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statti attento da me - Amlo

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E soprattutto, e questo don Giovanni lo aveva capito al punto <strong>da</strong><br />

costruirci sopra una vera e propria fortuna, per essere incensati.<br />

Volevano sedere tutti vicino al tavolo del prefetto, del magistrato<br />

d’assalto, del direttore di giornale, dello sceneggiatore Rai, e volevano<br />

che don Giovanni gli riservasse se non proprio lo stesso, al<strong>me</strong>no un<br />

tratta<strong>me</strong>nto simile a quello dei vip cittadini. Avevano bisogno che<br />

qualcuno si ricor<strong>da</strong>sse il loro no<strong>me</strong> e la loro qualifica, buongiorno<br />

architetto buonasera ingegnere, ed erano disposti a pagare qualunque<br />

cifra se gli ricor<strong>da</strong>vi avvocato è arrivato quel caciocavallo po<strong>da</strong>lico che<br />

le è tanto piaciuto il <strong>me</strong>se scorso.<br />

Era una cosa che i ristoratori più furbi capivano all’inizio della loro<br />

attività, e che faceva la differenza tra successo e falli<strong>me</strong>nto, tra l’an<strong>da</strong>re<br />

alla grande e il vivacchiare. In fin dei conti, la gente era capacissima di<br />

mangiare a casa propria; non co<strong>me</strong> una volta, per carità. Uno dei motivi<br />

del successo della Taverna era il fatto che si servivano piatti tipici che<br />

ormai erano più rari ed esotici del kebab o del bami goreng. La pasta e<br />

patate, per esempio, chi la faceva più? E le pizzelle fritte con la salsa? O<br />

la genovese, che ci <strong>me</strong>tteva due giorni a cuocere e poi ti puzzava la casa<br />

che il condominio ti faceva un’assemblea contro, manco ti fossi mangiato<br />

la figlia di quello dell’attico? Don Giovanni aveva trovato l’esotico nella<br />

cucina di sua mamma, di sua nonna e di sua moglie; natural<strong>me</strong>nte, la<br />

gente non era più abituata. Trovava la genovese e il ragù indigeribili, la<br />

pasta e patate insipi<strong>da</strong>, i fagioli con le cotiche pesantissimi, e il pane<br />

giallo rarissimo che portava a tavola era accolto <strong>da</strong> cori di stupore e salve<br />

di compli<strong>me</strong>nti, però alla fine del pranzo lo trovava là intatto, nella<br />

migliore delle ipotesi appena sbocconcellato. Lui se ne fotteva, lo<br />

<strong>me</strong>tteva in conto a un prezzo assurdo e poi riciclava gli avanzi nelle<br />

polpette o co<strong>me</strong> arragana per le verdure al forno.<br />

E tuttavia la portata principale, la più ambita del <strong>me</strong>nù della Taverna<br />

era sempre e comunque l’accoglienza, la sensazione che la gente ricavava<br />

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