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svantaggio di Gioggiò, che aveva costante bisogno di protezione, quando<br />
era al paese. Una volta gli avevano fregato pratica<strong>me</strong>nte tutto: scarpe,<br />
jeans, giubbotto, maglietta, poi l’avevano preso a calci in culo per un’ora<br />
intera e l’avevano riman<strong>da</strong>to a casa della nonna in mutande e piangente.<br />
Da allora tutta la sua vita paesana si era dedicata a fare il lavaggio del<br />
cervello a Michelone. Gli aveva fatto una testa così per un’ estate intera:<br />
Michelo’, questi ti sfottono alle spalle, questi chiamano puttana a tua<br />
mamma, Michelo’ la gente fa schifo, Michelo’ ti vogliono sparare appena<br />
ti giri. Questo curioso lavaggio del cervello cominciò a funzionare un<br />
giorno in cui a Michelone fregarono la bicicletta. Gioggiò lo convinse che<br />
erano stati quelli (che poi erano quelli che l’avevano man<strong>da</strong>to a casa co<strong>me</strong><br />
un ver<strong>me</strong> singhiozzante). Il ciccione usci di casa furioso, raccolse una<br />
mazza e uscì per an<strong>da</strong>re a cercare quelli. Li trovò che giocavano a pallone<br />
(un San Siro che avevano fregato a Gioggiò, ovvia<strong>me</strong>nte), e quando li vide<br />
che lo salutavano senza insultarlo fu lì lì per unirsi alla partita; poi uno di<br />
loro commise l’errore della sua vita: gli passò il pallone, ma il tiro gli uscì<br />
troppo teso e colpì Michelone dritto sul naso, facendoglielo sanguinare. In<br />
quel preciso mo<strong>me</strong>nto, <strong>me</strong>ntre il suo naso faceva trac e gli occhi gli si<br />
annebbiavano, tutte le cose che il suo amico Gioggiò gli era an<strong>da</strong>to<br />
dicendo gli scoppiarono nel cervello insediandosi lì per sempre co<strong>me</strong><br />
schegge di granata. Era chiaro, lo stavano prendendo per culo, lo<br />
sfottevano alle spalle, gli avevano fregato la bici e adesso lo colpivano.<br />
A lui. Lo colpivano. Lo odiavano. Raccolse la mazza che aveva lasciato<br />
cadere per terra qualche istante prima e, fred<strong>da</strong><strong>me</strong>nte, si avvicino a<br />
Giggino, quello che gli aveva tirato il pallone sul naso. Questo capì subito<br />
le intenzioni di Michelone, ma commise un altro errore: quello di contare<br />
sulle regole delle risse che vigevano in paese, e che prevedevano cinque<br />
minuti buoni di schermaglie verbali. Dall’escalation di insulti si sarebbe<br />
passati alla mani, e, un attimo prima, pensava Giggino, si sarebbe voltato e<br />
sarebbe scappato, lasciando il ciccione a guar<strong>da</strong>rlo allontanarsi.<br />
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