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Il caro Gioggiò, che non si aspettava un comporta<strong>me</strong>nto tanto caloroso<br />
<strong>da</strong> parte di Marco, uno che era famoso per la sua puzza sotto al musso,<br />
all’inizio si voltò per vedere se quella persona insolita<strong>me</strong>nte loquace e<br />
cortese stesse vera<strong>me</strong>nte parlando con lui.<br />
“Carissimo Gioggiò”, lo incalzò Marco, <strong>me</strong>ttendogli una mano sulla<br />
spalla e sfoderando un sorriso <strong>da</strong> seminarista.<br />
“Vuoi un tavolo per te e gli amici? Certo che una telefonata la potevi fare<br />
eh!”<br />
“Noi vera<strong>me</strong>nte”, rispose Gioggiò.<br />
“Vabbe’ vabbe’ vediamo che possiamo fare eh? Per te questo e altro!”,<br />
<strong>me</strong>ntì Marco, e si girò a chiamare il ca<strong>me</strong>riere più vicino, ordinandogli di<br />
far fretta al tavolo dell’avvocato De Giorgi, che era <strong>me</strong>zz’ora che<br />
stavano lì a cincischiarsi con gli amari e le grappe.<br />
Nel frattempo Gioggiò non stava più nella pelle. Essere accolti così<br />
amichevol<strong>me</strong>nte alla Taverna Don Giovanni era una cosa rarissima,<br />
riservata in genere al sin<strong>da</strong>co, al prefetto e a poche altre personalità: in<br />
genere ti facevano aspettare fuori, e se eri un pezzo di <strong>me</strong>dia grandezza<br />
in città al massimo ti toccava un vassoietto di fritture e un prosecchino<br />
per ingannare il tempo durante l’attesa. Ora, la fortuna aveva voluto che<br />
il povero Gioggiò, in città, non rientrasse in nessuna delle classifiche di<br />
quelli che contavano. Per lo più si arrangiava, co<strong>me</strong> Marco sapeva bene,<br />
con giri di fatture false, piccoli babbà con gli enti locali e cose varie. Tra<br />
le cose varie rientrava un giretto di bamba che gli garantiva un piccolo<br />
introito settimanale; niente di che, non più di quattro o cinque grammi la<br />
settimana, che lui scremava per farci uscire <strong>da</strong> tirare e poi rivendeva a<br />
prezzi esagerati a pochi amici suoi coi soldi (e total<strong>me</strong>nte sprovvisti dei<br />
contatti giusti) che <strong>da</strong> due anni sniffavano talco e aspirina convinti di<br />
essere cocainomani.<br />
E quella sera Gioggiò, che aveva appena avuto il suo in fatto di droghe<br />
pesanti, si sentiva il padrone del mondo: final<strong>me</strong>nte Aldo, il suo collega<br />
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