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E urlava tal<strong>me</strong>nte forte che l’unico grido sensato (l’al ladro! iniziale) era<br />
stato ormai di<strong>me</strong>nticato <strong>da</strong>gli astanti e <strong>da</strong>i passanti. Tutta rossa in faccia,<br />
si agitava scuotendo le persone che le si avvicinavano continuando a<br />
urlare il suo “Marooooooo’ Marooooooooo’” che però stava<br />
gra<strong>da</strong>ta<strong>me</strong>nte trasformandosi un un “AO’! AOOOO’”, tanto che, a un<br />
certo punto, un tipo sui sessant’anni che evidente<strong>me</strong>nte aveva visto<br />
troppi film polizieschi le si avvicinò e le diede due schiaffi, forse<br />
aspettandosi che lei si calmasse. In realtà, quello che il volonteroso<br />
signore aveva scambiato per una crisi di nervi era una reazione normale<br />
per la signora Car<strong>me</strong>la, la tabaccaia del quartiere, terrore dei ragazzini<br />
col pallone del cortile di fianco ai quali aveva sequestrato circa seicento<br />
super santos; la signora Car<strong>me</strong>la era una incazzosa (diciamo pure una<br />
vecchia stronza, che le parole ci sono e vanno usate) e quindi reagì ai due<br />
schiaffi del vecchio nell’unico modo che conosceva, cioè con violenza<br />
livi<strong>da</strong> e rancorosa. Prima ancora di ri<strong>me</strong>ttersi <strong>da</strong>l secondo schiaffo, colpì<br />
il vecchio (lo stimato ex impiegato del Comune don Massimino Procacci,<br />
molto benvoluto nella zona, con un figlio drogato e uno cornuto) con un<br />
calcio nelle palle che lo mandò steso a terra, poi gli saltò addosso e<br />
cominciò a cavalcarlo, co<strong>me</strong> mimando un vomitoso amplesso della terza<br />
età, e a sputargli in faccia. Fu a questo punto che Lucio sentì il richiamo<br />
del sangue e decise che era ora di intervenire, anche perché, insomma,<br />
c’era Anna presente e bisognava mostrarsi eroici, o al<strong>me</strong>no il <strong>me</strong>no<br />
cacasotto possibile. Si avvicinò alla vecchia, che stava ormai cercando di<br />
strangolare don Massimino, e cercò di prenderle un braccio; lo fece, tutto<br />
sommato, dolce<strong>me</strong>nte, ma sembrò che la cosa facesse imbufalire ancora<br />
di più la signora Car<strong>me</strong>la, che gli infilò un ditò nell’occhio destro. E rise.<br />
Lucio sembrò impazzire di dolore. Urlò a squarciagola:<br />
“Ma ‘sta zoccola ‘e m<strong>me</strong>r<strong>da</strong> m’ha cecato n’occhio!”<br />
E tirò un calcio. Solo che aveva un occhio accecato <strong>da</strong>l sangue e le mani<br />
a coprigli l’altro sano, non sia mai la vecchia puttana avesse deciso di<br />
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