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Invece, <strong>da</strong> vero rivoluzionario, Michelone non disse neanche una parola<br />
e lo colpì con ferocia con la mazza, prendendolo sulla spalla e<br />
fracassandogliela con un crac che aveva poco di verosimile. Lo sguardo<br />
sperduto di Giggino prima di crollare a terra diceva chiara<strong>me</strong>nte perché?, e<br />
fu l’utlima cosa che vide prima che Michelone si girasse e si dirigesse<br />
verso gli altri giocatori. Fece il culo a tutti, e quelli che non riuscì a<br />
ciaccare e lasciare a terra scapparono terrorizzati, cominciando così a<br />
seminare in giro la leggen<strong>da</strong> della cattiveria ferina di Michelone, che<br />
ormai tutti avrebbero chiamato ‘o scemo soltanto alle spalle, e soltanto<br />
dopo essersi assicurati che Gioggiò non fosse nei paraggi.<br />
Da allora, tutte le estati, quando lo vedeva arrivare <strong>da</strong>lla città, Michelone<br />
gli faceva le feste co<strong>me</strong> un cane, convinto che l’amico di città fosse<br />
l’unico che gli volesse bene vera<strong>me</strong>nte, e ogni estate <strong>me</strong>nava qualcuno<br />
che, secondo lui, aveva guar<strong>da</strong>to storto il suo <strong>me</strong>ntore. Poi c’erano altri<br />
lati positivi della storia per Gioggiò. Con gli anni, Michelone si era<br />
dedicato anima e corpo all’unico lavoro che era riuscito a trovare, vale a<br />
dire il buttafuori nelle discoteche della costa, e questo per Gioggiò<br />
significava entrare gratis, bere gratis, conoscere tutte le cubiste e, spesso e<br />
volentieri, calarsi gratis: una vera pacchia, e poi poteva anche litigare con<br />
chi voleva, tanto c’era chi gli copriva le spalle. Anche perché nel suo<br />
lavoro il gigante obeso era bravissimo.<br />
Crescendo, era diventato alto quasi due <strong>me</strong>tri, si era coperto di tatuaggi<br />
ed era sempre più grasso; se <strong>da</strong> una parte la cosa, ovvia<strong>me</strong>nte, gli faceva<br />
perdere in agilità, <strong>da</strong>ll’altra il semplice sposta<strong>me</strong>nto della sua massa<br />
incuteva timore alla vista e, in caso di rissa, garantiva un effetto di<br />
cavalleria pesante anche su gruppi di una decina di napulilli ubriachi e<br />
molesti. Portava sempre la pistola (e alla caviglia un coltellaccio <strong>da</strong> sub),<br />
ma non aveva mai dovuto usarla, anche se spesso e volentieri la<br />
sventolava in faccia alla gente, e aveva avuto il culo clamoroso di non<br />
essere mai stato fermato non dico <strong>da</strong>i carabinieri, ma neanche <strong>da</strong> una<br />
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