoli Montalbano rifletteva sulle fisime di Fifì,<br />

sicuro non era la fimmina di cui essere geloso. Dopo qualche<br />

ricordo velato di rimpianto, la natura di sbirro di Montalbano<br />

incominciò a farsi avanti.<br />

“Parlami di Filippo.”<br />

“Che vuoi che ti dica … E’ stato un buon padre e un buon<br />

marito!”<br />

Intercalò questa frase con una taliata che significava: colari e<br />

colari! Dispiaceri a non finire!<br />

“Si si!”<br />

Montalbano aveva notato che ormai era pronta a scoppiare, così<br />

rincarò la dose:<br />

“E’ stato sempre una brava persona!”<br />

“Ma quali? Non mi fare parlare! Anche se non ci vediamo da<br />

tempo, per me sei stato sempre un amico e mi posso confidare.”<br />

Il commissario rifletteva così: -dicono bene a dire che l’amicizia è<br />

la tomba dell’amore! Era quello che mi diceva anche allora e mi<br />

aveva così tanto infastidito. Con l’amicizia prima non si<br />

concludeva un bel niente, prima, ora i tempi sono cangiati e si futti<br />

pure per amicizia.- Mentre lui pensava tutto questo, il mosto stava<br />

uscendo tutto dal carratone.<br />

“Era diventato geloso di me! Non di me, questa, di oggi, che mi<br />

poteva fare anche piacere, ma di quella che ero stata. Si era<br />

convinto che chissà quante corna gli avevo fatto spuntare in testa,<br />

dall’università all’impiego. Avevo vinto il concorso in Lombardia<br />

e poi sia per la gravidanza e qualche raccomandazione, ottenuta<br />

per intercessione di quel santo uomo di mio padre (alzò gli<br />

occhioni alla soffitta giungendo le mani), mi trasferirono a<br />

Montelusa. E poi, urlava, urlava sempre. Fin quando ho deciso di<br />

vivere in stanze separate e lui ne fu pure contento... Si chiudeva a<br />

chiave in quelle stanze e se ne stava tranquillo. Insomma, eravamo<br />

separati in casa. Ti voglio fare conoscere Teresa, è il mio<br />

orgoglio! Anzi, mi farai cosa gradita se verresti a cena da me, il<br />

6


fine settimana, che c’è pure Alberto, il suo fidanzato, vedrai che<br />

persona! Mi raccomando, porta la tua compagna …”<br />

Montalbano incominciava a non poterne più, ne aveva pieni i<br />

campasisi di quella voce da mezzo soprano, che ogni tanto saltava<br />

uno scacchino da vedova allegra, di quelle pupille nere, che una<br />

volta lo facevano abbabbire, ora sembravano seguire le parole che<br />

diceva come nel karaoke.<br />

“Si! Perché no! Solo che la mia compagna non è qui!”<br />

“Oh va bene, vieni solo non ti mangerò, oh!oh!oh!...”<br />

Questa volta al commissario ci parsi proprio assai.<br />

“Scappo!” Si alzò per fuggire proprio.<br />

“Quanta fretta Salvo, ti faccio un caffè!”<br />

Siccome i pensieri in testa non lo lasciavano in pace, perché in<br />

quella morte del profeta c’era tutto che non funzionava, perché lui<br />

alle profezie non ci aveva mai creduto, e non voleva incominciare<br />

a crederci ora. Perché non era vero che stava invecchiando …<br />

“Va bene per il cafè. Lo sai come lo chiamavo a tuo marito?”<br />

“Fifì!”<br />

“No, il profeta!”<br />

“Azzeccato, perfetto come nomignolo! Questa casa era l’unica che<br />

non si poteva permettere di cacciare i Testimoni di Geova, perché<br />

erano loro che la evitavano, anzi avevano segnato nelle loro<br />

schede di nemmeno bussare! Quando qualche uno di loro, magari<br />

principiante, ci cascava, lui se lo portava nel suo studio e gli<br />

faceva la testa come un tamburo, per poco quel poverino non<br />

perdeva pure la fede!”<br />

Montalbano se la rideva pensando cosa cuminava a scuola.<br />

“Il giorno del fidanzamento di Teresa, con i consuoceri a cena. Il<br />

padre di Alberto è l’avvocato Spatolisano, un penalista! Forse<br />

sicuramente conosci … La mamma insegna lettere allo scientifico<br />

di Montelusa. Hanno portato, pure, un loro caro amico:<br />

Monsignore Lavita. Oh!Oh!Oh! Quello che è successo!! Non ti<br />

dico … Il finimondo!”<br />

7


Montalabano se la rideva. Si sono spostati in una bella cucina<br />

grande, luminosa, di quelle moderne.<br />

“La conosci la visione d’Ildegonda? Te la dico io, una visionaria<br />

antica, che a Gerusalemme vide tre personaggi che camminavano<br />

assieme lasciando orme di fuoco. Chi erano? Pietro, l’Antipietro e<br />

l’Anticristo! Pertanto la profezia per lui era chiara: -anche la<br />

Chiesa corrompe l’umanità all’evento dell’Anticristo!- Questo è<br />

stato solo il preludio alla catastrofe. Monsignore non si mise a<br />

bestemmiare per carità, ma era diventato rosso e gli usciva fuoco<br />

dalle narici. Ha rovinato la cena e ha messo in grave difficoltà la<br />

felicità della figlia. Tutto poi non ha avuto conseguenze grazie<br />

all’amore di Alberto!”<br />

“Sicuro che, con questo carattere, in paese, non ha avuto vita tanto<br />

facile!”<br />

“Altro che … A scuola era un maestro dinamico e anche bravo, si<br />

faceva voler bene da tutti: colleghi, alunni e genitori. Poi andava<br />

al club a giocare a carte, interi pomeriggi, a parlare di calcio, ed<br />

era pure pacato, tranquillo. Sul pallone che poteva dire, urlare,<br />

tutto quello che voleva, era invece calmissimo, logico e lucido.<br />

Ma come vedeva una tonica qualsiasi, fin quando era buongiorno<br />

buonasera, tutto andava bene, ma se per caso … ”<br />

Il cafè acchianò e fu servito lì in cucina stesso.<br />

“Sono curioso di vedere il suo studio.”<br />

“Subito sarai servito.” La giostra così si mosse in due semigiri e<br />

condusse Montalbano nella stanza. S’immaginava più disordine<br />

sporcizie, più libri, invece solo due scomparti dello scaffale. In<br />

uno testi scolastici, nell’altro volumi con pesanti copertine:<br />

Bibbia, Corano, dizionari e consimili di tutte le misure. Gli altri<br />

scomparti dello scaffale erano o vuoti, o con qualche contenitore<br />

di terracotta, manufatti artigianali locali. Montalbano ne prese uno<br />

aprì il coperchio e dentro vi erano dei sassolini. I posacenere erano<br />

sparsi e dispersi dappertutto. Comunque regnava l’ordine in quelle<br />

cose.<br />

8


“Lui dormiva nella stanza accanto! Tranquillo! Teresa ha voluto<br />

che tutto restasse così com’era. Erano molto legati. E’ stato<br />

trovato morto proprio lì, vicino quello sgabello. Sicuramente stava<br />

prendendo, o posando, qualche cosa ed è caduto causa<br />

l’aneurisma. I dottori pensavano dapprima ad un trauma cranico,<br />

ma appena abbiamo spiegato la dinamica, hanno accertato e non vi<br />

sono stati più dubbi.”<br />

“Era solo in casa?”<br />

“Salvo!? Oh, oh, oh! Mi stai facendo l’interrogatorio?”<br />

“Deformazione professionale scusami!”<br />

“No, scusami tu, lo dicevo per ridere. C’erano Teresa e Alberto. Io<br />

ero con i consuoceri in un convegno nel salone della Matrice.<br />

Proprio Alberto, mentre stava andando in bagno, sentì il tonfo e<br />

incuriosito entrò nello studio. Teresa arrivò, poco dopo, mentre<br />

Alberto tentava di rianimarlo con un massaggio cardiaco. Tutto<br />

risultò inutile.”<br />

Si concluse lì, quel primo incontro con Nena, devastata dal tempo<br />

e dal morbo di Basedow. Montalbano, mentre guidava, si mise a<br />

filosofare sul tempo inesorabile, impietoso e tiranno. Pensava la<br />

panchina della villetta, quella bella Nena e sovrappose il suo volto<br />

con quello della figlia Teresa e gli spuntò, come un fiore nella<br />

mente, questo verso di Neruda: –Gli occhi hanno sete, perché<br />

esistono i tuoi occhi.- In una ditta e un fatto arrivò a Vigata.<br />

Catarella stava cercando di spiegargli che lo aveva cercato<br />

ripetutamente e “di persona personalmente il dottori questori<br />

Bonetti-Alderighi!”. Non appena s’assettò che subito trasì Fazio<br />

carricato a tinchitè di carte da firmare.<br />

“Fazio!”<br />

“Devono partire al più presto …”<br />

“Salvo, ci sono i coniugi Sparagna per quel furto …”<br />

“Mimì, quale furto? Vedetela tu! Fai! Poi se è il caso ne parliamo,<br />

s’è il caso …”<br />

“Vogliono parlare con te, di una cosa importante!”<br />

9


Passò il resto della matinata pressato senza un attimo di respiro!<br />

“Dottori, dumannu pirdunanza, c’è i signori questori …”<br />

“Catarella, sono diventati due?”<br />

Catarella arristà basito e disse tra se: “Bonetti … Alderighi …”<br />

“Catarella, basta! E che avete oggi? E va bene passamelo!”<br />

“Montalbano, ho letto di una statua in suo onore!”<br />

Il commissario già aveva un nirbuso tutto suo, ci mancava questo<br />

gran cornutissimo di Bonetti-Alderighi con il suo sfottò.<br />

“Signor Questore, non so niente e non me ne frega niente!”<br />

“Questo lo dice lei, i fatti dicono il contrario e lei con il suo<br />

protagonismo individualista ha sempre nuociuto al gioco di<br />

squadra della polizia.”<br />

“Ma quali fatti? Le assicuro che contesterò per quanto mi sarà<br />

possibile questo evento, e raccomanderò di farne una proprio a lei<br />

che è il mio diretto superiore!”<br />

“Montalbano non si prenda gioco di me!”<br />

Dopo tutto quel manicomio al commissario ci smuvì un pitittu<br />

caprigno e s’avviò per la trattoria San Calogero. Calogero come lo<br />

vitti si ci accostò:<br />

“Dottore Montalbano pinzava proprio a vossia, mi hanno portato<br />

un purpu ancora vivo, una meraviglia!”<br />

“Calogero, pasta?”<br />

“Pasta cu i gammari, prima assaggiassi questo antipasto.” Ci<br />

posò un piatto dove il purpo regnava su gammari, cozze, accia,<br />

pitrusinu, carotine, polpa di granchio e via di seguito. Montalbano<br />

sentì il profumo del mare e quello dell’aglio quanto basta, quello<br />

era il segreto di quel piatto, e incominciò a sentirsi bene, mangiò e<br />

già provava un rilassamento, tra lo scrocchiare di quel pane fresco<br />

e la mollica giallognola che ogni tanto immergeva nel sughetto di<br />

quella insalata di mare. Dopo due sorsetti di quel vino bianco,<br />

Calogero portò la pasta con i gammari in una versione nuova, vi<br />

era fatto a pezzi del pomodorino di Pachino. Guardò quel piatto<br />

fumante come un’opera d’arte e lo sciauro che saliva lo avvolse in<br />

10


un piaciri unico e religioso. L’arte è arte! Aveva portato con se il<br />

pacchetto con il libro di Neruda e mentre meditava su quei sapori<br />

rimasti in bocca, scartò il libro. Quel foglio di giornale nella parte<br />

interna vi era una notizia che attirò l’attenzione:<br />

-AUTO DATA ALLE FIAMME A LIANA- La notte scorsa l’auto<br />

di proprietà dell’insegnate, ex assessore D’Onofrio del Comune di<br />

Liana è stata data alle fiamme da ignoti. D’Onofrio precisa di non<br />

avere avuto minacce di nessun genere. I carabinieri indagano a<br />

360 gradi.-<br />

Il giornale portava la data del 21 marzo.<br />

Montalbano incominciò a scuitarisi, prese il libro e incominciò a<br />

sfogliarlo pagina dopo pagina, niente, né parole sottolineate né<br />

scritture ai bordi. Lo posò piegò per bene il foglio del giornale che<br />

mise nella tasca. Tempo di sorseggiare il cafè e ricordò che un<br />

giorno Nena le aveva scritto nell’ultima pagina, qualcosa, un<br />

disegnino, non era un cuore, forse un fiore, era una farfalla ora<br />

ricordava chiaramente, con la scritta:<br />

-Per Salvo con sincera amicizia, Antonella-<br />

Così riaprì il libro, prese l’ultima pagina e scoprì che era vuota,<br />

non strappata, non ci vozi molto ad accorgersi che era incollata.<br />

Pigliò il coltello, tagliò e trovò dentro una lettera, scritta in bella<br />

grafia e piccola con una penna stilografica con l’inchiostro di<br />

colore bilù in un foglio proprio adatto per le lettere. Montalbano<br />

lesse quella lettera soppesando ogni parola tistiannu e intercalando<br />

di tanto in tanto.<br />

-Caro Salvo Montalbano, sono stato tentato tante volte di venire a<br />

farti visita, ma non ho mai trovato gli argomenti giusti, sicuro di<br />

non farti arrabbiare per riportarti questo libro. Senza altro il<br />

tempo ha smorzato tutte le spigolature del caso. Hai conosciuto la<br />

mia bellissima Teresa ed è per lei che mi preoccupo in verità. Ho<br />

seguito in questi anni come con scrupolo fai il tuo dovere e sono<br />

certo che non mollerai facilmente l’osso che ti sto lanciando. La<br />

settimana scorsa ho avuto l’auto bruciata, motivo di tale minaccia<br />

è una denunzia di pedofilia che ancora non ho fatto. In un tema in<br />

11


classe una bambina di quinta elementare, Graziella Garetta,<br />

descriveva gli abusi del padre Gerlando, un noto delinquente<br />

locale. Questi abusi, su di lei e sul suo fratellino più piccolo, sono<br />

continui, con il tacito consenso della madre. La cosa più semplice<br />

era denunciare l’accaduto, ci avrebbero pensato gli altri. Invece,<br />

asino che sono, dopo essermi accertato con la bambina, senza<br />

farla insospettire e trovato conferma, che tutto era vero, ho<br />

chiesto consiglio al brillante futuro genero fresco avvocato degno<br />

figlio del padre. Il quale voleva il tema, che non ho dato (lo<br />

troverai nell’altra tasca ricavata nell’altra copertina del libro) mi<br />

dissuase animatamente di fare la denunzia, motivando che non vi<br />

erano i presupposti. Un giorno al club sono stato avvicinato da<br />

questo elemento negativo del Garetta, il quale mi minacciò<br />

apertamente di non mettere certe idee alla figliola. Io non mi<br />

sento apposto sapendo le condizioni di quei bambini. Alberto mi<br />

ha chiesto un giorno cosa avevo deciso in merito e, bestia che<br />

sono sempre stato, avevo accennato che ti conoscevo e ne dovevo<br />

parlare con te. Così immediatamente dopo ho avuto l’auto<br />

bruciata, sospetto che Alberto e il Garetta sono in relazione, forse<br />

cliente del padre. Ho vissuto come un miserabile, raccattando<br />

quello degli altri, come questo libro, l’amore per Nena, il posto di<br />

lavoro, la politica, ora è il momento di pagare e sono pronto<br />

affinché liberi quei bambini dal loro mostro. Pertanto ho dato<br />

l’incarico a Teresa, anche per proteggerla da quello che lei vede<br />

come un uomo retto e invece è complice di tali atrocità e altro<br />

ancora. Per non rendere infelici nessuno occorre delicatezza. Per<br />

avere la sicurezza, non vorrei che qualche disgrazia mi colpisca<br />

inaspettatamente … ho trovato questa soluzione. Visto che non<br />

sono stato io a portarti questo libro, significa che è successo ciò<br />

che temevo, il mio rammarico è che non abbiamo avuto occasione<br />

di rincontrarci. Ti voglio bene, toglimi questo peso, per carità.<br />

P.S.<br />

La prima volta che ho visto la tua foto sul giornale non credevo ai<br />

miei occhi, il compagno Salvo Montalbano, lo stesso che fece a<br />

12


otte per un dazibao strappato davanti il liceo, Salvo con il pugno<br />

alzato e nella tasca Lotta Continua, è passato dall’altra parte<br />

della barricata. Forse non c’è paradosso per chi crede e vive per<br />

il giusto ovunque esso si trovi.-<br />

Montalbano immediatamente aprì l’altra tasca ricavata nella<br />

copertina del libro e trovò il foglietto di quaderno scritto da<br />

Graziella, lo lesse e provò una rabbia sorda. Così turbato si avviò<br />

verso il porto per la solita passeggiata lungo il braccio, guardò il<br />

mare e forse il vento gli strappò una lacrima dagli occhi. Ricordò<br />

una canzone degli Inti Illimani e canticchiò:<br />

“El pueblo unido jamás será vencido!”<br />

Si fumò una sigaretta, guardò il mare e il cielo all’orizzonte che si<br />

congiungevano, come il passato e il presente, la vita e la morte.<br />

Gli venne una specie di scossa si scuttuliò tutto e girò le spalle alla<br />

filosofia.<br />

Quel libro di Neruda ora pesava così tanto, lo posò sulla scrivania.<br />

Rifletteva che Nena non aveva minimamente accennato<br />

all’episodio e nemmeno all’attività politica del marito, strano. La<br />

prima cosa che fece incaricò Fazio di ricavare vita morte e<br />

miracoli su i Spatolisano, padre e figlio, su Gerlando Garetta e<br />

sulla vita e morte di Filippo D’Onofrio.<br />

“ Senta commissario ma noi di Vigata che c’entriamo con Liana.<br />

Che c’è sotto …?”<br />

“Fazio, quando è il momento opportuno sarai informato! Va<br />

bene?!”<br />

Fazio si affunciò e lo taliò di malamanera .<br />

“Lo scopriremo insieme, manco io so di che si tratta.”<br />

Quasi a scusarsi di quel suo tono.<br />

In maniera inaspettata, ma opportuna, ha ricevuto la telefonata di<br />

Teresa. La quale lo ringraziava per la visita alla mamma e che<br />

sarebbe felice averlo ospite a casa per la cena di sabato così gli<br />

13


faceva conoscere il suo Alberto. Al commissario è bastato questo<br />

secondo contatto per entrare in una naturale confidenza.<br />

“Grazie Teresa, scusami se ti rubo del tempo. Tua madre mi parlò<br />

che fu proprio Alberto a dare il primo soccorso a tuo padre. Mi<br />

racconti con più precisione quei momenti?”<br />

“C’è qualcosa che dovrei sapere?”<br />

“Noo e che, non ho mai creduto alle profezie ora si presenta<br />

questa che puntualmente si è verificata e vorrei saperne di più.<br />

Tutto qua.”<br />

“Si, è strano tutto, ma era diventato strano papà. Io e Alberto<br />

eravamo rimasti a casa, mentre i nostri genitori erano andati ad un<br />

convegno, mentre papà era al club sarebbe tornato dopo le 21<br />

come ogni sera. Pensavamo di essere soli … Era una settimana<br />

che non ci vedevamo e allora …”<br />

La voce di Teresa si stracanciò e la cornetta del telefono sembrò<br />

pigliare fuoco.<br />

“Ho capito!”<br />

“Poi Alberto si avviò per il bagno, che è dall’altra parte della casa<br />

della mia stanza. Dapprima non avevo fatto caso per il ritardo, e<br />

avevo messo un po’ di musica, poi mi sono incuriosita e sono<br />

andata, ho sentito rumore sospetto nello studio di papà e sono<br />

entrata. Ho visto Alberto sopra papà, sembrava che lo stessi<br />

picchiando, poi mi spiegò che stava praticando un massaggio<br />

cardiaco. Il seguito lo sa!”<br />

“Perché hai pensato che lo stava picchiando?”<br />

“Perché non mi sono sembrati massaggi cardiaci, la posizione di<br />

come era messo Alberto. Non ho visto l’azione vera e propria<br />

perché come sono entrata subito si è alzato riferendomi che ha<br />

sentito un tonfo e lo ha trovato svenuto così stava cercando di<br />

rianimarlo. Sicuramente il mio Alberto ha fatto il possibile, si è<br />

dato molto da fare. Per non parlare della corsa spericolata per<br />

Montelusa.”<br />

“Certo, sono curioso di fare la sua conoscenza! Non ho potuto fare<br />

a meno di leggere sul giornale la macchina incendiata”<br />

14


“E’ un episodio della nostra famiglia molto triste. Mio padre<br />

sicuramente non sapeva che la politica nei nostri paesi ha delle<br />

regole che non hanno niente a che dividere con la legalità e per<br />

questo motivo fu fonte di tanti dispiaceri.”<br />

Montalbano aprì il frigo e trovò un piattone pieno d’insalata di<br />

mare … Quel purpo rosso, di scoglio, era una delizia, si faceva<br />

veramente guardare, ma due volte in un giorno, no! Così prese la<br />

pezza di pecorino primo sale con spezie e una ventina di olive, si<br />

posizionò davanti la televisione e cangiò quei quattro canali<br />

parecchie volte, fin quando si fermò, nel solito salotto. Composto<br />

da: un paio di politici, dalla zoccola rifatta, un parrino impegnato<br />

in qualcosa e il rampollo industriale che si sciarriava con la madre.<br />

La sciarra era per il tesoro in uno dei paradisi fiscali che aveva<br />

accumulato il vecchio e che era stato nascosto alla spartizione<br />

dell’eredità. Come le storie dei pirata dove il capitano ammuccia<br />

in una sperduta isola il suo tesoro. Ma a questo giornalista acuto,<br />

ai presenti, proprio a nessuno viene in mente che questi soldi, sono<br />

fondi neri sottratti al fisco, e magari accumulati con il ricatto del<br />

licenziamento di migliaia di operai e ricevuti come aiuti dallo<br />

Stato stesso? Cioè da noi tutti. Tra gli spettatori non ve n’è giudici<br />

zelanti con il mangiascino di aprire un’inchiesta? Montalbano<br />

mangiava ma si quadiava vedendo quel cretino che parlava così<br />

palesemente, alla faccia di noi tutti, sicuramente più imbecilli di<br />

lui e gli veniva di santiari come un saracino, così astutò.<br />

“Pronto amore!”<br />

“Che hai Salvo? Hai una voce strana, è successo qualcosa?”<br />

“No, anzi, va tutto bene, e tu?”<br />

“Ed io …”<br />

“Sento un gran bisogno, Livia!”<br />

“Mi fa piacere, dimmi cosa ti è successo.”<br />

“Ho riavuto un libro pieno di ricordi che avevo prestato quando<br />

ero al liceo.”<br />

“Se ne è preso tempo per leggerlo!”<br />

15


Montalbano raccontò tutto compreso i dubbi sulla morte del<br />

profeta.<br />

“L’Aneurisma sicuramente lo aveva da tempo, e gli causavano<br />

questi strani comportamenti, queste reazioni.”<br />

“Teresa una bella donna, mi ha fatto riflettere che una mia figlia<br />

avrebbe potuto avere la sua età! Mi sono sentito gli anni addosso.”<br />

“Attento, non fare come il gatto amico del canarino che lo leccava,<br />

lo accarezzava, compiacendosi quanto era bello, quanto gli voleva<br />

bene e da lì a poi ne ha fatto un prelibato bocconcino …”<br />

“Livia, ogni tanto mi fa piacere sentirti gelosa. C’è di non stare<br />

tranquilla è veramente un bel canarino.”<br />

Montalbano era irrequieto così prese due pastiglie che calò con un<br />

bicchiere di whisky e si andò a coricare.<br />

Non appena dopo sentì tuppuliari alla porta, non gli andava di<br />

alzarsi, ma la tuppuliata era insistente, così come era in mutande e<br />

canottiera andò ad aprire.<br />

“Mi fai entrare? O mi devi fare venire le artrosi più di come ce le<br />

ho?”<br />

“Andrea! Tu qui? Trasi!”<br />

“Mi devi dire, ora, subito perché ha una settimana che mi scassi i<br />

cambasisi tutti i giorni?”<br />

Camilleri lentamente con il verso entrò e si sedette nel tavolo,<br />

togliendosi la coppola e poggiandola sul tavolo.<br />

“Senti, Salvo linghimi quel bicchiere di whisky che parliamo<br />

giusti giusti!”<br />

“Andrea non credo che i tuoi reni si dovrebbero assentiri?...”<br />

“Piglia cretino! Chi mi nni catafuttu tanto è un sonnu!”<br />

“Mi devi spiegare la statua …”<br />

“Che vuoi sapere della statua?”<br />

“Perché a mia? E non a Bonetti-Alderighi? Che mi ha pure<br />

richiamato.”<br />

“Perché sei tu il commissario Montalbano! Il picciotto delle mie<br />

storie.”<br />

16


“Secondo me, ora ti spiego come la penso, tuo compare Firetto la<br />

statua la voleva fare a te!” Mentre il maestro si toccò in mezzo alle<br />

gambe. “Vedi, che è vero! Allora ti è venuta la felice idea di farla<br />

a mia. E c’è puru un motivo!”<br />

“Quale?”<br />

“Poi, questa strittanza con Firetto? Stai diventando<br />

berlusconiano?”<br />

“Salvo hai la licenza di sparare minchiate, ma non te ne devi<br />

approfittare!”<br />

“Intanto non mi somiglia! Con tutte le manciate che mi fai fare<br />

tecchia di pancia, invece quello è segalignu. L’artista, come si<br />

chiama?”<br />

“Giuseppe Agnello”<br />

“Quello che la fece pure a Sciascia! Macari lì aveva un vero corpo<br />

e gli è bastato copiare. Ma qui esistono solo le parole, la mia<br />

immagine letteraria è nella tua mente e quando la comunichi ad un<br />

altro ne esce un Montalbano diverso. Ora siamo: quello virtuale<br />

della televisione l’attore Zigaretti, quello di carne e ossa, il<br />

docente universitario di Cagliari, quel sardo? come si chiama?”<br />

“Il professore Giuseppe Marci!”<br />

“La statua di bronzo di Agnello ed io!”<br />

“Io che ho detto? E’ un Montalbano possibile!”<br />

“Poi in mezzo alla strada! Ma che minchia di idea è? che se un<br />

cane ci va piscia diventa il pisciatoio dei cani! Oppure qualcuno ci<br />

va sbatti, macari di rimbalzo mi carica di mali parole!”<br />

“Meglio essere in mezzo alla strata che in mezzo a la casa!”<br />

“Ecco che siamo arrivati al dunque!”<br />

“Che c’è Montalbano?”<br />

“C’è che ho capito che mi vuoi fare fuori! In uno scontro a fuoco?<br />

Una malattia? Dimmi come?”<br />

“Già è tutto scritto e lo saprai al momento opportuno!”<br />

“Mi immagino quel garruso di Zingaretti che soddisfazione<br />

proverà a morire! Come Michele Placido nella Piovra, non ne<br />

poteva più, si buttò a terra liberandosi così una volta per tutti del<br />

17


personaggio, ma per allungare la scienza spararono per mezzora<br />

per avere la cirtizza della sua morte. Tu mi vuoi ammazzare<br />

perché hai paura!”<br />

“Io? Sono tutto scantato …” Ridacchiando.<br />

“Si, hai paura che muori prima tu lasciandomi vivo in balia di<br />

qualche imbecille che continua a scrivere sceneggiature<br />

all’impazzata!”<br />

“Il pensiero della morte aiuta a vivere!”<br />

“Poi, mi permetti Andrea una lamentela, tutta personale? Ma è<br />

possibile che mi finì come a Topolino con Minni? Sempre zitu cu<br />

Livia a Genova!”<br />

“Montalbano, fa parte del tuo personaggio eroico! Me lo vuoi dire<br />

che eroismo c’è in un marito?”<br />

“Si ma un omu … che fa, corre a Genova…”<br />

“E non ti puoi lamentare!”<br />

A Montalbano si ci stampò un sorrisetto e tistiò.<br />

“Comunque, il tuo ultimo romanzo è già scritto come una<br />

profezia, un destino segnato. Tu lo sai che sei il mio pensiero<br />

felice su questa Terra e il suo Popolo, fatta di ricordi e presente,<br />

pertanto fin quando ci sarà questo sentimento ci sarai pure tu. Poi<br />

ha portato male a quegli autori che hanno pensato di fare morire il<br />

protagonista dei propri gialli.”<br />

“E la storia di Vigata? Perché non metterci: la città di Camilleri?<br />

Vigata! Ora c’è: la Vigata televisiva Ibla, quella letteraria, luogo<br />

della memoria e questa Porto Empedocle! Il siciliano così sa<br />

sempre meno se vive un romanzo, un film o la vita vera …”<br />

“Ma che dici Salvo?”<br />

“Ora vengo e mi spiego. Nel marzo del ’97 un insigne magistrato,<br />

forse fresco di lettura de Il Gattopardo, non mandò un mafioso, a<br />

soggiorno obbligato a Donnafugata? Il provvedimento scritto<br />

ordinava -in Donnafugata frazione di Santa Croce Camerina-! E’<br />

una zona in aperta campagna a 14 chilometri da Ragusa, dove c'è<br />

solo un castello, che fu degli antenati del principe Tomasi di<br />

Lampedusa e poi nibba. Inoltre Donnafugata fa parte di Ragusa, e<br />

18


Santa Croce non c'entra affatto. Un manicomio, tra la magistratura,<br />

il Comune di Ragusa, il proprietario del castello e la<br />

sovrintendenza. Ora per togliere le cose di mezzo, il sindaco di<br />

Ragusa, bonariamente, gli voleva trovare una sistemazione nella<br />

sua città. Ma i carabinieri, che sanno il fatto loro, risposero che gli<br />

ordini non si discutono! Così, in attesa che il magistrato accetti di<br />

avere fatto una gran minchiata, il mafioso Pietro Balsamo dalla<br />

cella è andato a finire in una stanza affrescata del castello, arredata<br />

con mobili d'epoca e con un grande letto con tanto di baldacchino<br />

come il Principe di Salina!”<br />

“Questa è la terra di Pirandello. Mi hai dato l’idea del prossimo<br />

racconto: L’ospite indesiderato!”<br />

“Mi, ma la statua di fronte a quella dell’insigne Pirandello, mette<br />

soggezione. Il sindaco, tuo compare Firetto, che sicuramente<br />

aveva vivuto assai, sparò che il Commissario Montalbano è un<br />

empedoclino doc, intanto sono di Catania e poi l’unica cosa di<br />

empedoclino doc che ha quel Montalbano è la faccia stagnata, di<br />

bronzo!”<br />

Camilleri, fumava e il fumo era sempre più denso fin quando<br />

svanito il fumo il maestro non c’era più.<br />

“Andrea! Andrea!” Si svegliò mentre si sentiva lo scruscio della<br />

pioggia provando un forte nirbuso.<br />

Quando c’era tempo tinto in ufficio sapevano che Montalbano<br />

incominciava a fare lo scuncicuso e come sapeva fare lui lo<br />

stronzo ci arriniscivano in pochi. Ma, al contrario, quel giorno si<br />

andò a inpirtusare nel suo ufficio. si assittò lungo lungo e si mise<br />

le mani giunte sullo stomaco. Forse sarà stato quel sogno che gli<br />

permise di liberarsi tutte quelle fisime che si portava dentro.<br />

Entrò Fazio a piede leggìo, dopo avere tuppiulato, chiesto<br />

permesso, salutato e con carta alla mano si posizionò davanti.<br />

“Allora?”<br />

19


“Spatolisano Vincenzo fu Alberto nato a Liana il 16 marzo 1949<br />

avvocato penalista, sposato con Amerinda Diana di Palermo nata<br />

il…”<br />

“Fazio … oh! Stringi!”<br />

“L’avvocato Spatolisano ha difeso almeno tre processi a Gerlando<br />

Garetta, la prima volta per pedofilia, poi per danni contro il<br />

patrimonio e rissa, in ultimo per furto con scasso all’ufficio<br />

postale di Fiacca. Pertanto vi è una conoscenza dal 1973 al 1996,<br />

da allora sembra che il Garetta non ha avuto altro di rilevante.”<br />

“Alberto Spatolisano?”<br />

“Anche lui avvocato come il padre è stato riportato ultimamente<br />

nelle croniche dei giornali per la difesa della moglie di un certo<br />

Pasturi Paolo detenuto a Trapani e morto, secondo la procura, per<br />

cause naturali e sostenendo, invece lui, la tesi di morte provocata.<br />

Trattasi di -aneurisma cerebrale per cause naturali’. L’avvocato<br />

Spatolisano Alberto ha chiesto una autopsia di parte. Il dottore<br />

Frannitta ha rilevato che fu conseguenza del pestaggio. Leggo<br />

testualmente: - violento trauma addominale da schiacciamento<br />

con conseguente lacerazione epatica, crisi ipertensiva arteriosa<br />

correlata alla sintomatologia dolorosa e alla paura con<br />

conseguente reazione adrenergica e successiva rottura di una<br />

sacca aneurismatica di una vaso arterioso cerebrale.- Del<br />

D’Onofrio è stato fatto l’espianto di quasi tutto: cuore, reni,<br />

polmoni, pancreas e intestino, cornee, valvole cardiache e vasi<br />

sanguigni.”<br />

“Mischino, lo hanno smontato pezzo per pezzo!”<br />

“Tranne il fegato, lo hanno trovato danneggiato, il reperto spiega a<br />

causa del tentativo di rianimarlo con il massaggio cardiaco!”<br />

“Ho capito, Fazio, ho capito! Hai tirato le somme e due più due fa<br />

quattro, grazie!”<br />

“Commissario, avevo incominciato a preoccupare che lei stava<br />

male, vedendolo sereno in un giorno di malo tempo.”<br />

“Ora sei tranquillo, almeno tu sei sereno? Vai!”<br />

20


Fazio come sempre aveva fatto un indagine scrupolosa e ottima, il<br />

tutto andava quadrando. Ma non concepiva la dinamica e<br />

nemmeno il movente. Alberto non sapeva che Fifì era in casa e<br />

questo magari aiutava il movente, cioè, era entrato nello studio per<br />

cercare e sottrarre il tema, fu scoperto dal futuro suocero, che<br />

casualmente era rincasato e magari si trovava nell’altra stanza, ci<br />

fu una colluttazione e incidentalmente, o volutamente, gli ha<br />

provocato l’aneurisma, che a quanto pare Fifì già da tempo se lo<br />

portava dietro e forse gli causavano questi atteggiamenti di<br />

violenza verbale, di tanto in tanto. Ma questa ipotesi presenta una<br />

debolezza: perché tanta ostinazione nella protezione di uno come<br />

il Garetta? Sicuramente non per motivi professionali, amicizia? Di<br />

certo c’è dell’altro!<br />

Cosa? Cosa può spingere uno come Alberto Spatolisano a<br />

pregiudicare la sua posizione, prendendo a lignate il futuro<br />

suocero, per un fango?<br />

Si alzò di botto perché gli venne subito il da farsi.<br />

“Galluzzo!”<br />

Al solito dietro il rosa e il nero della carta stampata dello sport,<br />

così con una ciampata gli scippa il giornale di mano.<br />

“Quante volte lo devo dire? qui dentro non si legge! Galluzzo,<br />

vieni con me!”<br />

Arrivarono a Liana cercarono un vigile urbano che non trovarono<br />

manco a farlo apposta.<br />

“Commissario, il comandante è mio amico. Ci incontriamo al<br />

poligono.”<br />

Il comandante dei vigili urbani lui stesso che li condusse nella<br />

casa del Garetta. C’era un caseggiato mezzo diroccato nel centro<br />

storico, l’auto era lì, così gli si parcheggiarono proprio dietro. In<br />

una parte ancora abitabile vi era la porta aperta. Si presentò questa<br />

donna con gli occhi accerchiati di niguru, i capelli tinti e<br />

abbrusciati di un rosso milingiana e una vesta mezza scirata, era<br />

sicca con una pancia gonfia rotonda con le spalle cadute. Una<br />

mischinazza che a solo guardarla faceva pena.<br />

21


“Signora, suo marito è in casa?”<br />

“A chi cercate?”<br />

“Gerlando Garetta, abita qui?”<br />

“Si, ma mio marito non c’è!”<br />

“Chi è?” Una voce interna alla casa la contraddisse.<br />

“Sbirri!” Rispose lei.<br />

“Signora mi fa entrare? E’ meglio!”<br />

Galluzzo era pronto all’attacco, guardava con la mano vicina alla<br />

fondina.<br />

“Galluzzo! Stai calmo, tranquillo …”<br />

Quella casa era un tugurio: letti, tavolino, tinello sembravano<br />

messi a caso. Ma primeggiava, sopra il comò, un televisore<br />

gigante di questi moderni piatti come un quadro, con altre<br />

apparecchiature allacciate.<br />

S’appresentò, impomatato e fresco di barba, in canottiera con un<br />

tatuaggio che gli pigliava dal collo a tutto il braccio destro, con la<br />

tovaglia in mano. Due occhi virdi minuti in una faccia<br />

lentigginosa e di pilatura rossa.<br />

“Commissario Montalbano sono, dove possiamo scambiare due<br />

chiacchiere?”<br />

“Commissario io non ho tempo da perdere con lei. Devo andare a<br />

lavorare! Sono in arresto?”<br />

“Senta Garetta, se ne stia calmo e non alzi la voce, se no le<br />

manette gliele metto davvero e poi vediamo se sta volta i suoi<br />

amici riescono a farlo uscire. L’addrevi dove sono?”<br />

“A la scuola” Rispose poco convinta la moglie.<br />

“Bene, le conviene collaborare e se merita ragioniamo.”<br />

“Facci un cafè al dottore!”<br />

Già il Garetta aveva perso tutto lo sbromo di prima, si prese una<br />

seggia e s’assittò.<br />

“No grazie signora. Galluzzo tu?”<br />

Galluzzo se ne stava dietro a Garetta, alzò la testa e dissi no come<br />

i cavalli. Montalbano in mezzo a tutte quelle fitinzie gli si era<br />

chiuso lo stomaco. La puzza ardosa di quella casa, ammiscata con<br />

22


il mezzo litro di dopobarba che aveva supra Garetta, pigliava alla<br />

testa. Mentre la moglie si era allontanata per la cucina.<br />

Montalbano guardava il vaso di tulipani, gialli, rossi e pampini<br />

virdi, di plastica sopra il tavolo.<br />

“Lo sa che se le cade questa montagna di fango supra ci rimane<br />

sepolto e deve cangiare puru paese.”<br />

Garetta era come immobile guardava negli occhi al commissario,<br />

muto. Aspettava e questo era segno che gli interessava ascoltare.<br />

“In primis, voglio sapere in che rapporti è con la famiglia<br />

Spatolisano?”<br />

“Chi rapporti? Quali rapporti? Che sta dicendo commissario?”<br />

Garetta parsi posseduto da mille diavoli.<br />

“Alberto Spatolisano!”<br />

“Ma che sta dicendo?” Il Garetta s’alzò dalla seggia facendola<br />

cadere a terra. Galluzzo subito gli puntò la pistola in testa. Garetta<br />

incominciò a urlare. Trasì la moglie e come vide il marito con la<br />

pistola puntata urlò qualcosa di incomprensibile. A questo punto il<br />

commissario gli mise le manette e se lo portò via tra il bordello<br />

della moglie.<br />

Non erano ancora arrivati in commissariato che il povero Catarella<br />

ha ricevuto così tante telefonate dal questore, dal prefetto e da altri<br />

ancora a tal punto che non riusciva ad alzare la cornetta senza farla<br />

volare come una saponetta sotto la doccia.<br />

“Cammina, e non fare storie.” Galluzzo se lo tirava per il braccio,<br />

mentre Montalbano seguiva.<br />

“Dottori dottori! Domando pirdunanza, dottori, sugnu scuitatu!”<br />

“Che c’è Catarella? Spiegati!”<br />

“U circaro di persona personalmente, il signore questori, ha<br />

chiamato tre voti, il signore prefetto ha chiamato tre voti, il<br />

segretario, non so che segretario, ha chiamato…”<br />

“tre voti!”<br />

“Vossia come lo sapi?”<br />

“Catarella, se chiamano, per la quarta volta me li passi.”<br />

23


“Addomando perdonanza, il dottori questori mi disse di persona<br />

personalmente che non appena era arrivato di chiamarlo con<br />

urgenza subitamente, che faccio lo chiamo?”<br />

“Ti avviso io Catarella, tranquillo, stai tranquillo.”<br />

Entrarono nell’ufficio e chiusero la porta a chiave.<br />

“Senta Garetta, lei crede che ho voglia di perdere tempo con uno<br />

che fa violenza ai propri addrevi?”<br />

“Pezzo di merda!” Galluzzo gli disse strattonandolo.<br />

“Senti Galluzzo, fammi una cortesia, intanto non mi piaci sta<br />

confidenza che ti stai pigliando con questo tu, poi fai silenzio, che<br />

non stiamo girando una pellicola americana!”<br />

“Commissario, lei è una persona buona, e deve capire che un<br />

povirazzu come a mia, ha sempre bisogno di persone altolocate<br />

come l’avvocato. Io e Alberto eravamo compagni di scuola<br />

dall’asilo alla scuola media. E il padre mi ha difeso con una<br />

mangiata di pasta. Chi se lo può permettere pagare un avvocato<br />

come Spatolisano?”<br />

“Questo già mi fa capire tante cose, ma non tutto. Ora se io non<br />

metto tutte le cose a posto, nel suo posto giusto, io non riesco a<br />

dormire la notte. E tu che pensi che io ti lascio andare, per poi non<br />

dormire la notte e addivintare pazzo?”<br />

Garetta lasciava intravedere facilmente la sua irrequietezza, non<br />

stava fermo, fissava a Galluzzo ed evitava lo sguardo del<br />

commissario. Il commissario così gli tolse le manette.<br />

“Se cerchi di scappare ti sparo!” Gli disse con una cattiveria tutta<br />

convincente Galluzzo.<br />

“Lui è capace di farlo! E’ accussì … Allora Gerlando vuole<br />

parlare o no?” A Montalbano quella persona gli faceva senso,<br />

aveva in testa le parole del tema della figlia a stento si tratteneva a<br />

non dargli quattro pedate in mezzo alle gambe e una paricchia di<br />

cazzotti in faccia. Lui si ammutolì e abbassò la testa.<br />

“Va bene, significa che vi arresto, marito e moglie intanto, con<br />

l’accusa per il reato di maltrattamenti, abusi sessuali, e minacce<br />

24


nei confronti di minori. Galluzzo prepara la denuncia e la<br />

traduzione nel carcere di Montelusa.”<br />

“No! Commissario, che vuole che le dica, all’avvocato ho fatto<br />

solo qualche sirbizo, e basta!”<br />

“In cambio della sua difesa e della sua amicizia, chiamiamola così,<br />

amicizia, no?”<br />

Il Garetta calava la testa come un pupo.<br />

“La macchina del D’Onofrio, quella l’hai abbrusciata per conto<br />

tuo?”<br />

“Ma quali? A questo cornutazzo io ci disse di lasciarmi stare! io se<br />

faccio un travaglio, che me la penso e lo faccio, mi va a finire<br />

male!”<br />

Montalbano capì che per il momento non aveva niente più da<br />

spremere. Il commissario così diede ordini precisi, in mezzo alle<br />

urla offensive del Garetta per la presa in giro, per la cattura della<br />

moglie e per l’assistente sociale.<br />

“Dottore, gli aveva promesso …”<br />

“Con i tipi come il Garetta parola non ne tengo, Galluzzo!”<br />

Montalbano decise di andare dal questore e così chiarire di<br />

persona ogni ombra, avendo inzertato il perché di quelle<br />

telefonate. Si sucò quelle parole pulite, che gira gira andavano a<br />

finire nel solito posto: darrè, ma in fine il questore approvò<br />

l’arresto e fu lui stesso che telefonò al giudice per i coniugi<br />

Garetta. Montalbano non fece cenno sulla profezia di Fifì e dei<br />

sospetti su Alberto, perché non era il momento, molte cose non<br />

quadravano. Mentre tornava da Montelusa ripensava a tutto il<br />

quadro, ormai era ora d’incontrare Alberto. Della vita di Fifì gli<br />

mancava qualcosa, che nella lettera ha voluto celare: la sua attività<br />

di assessore, sicuramente non ne andava forse così fiero.<br />

Non appena arrivato in ufficio telefonò a Teresa, spiegando ogni<br />

cosa sulla segnalazione del padre e dell’arresto del Garetta.<br />

“Il tuo fidanzato sarà sicuramente contrariato del riserbo che hai<br />

avuto nei suoi confronti!”<br />

25


“Il mio fidanzato capirà! è stata una promessa che una figlia ha<br />

fatto al proprio padre.”<br />

“Tuo padre, sospettava che Alberto aveva informato il Garetta.”<br />

“E’ vero?”<br />

“Non ti so dire con precisione, dovrò parlargli, ti ho telefonato se<br />

vuoi chiarirti prima con lui.”<br />

“Grazie! Ti richiamo appena dopo avergli parlato.”<br />

La sua voce prima decisa e chiara, ora era diventata bassa<br />

riflessiva ma non perdeva di sicurezza e questo la rendeva ancora<br />

più affascinante nell’immaginario dell’omo Montalbano.<br />

Prima della telefonata di Teresa, arrivò quella di Alberto che<br />

chiedeva d’incontrarlo nel pomeriggio.<br />

Alberto fu puntale come un ralogio svizzero. Padrone di ogni suo<br />

movimento, con un sorriso convenevole stampato in un bel viso da<br />

filibustiere elegante, con sopra tanti capelli lisci castano chiari,<br />

non ci mancava proprio niente. Montalbano capì perché la<br />

picciotta ne era così innamorata. Non appena i saluti e il piacere<br />

della conoscenza, il giovane avvocato saltò subito i preliminari.<br />

“Il papà di Teresa mi aveva parlato del tema della figlia del<br />

Garetta. Ed io avevo avuto notizia prima ancora dallo stesso<br />

Garetta, il quale si era lamentato perché il mio futuro suocero<br />

aveva costretto la figlia a scrivere quelle porcherie sul suo conto.<br />

Insomma volevo vederci chiaro su questa faccenda, anche perché,<br />

il mio futuro suocero ce l’aveva con Giugiù, lo accusava di averlo<br />

visto mentre gli tagliava tutte e quattro i copertoni dell’auto. Fatto<br />

che non escludo, considerato il comportamento scorretto che lui ha<br />

avuto nella sua attività di assessore al bilancio, all’annona e alla<br />

nettezza urbana nel comune di Liana. Niente di sicuro, vox popoli,<br />

dopo essersi accordato come partito sulla tangente da spartire ha<br />

chiesto un supplemento personale sull’acquisto dei cassonetti e dei<br />

sacchi di plastica. Per non parlare quello che ha combinato con le<br />

autorizzazioni commerciali, figli e figliastri, non tenendo conto<br />

del piano commerciale. Un giorno mi confidò che aveva trovato<br />

una testa di cane mozzata e una santuzza con la Madonna<br />

26


Addolorata. Lui l’aveva intesa come una minaccia di morte con<br />

scadenza fissata: prima di pasqua. Non fece denunzia, ma si<br />

dimise subito. Solo che ogni tanto partiva con una delle sue<br />

prediche e metteva galantuomini in cattiva luce. Ecco che forse di<br />

conseguenza gli bruciarono l’auto. Era diventato paranoico, non si<br />

fidava di nessuno, nemmeno di me, che gli ero stato sempre<br />

vicino. Di sicuro, per questo motivo, pensò a lei e al libro.”<br />

“Lei sapeva dell’aneurisma del D’Onofrio?”<br />

“L’aneurisma non da segni esterni, però io nutrivo un sospetto,<br />

perché in questi ultimi mesi ho trattato un caso di aneurisma e<br />

pertanto mi sono informato anche sulla sintomatologia che per<br />

lunghi periodi non si manifesta a livello doloroso, ma a livello<br />

comportamentale, la sua violenza verbale che mostrava di tanto in<br />

tanto mi faceva molto riflettere. Anche se solo con una tac si può<br />

sapere dell’aneurisma, senza, quando si scopre è già tardi!”<br />

“Lei è stato il primo a soccorrerlo!”<br />

“Si, gli era venuta una specie di epilessia, ed ho sentito fragore<br />

nello studio, mi sono pure spaventato, perché credevo non ci<br />

fosse nessuno a casa. Aprii e lo trovai a terra, che si scuoteva, ho<br />

cercato di immobilizzarlo perché non si facesse male, quando ho<br />

visto che ha perso i sensi, ho pensato di rianimarlo, ma non sono<br />

un esperto, i medici mi hanno detto che gli ho rovinato il fegato.<br />

Come di sicuro sa, la famiglia ha autorizzato all’espianto degli<br />

organi ed abbiamo saputo del fegato.”<br />

“Il fegato come al detenuto di Trapani.”<br />

“In quel contesto sono sicuro che l’aneurisma è stato causato dalle<br />

botte prese. Come è stato trovato sulla branda e altri segni di<br />

violenza. L’aneurisma è come una bolla in una camera d’aria di<br />

una ruota, quando capita la pressione giusta ecco che la bolla<br />

scoppia.”<br />

“Consideriamo l’ipotesi, che in ogni modo devo fare. Lei cercava<br />

qualcosa nello studio, credendolo fuori casa, quando è stato<br />

scoperto è scaturita una colluttazione e da lì l’aneurisma.”<br />

27


“Una ipotesi, ma cosa dovevo cercare? Cosa mai poteva<br />

interessarmi di così importante!”<br />

“Questo! il tema della figlia del suo amico Giugiù!”<br />

“Commissario, io non credevo che il Garetta poteva essere così<br />

terribile, è stato compagno di scuola nelle elementari. Ma<br />

sicuramente non era un mio amico, due mondi molto lontani.”<br />

“Anche se suo padre qualche sirbizzo glielo ha fatto fare.”<br />

“E’ un altro discorso, preferisco non parlare.”<br />

Tutta quella sicurezza di essere più spertu degli altri, ci passò<br />

subito, mentre Montalbano facendo finta di leggere qualche carta<br />

lo guardava negli occhi fermi, che si sono mossi per un frangente<br />

di secondo da destra a sinistra per poi ritornare ad essere fermi e<br />

sicuri come prima.<br />

“Avvocato Spatolisano, credo che lei considera i miei dubbi non<br />

del tutto infondati.”<br />

“Lei commissario mi chieda la qualsiasi, ma che non vada ad<br />

intaccare la sfera privata di mio padre. Anche perché abbiamo due<br />

vite abbastanza separate e pertanto non le potrei essere utile. Le<br />

posso dire che mio padre non s’interessa di politica ed ha una<br />

scarsa considerazione sui politicanti di ogni grandezza. E’ un<br />

penalista e Giugiù è un suo difeso, spesse volte a gratis. In cambio<br />

è stato sempre pronto a fare il guardiano nella villa a mare oppure<br />

a badare a gli uomini in campagna. Questo è quello che so io. Non<br />

le nego che, nonostante sia un brutto personaggio, mio padre non<br />

gli ha ostentato fiducia. Le vicende di Garetta saranno valutate<br />

nella giusta sede. E’ tremendo il solo pensare del suo reato di<br />

abusi sessuali a propri bambini ...”<br />

Il commissario pensava tra se che era abbastanza convincente,<br />

anche perché i conti tornavano, quelle verità venivano capovolte,<br />

sconvolte e ne ricostruiva di nuove, più belle, più verità.<br />

Comunque quelle affermazioni erano una conferma alle sue<br />

deduzioni.<br />

28


“E’ vero, che molto spesso siamo in contatto con dei criminali di<br />

ogni sorta, ma questo non è sufficiente ad intaccare la nostra<br />

morale di uomini onesti e giusti.”<br />

Montalbano pensava al mare che all’orizzonte si congiungeva con<br />

il cielo in un labile confine come tra il bene e il male.<br />

Il sabato Montalbano s’appresentò con un cabarè di cannola in<br />

casa D’Onofrio. La vista di Teresa gli aggiustò la giornata, quella<br />

di Nena lo mise di buonumore. Ancora non erano arrivati gli<br />

Spatolisano, così ne approfittarono per fare un po’ di salotto.<br />

Montalbano si trovò in mano un bicchiere di qualcosa, mentre un<br />

discorso portava ad un altro.<br />

“Salvo, che bella età era la nostra!”<br />

“Si, riavere quel libro mi ha fatto ricordare come eravamo<br />

diversi.”<br />

“Un po’ stupidelli.(con un saltello si rivolse verso la figlia) Lo sai<br />

Teresa, un giorno Salvo mi ha invitato alla villetta, così ci siamo<br />

appartati. Io mi dicevo: è fatta! Mi farà la dichiarazione d’amore,<br />

come si usava allora e subito dopo, magari, passerà a cose più<br />

concrete. Io mi sentivo predisposta, pronta. Non appena seduti<br />

incomincia a parlare, di questo di quello, tira fuori un libro di<br />

poesie e incomincia a leggermele … Dico una, e poi … Invece<br />

un’altra e un’altra ancora. Così all’indomani e dopodomani.<br />

Scusami Salvo, due palle così. Oh! Oh! Oh!”<br />

Teresa si stava scatasciando dalle risate. Montalbano si sorprese di<br />

quella verità tremenda che stravolse ogni suo ricordo come un<br />

terremoto.<br />

“Ed io, tutto fissa, pensavo che ti piacevano le poesie di Neruda?”<br />

“Ma quale? La poesia mi ha fatto sempre ammoscire. Ma non<br />

finisce qui! Oh! Oh! Oh! Si fa avanti Fifì, tuo padre, bonarma.<br />

Appuntamento dopo la scuola, ci appartiamo in una altra villetta<br />

comunale. Ad un certo punto, che fa? Non tira fuori lo stesso libro<br />

e incomincia a leggere poesie? Il sangue mi salì subito alla testa<br />

facendomi incavolare come non mai, dapprima pensai che mi<br />

29


volessero sfottere. Ad un certo punto presi l’iniziativa e lo baciai,<br />

fingendomi presa da quelle poesie. Così ci siamo fidanzati e poi<br />

sposati. Se era per Neruda sicuramente, cara Teresa, saresti<br />

rimasta ancora nel limbo. Oh! Oh! Oh!”<br />

Ora a Montalbano quella risata gli sembrava un martello che lo<br />

picchiava nel cervello ripetutamente.<br />

…<br />

La storia l’avevo fatta finire qui. Se nonché in questi giorni ricevo<br />

una telefonata:<br />

“Pronto, parlo con il signor Alphonse?”<br />

“Si?”<br />

“Il commissario Montalbano sono, senta non riattacchi, facendo<br />

delle inutili ripetizioni della gag con Camilleri. Le volevo dire<br />

solo due cose: la prima che è una bella testa di minchia! La<br />

seconda è il motivo perché lo è.”<br />

A questo punto ho pensato che uno dei miei amici, che aveva letto<br />

il racconto, mi stava facendo questo scherzo e ho deciso di starci,<br />

pertanto intercalai con un:<br />

“Eèh!?”<br />

“Lei pensa che io abbia ammuccato tutta la parlata di<br />

quell’avvocaticchio rampante? E poi due coincidenze sono troppe:<br />

la prima mentre Alberto passava di lì davanti lo studio per andare<br />

a cesso, a Fifì, contemporaneamente gli veniva il malessere;<br />

l’altra, visto che il fu Fifì aveva l’abitudine di chiudersi a chiave<br />

dentro lo studio, solo per pura coincidenza non l’abbia fatto quella<br />

volta. A lei sembra normale, che uno sbirro come a mia perda la<br />

faccia nel suo raccontino?”<br />

“No, mi scusi non era nelle mie intenzioni, era solo per scrivere<br />

qualche cosa sulla statua che le hanno fatto e della presenza del<br />

Maestro Camilleri a Siculiana, solo questo, poi non so dirle come<br />

è uscita fuori la profezia di Fifì!”<br />

30


“Il Maestro, se nzamà, legge questa minchiata, non le dico che<br />

aggettivo c’impiccica, perché sono un signore. Lui esagera<br />

sempre quando dice “scrivete, scrivete”, non tenendo conto di<br />

quante bestie letterarie vi siete a piede libero.”<br />

“E! Commissario, mi faccia il piacere, di restare un signore!”<br />

“Bene, allora, torniamo alla profezia di Fifì. Puntualmente, ho<br />

fatto le mie ricerche per verificare quanto è stato detto da Alberto,<br />

ed è risultato a verità: che il D’Onofrio ha avuto liti nella sua<br />

cordata politica e che ultimamente aveva iniziato a denunciare<br />

magagne dell’amministrazione, tutto vero. Ho fatto controllare il<br />

conto in banca, niente di rilevante. Ma a Liana c’è un puparo che<br />

muove i fili di nascosto, uno di quelli che al momento giusto sa<br />

con chi parlare, inzerti chi è?”<br />

“L’avvocato Spatolisano, padre?!”<br />

“Oh! Lo vede che quando si ci mette ci riesce! Allora, riapra il<br />

raccontino, da bravo.”<br />

E riattaccò udii sbattere la cornetta violentemente.<br />

…<br />

Si sentì il Din! Don! E Nena alzandosi fece:<br />

“Oh ooh oooh! Sono loro! Vado ad aprire!”<br />

Teresa manco si cataminò, arristò a conversare, non lasciando<br />

solo il commissario che pensò di averci visto giusto a prima<br />

impressione: -questa è una fimmina di carattere!-<br />

“Teresa scusami se ritorno sulla morte del povero papà, non<br />

voglio entrare nelle vostre intimità, però sembra che abbia<br />

accumulato una cospicua somma di denaro, non parlo dei risparmi<br />

del lavoro, visto che lui non si spostava da Liana, se non in casi<br />

precisi e quasi forzato, a quanto sembra, qui non ci siano tante<br />

possibilità di spendere …”<br />

“Capisco che mi vuoi dire, è lo stesso identico discorso che mi<br />

fece Alberto qualche giorno fa, ti rispondo come a lui: no, niente!<br />

Non fece mai cenno di lasciti in denaro o eredità se non quella<br />

31


ufficiale. Come ti ho detto, negli ultimi tempi era preoccupato e un<br />

po’ strano, e tra le stramberie, espresse il desiderio, oltre quello<br />

del libro, di custodire gelosamente il suo studio, mi precisò, e<br />

questo mi fece un po’ di tenerezza, che erano miei i sassolini che<br />

avevamo raccolto uno per uno scelti tra tanti, quando da bambina<br />

mi portava a mare. Facevamo un gioco bellissimo, mi faceva<br />

scegliere un sassolino e soppesandolo, osservandolo dovevo<br />

inventarci una storia. Così faceva pure lui. A volte quel sassolino<br />

diventava un personaggio fantastico, una navicella, una stella, un<br />

amuleto magico e così via. Tutto finiva in un tenero abbraccio tra<br />

tutte e due contenti della nostra fantasia.”<br />

“Fifì sapeva fare bene il suo mestiere di padre … Quelle pietruzze<br />

così hanno un valore inestimabile per te, no? ”<br />

“Si, certo! Anzi me ne porterò un po’ nella mia stanza, uno di<br />

questi giorni. E’ stato un bravo papà!”<br />

Teresa si era commossa e gli occhi le brillarono come due stelle<br />

vespertine.<br />

Arrivarono i Spatolisano preceduti da Nena, che fa subito le<br />

presentazioni. La signora è una donna dal portamento aristocratico<br />

e dal corpo giunonico, mentre l’avvocato era curto, ma taliava<br />

dall’alto in basso, aveva un pizzetto alla Pirandello, gli occhiali<br />

con la montatura dorata e i capelli brillantati. Montalbano pensò<br />

che quella brillantina forse la facivano solo per lui, oppure si era<br />

fatto una tale riserva di bottigliette tanto d’averne ancora. Alberto<br />

seguiva dietro e subito andò da Teresa.<br />

“E’ un piacere conoscere un vero servitore dello Stato e della<br />

Legalità!” Quella manuzza nica dell’avvocato stringì<br />

energicamente quella del commissario, mostrando una forza<br />

inaspettata. Quelle parole, con quella cadenza sembravano un<br />

discorso di commiato e di cerimonia funebre che un autentico<br />

apprezzamento, tanto che, Montalbano mise la mano in tasca e<br />

fece le corna stinnicchiando indice e mignolo a tutta forza.<br />

Il pranzo era stato preparato e servito a tavola da una signora e dal<br />

marito che prima gestivano un ristorante a mare. Ora chiuso<br />

32


perché dato alle fiamme. Ai coniugi, per pagarsi i debiti<br />

accumulati, ogni occasione di lavoro che si ci apprisintava era<br />

buona. Montalbano non fu molto soddisfatto di quel pranzo tutto a<br />

base di carne, non perché non era buono, anzi era fatto con classe,<br />

ma per lui il pesce e i sapori forti e nostrani erano nandra cosa.<br />

“Sicché siete stati compagni di liceo con il povero D’Onofrio!?”<br />

Proruppe l’avvocato, mentre posava la tazzina di caffè.<br />

“Ah si, qualche anno.”<br />

Nena aveva fatto servire i cannoli, che sottolineò con puntiglio:<br />

“Questi li ha portati Salvo da Vigata!”<br />

Montalbano aveva notato Alberto che l’osservava, non poteva fare<br />

a meno di puntagli gli occhi addosso come se da un momento<br />

all’altro s’aspettasse una rivelazione. Mentre il padre era sulle sue,<br />

mostrava una sicurezza eccessiva, non necessaria per l’occasione.<br />

Teresa che scambiava con dolcezza frasi con la futura suocera e la<br />

mamma, appoggiando di tanto in tanto la mano sul braccio di<br />

Alberto, come un gesto quasi protettivo, rassicurante. Sembrava<br />

non interessata, invece era molto attenta alla conversazione non<br />

fatta solo di parole, ma anche di gesti e atteggiamenti e silenzi, che<br />

avevano imboccato l’avvocato, Alberto e il commissario.<br />

Così alzati i tre si spostarono nel salotto.<br />

“Commissario le volevo dire, che sono rimasto turbano per<br />

l’orrendo crimine del Garetta. Lo difenderò si, farò di tutto per<br />

fargli dare il minimo della pena a lui e alla moglie, questo però<br />

non diminuisce il reato, che gli ho consigliato di ammettere nel<br />

concordato.”<br />

“Il Garetta è un personaggio tutto da scoprire, per i lavori che lui<br />

eseguiva in maniera saltuaria, non poteva mai permettersi tutta<br />

quella tecnologia in casa, acquistata tutta insieme e da poco.<br />

Sicuramente saprà, il materiale pornografico che teneva in casa e<br />

che i bambini ormai vedevano come se fossero Le avventure di<br />

Pinocchio e La principessa sul pisello. Le confesso una cosa<br />

avvocato, credo di avere fatto male ad arrestare il Garetta.<br />

33


Riconosco che sta volta ho agito alla sanfasò, normalmente non è<br />

cosa mia.”<br />

“Come mai? Se mi è lecito chiedere!”<br />

“No, addumanni pure. Le spiego, ho il sospetto che il Garetta<br />

aveva avuto l’incarico di qualche sirbizo speciale, tanto da<br />

incassare tutto quel denaro. Pertanto bastava seguirlo, osservarlo<br />

per farci scoprire di che si trattava. E siccome né a Liana né nelle<br />

vicinanze ci sono stati atti d’intimidazioni, né furti, allora viene<br />

facile concludere che il Garetta, Giugiù, ha fatto un salto di<br />

qualità, che so, come assistere a qualche latitante …”<br />

Alberto divenne una statua, non muoveva nemmeno le pupille<br />

degli occhi. L’avvocato fece due mosse di scatto e riprese:<br />

“Se la sua intuizione è giusta allora è stata un’occasione mancata!”<br />

“Sicuro che il suo arresto ha provocato l’allarme. Ora, ho pensato<br />

possibile ad un suo aiuto, per convincere Giugiù a collaborare.”<br />

“Possiamo discuterne! Perché no?”<br />

Furono interrotti dalle donne che s’intromisero tra i tre.<br />

Nena era tutta presa dal suo consuocero e si volse diretta a lui.<br />

Teresa parlò con Alberto che sembrava avere preso subito il<br />

controllo di ogni suo muscolo. E la signora si rivolse con grazia al<br />

commissario:<br />

“Vedo che avete preso confidenza. Spero che non vi abbiamo<br />

interrotto una conversazione di lavoro?! Lo sa che il mio Alberto<br />

ha avuto uno stress emotivo non indifferente dopo la morte del<br />

suocero? Dietro quell’armatura di maschio sicuro vi è sempre il<br />

cuore nobile del mio bambino. Mi portava a casa i suoi amichetti,<br />

tutti di famiglie umili, spesso capitava che li facevo mangiare con<br />

lui. Tanto che non avrei mai pensato che avrebbe intrapreso la<br />

strada del padre, credevo che imboccasse quella ecclesiale. Il buon<br />

Dio non lo ha chiamato; significa che il suo destino era legato a<br />

questa magnifica donna.”<br />

Montalbano arrideva per fare contenta la signora, ma il suo intento<br />

era quello di approfittare di quell’unica occasione d’indagine sulla<br />

morte di Fifì e i retroscena dei Spatolisano. Mentre sintiva la<br />

34


signora taliava attentamente Teresa, con gli occhi sembrava<br />

chiederle aiuto, tantoché, come fu e come non fu, la picciotta si ci<br />

avvicinò.<br />

“Come va?”<br />

“Bene bene, e che già vorrei andare …”<br />

“Anche noi, penso, che dobbiamo andare. Sa, mio marito domani<br />

ha un udienza importante e vuole essere fresco ed energico per<br />

l’arringa.”<br />

La signora Spatolisano si dilungava nei discorsi aprendo sempre<br />

incidentali e percorsi nuovi. Montalbano stampava quella sua arri<br />

satina, ma ogni tanto lanciava il suo S.O.S. a Teresa.<br />

“Alberto, tu rimani un altro po’?”<br />

“No, Teresa sono spiacente, ma anch’io dovrò andare!”<br />

“Solo che prima di andare voglio chiederti una cortesia.”<br />

“Con grande piacere, di che si tratta?”<br />

“Vorrei visitare lo studio di tuo padre toccare le sue cose,<br />

ricordarlo un po’… Però se non è il momento sarà per un’altra<br />

volta.”<br />

“Mi può fare solo piacere!”<br />

Teresa con un sorriso di tenera gratitudine si appoggiò nel braccio<br />

di Montalbano, il quale non poté fare a meno di sentire quel seno<br />

ciruso, che gli causò un forte turbamento mascolino. Pensava che,<br />

queste cose apparentemente innocenti, le fimmine le fanno<br />

apposta perché lo sanno cosa ci succede agli omini e accussì<br />

s’addivertono. Questa distrazione non gli permise di notare la<br />

reazione di Alberto, però a quanto sembra tutta la premura di<br />

andare gli era finita di botta. Così pure al padre che aveva le<br />

orecchie tise come un cane cirneco e aveva seguito tutto.<br />

Teresa fece strada a Montalbano.<br />

“Tua madre mi diceva che si chiudeva a chiave quando era<br />

dentro.”<br />

“Si, sempre, io dovevo bussare e attendere che aprisse, una sola<br />

volta è capitato che si è dimenticato proprio la chiave in esterno.”<br />

Arrivati davanti lo studio Teresa continua:<br />

35


“Ecco questa volta è molto strano perché la chiave è all’interno,<br />

ma lo studio era aperto.”<br />

“Le coincidenze ora sono tre: Alberto sente il bisogno del bagno,<br />

mentre tuo padre ha l’attacco epilettico, dimentica la porta aperta e<br />

la chiave in esterno.”<br />

“E con questo? La vita è colma di queste coincidenze!” Disse con<br />

la sua impermeabile sicurezza Alberto. Entrati dentro sembrava<br />

percepire ancora lo spirdo di Fifì in ogni mobile e oggetto, anche<br />

nell’ario.<br />

“Mi chiedo, come lo passava il suo tempo, chiuso qui dentro?”<br />

“Leggeva il giornale, il quotidiano e ascoltava musica. Da fuori<br />

sentivamo questa musica. Ci deve essere il suo mangianastri<br />

proprio nella scrivania. Eccolo! E’ ancora attaccato alla corrente.”<br />

Montalbano si avvicina a Teresa e sente turbare il profumo della<br />

sua pelle, ma non perde la concentrazione, perché quella scoperta<br />

capisce che è risolutoria.<br />

“Che musica ascoltava, sono curioso?”<br />

Teresa stava armeggiando quando il commissario ci levò di mano<br />

l’apparecchio:<br />

“Scusami!”<br />

La cassetta era senza alcuna intestazione di quelle accattate<br />

vacanti. Il commissario riavvolse il nastro e mise play:<br />

-“Uno, due, tre prova …<br />

clic …<br />

(un rumore lontano, si percepisce che sono due giri di serratura)<br />

Alberto, ti ho aspettato che uscivi dal bagno per dirti due<br />

paroline. Entra!<br />

-Lasciami in pace una buona volta!-<br />

-Non posso lasciarti in pace, tu hai in ostaggio il mio tesoro.-<br />

-Io non tengo nessuno in ostaggio, noi ci amiamo, pazzo!-<br />

-Non offendere. Ascolta! … ”<br />

Alberto è completamente a disagio ed è agitato, con una mossa<br />

fulminea ruba di mano l’apparecchio e tenta la fuga, ma proprio<br />

davanti la porta s’imbattè con il padre che lo ha bloccato.<br />

36


“Dove credi di andare? Stupido!”<br />

Gli toglie l’apparecchio e lo porge a Montalbano.<br />

“Commissario accenda pure.<br />

“Grazie avvocato, ma suo figlio ha già confessato con questo<br />

gesto!”<br />

Teresa aveva stampato nel volto la rabbia e la delusione di<br />

quell’uomo così tanto amato che le aveva mentito sull’evento più<br />

importante della sua vita: la morte del padre! Riuscì solo a dire:<br />

“Alberto?”<br />

Il commissario risistemò il cordone della corrente e il<br />

mangianastri ripartì:<br />

-“ … Io sono disposto a darvi tutti i soldi, fino all’ultimo, ad un<br />

solo patto d’onore tra noi due.<br />

-Ma quale patto si può fare con te, che non mantieni la parola<br />

data!-<br />

-Io la parola l’ho sempre mantenuta. E’ stato quel gran massone<br />

di tuo padre che mi ha fatto cambiare le carte in tavola. E capisco<br />

che ormai la mia condanna a morte è segnata, ma così non avrete<br />

mai i soldi! Una sola condizione chiedo in contropartita e non<br />

solo ti do tutto ma anche questa: la prova che tuo padre è il<br />

portatore delle trattative della mafia. Questo è il pizzino che ho<br />

sottratto dalla sua borsa un giorno ospite qui, mentre credevate<br />

che io non ci fossi, o poco ve ne importava.-<br />

-Quale è questa condizione?-<br />

-Devi lasciare Teresa!-<br />

-Mai!-<br />

-Allora non mi rimane altro che portare tutto al mio amico<br />

Montalbano! Sono costretto dalla vostra condanna a morte a<br />

denunziare tutto.”<br />

Ci fu il rumore inequivocabile di una colluttazione e il ringhio di<br />

Alberto:<br />

-Pazzo, Pazzo! T’ammazzo questa volta!-<br />

Dopo un po’ mentre si sentivano ancora colpi, il netto rumore<br />

della porta che si apre.<br />

37


-Alberto?!-<br />

-Teresa … ho sentito un tonfo e … l’ho trovato a terra svenuto, è<br />

inutile, non riesco a farlo rinvenire … -<br />

-Mio dio!-<br />

-Portiamolo subito in ospedale!-<br />

-Papà! Papà!”<br />

Il nastro girò ancora ma non vi era più niente inciso, solo il<br />

silenzio di una casa vuota.<br />

“Dottore Montalbano, i soldi in questione non erano così tanti, ma<br />

i miei clienti ragionano diversamente dagli uomini d’affari<br />

comuni, ne fanno una questione d’onore.”<br />

…<br />

Dopo qualche mese Teresa andò a trovare Montalbano.<br />

“Un giorno presa dalla nostalgia andai a prendere un vaso con i<br />

sassolini e sotto ho trovato questi!”<br />

Mostrò pietre preziose e monete d’oro.<br />

“Non mi appartengono! I sassolini sono il vero tesoro che mi ha<br />

lasciato papà!”<br />

Fine<br />

NOTA DELL’AUTORE<br />

Chiedo pirdunanza al Maestro Andrea Camilleri per questo atto di presunzione, è<br />

stato solo un atto d’amore verso la sua Arte e prometto solennemente di non farlo più.<br />

Siculiana, 22 luglio 2009<br />

Alphonse Doria<br />

38

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!