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statti attento da me - Amlo

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casa, ma anche abbastanza sputtanati <strong>da</strong> far colpo sulle sciampiste che si<br />

portava a casa. A terra, un bel cotto rustico, e alle pareti affiches di<br />

Modrian, Klee e un paio di poster di Jim Morrison, che attrassero<br />

im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte l’attenzione di Opale. Oddio, a dire il vero, l’attenzione<br />

di Opale sembrava più che altro una sor<strong>da</strong> di sbigotti<strong>me</strong>nto ebete. Restò<br />

per una trentina di secondi a bocca aperta a fissare l’ombelico di Morrison,<br />

poi sospirò:<br />

“Uaaaaaa, ‘o cess….”, lasciando Marco, che stava per porgerle una Ceres<br />

fresca, co<strong>me</strong> congelato. Lo stupore di lui rispetto ai suoi comporta<strong>me</strong>nti<br />

così basic gli fece di colpo tralasciare l’aspetto oggettiva<strong>me</strong>nte pericoloso<br />

della faccen<strong>da</strong>. Era lì, nel suo apparta<strong>me</strong>nto in centro, con una minorenne<br />

minorenne, non una che era lì lì per compiere diciotto anni, no, una<br />

minorenne vera, di quelle che si va in galera co<strong>me</strong> niente, anzi peggio, si<br />

va sui giornali, che in città erano peggio del gabbio, che al<strong>me</strong>no <strong>da</strong>l<br />

gabbio uscivi. E lui, co<strong>me</strong> a uno stronzo, a quella minorenne stava<br />

offrendo <strong>da</strong> bere una birra. Passò in rassegna le possibili linee difensive <strong>da</strong><br />

usare in tribunale in sua discolpa (<strong>da</strong> signor giudice, e che ne sapevo io<br />

che quella teneva sedici anni, a è quella è colpa dei genitori, che mo’ si<br />

man<strong>da</strong>no in giro le ragazzine combinate di quella maniera?), ma lo<br />

stordi<strong>me</strong>nto non passò, anzi. Mentre Opale accendeva il suo plasma 42<br />

pollici e <strong>me</strong>tteva su Italia Uno (e si <strong>me</strong>tteva a guar<strong>da</strong>re i cartoni!<br />

Gesùgiuseppemmaria, i cartoni!), mollò la birra nel lavello e decise di<br />

scendersi un altro campari e gin per farsi coraggio.<br />

Lo bevve tutto d’un fiato, e se ne preparò im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte un altro,<br />

stavolta esagerando col gin; col bicchiere in mano, le si accostò sul divano<br />

e cercò di toglierle il telecomando.<br />

“Dai, Opale, spegni sto cazzo di coso e sentiamo un po’ di musica!”<br />

“Non ci pensare proprio, tu e quella musica di vecchi che ti senti tu”<br />

“Ed<strong>da</strong>i, la musica la scegli tu, basta che spegni sto televisore”<br />

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