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statti attento da me - Amlo

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per<strong>me</strong>ttersi, alla facciaccia nostra. Chi di loro, ad esempio, aveva la<br />

barca, si concedeva lunghe crociere: chi era single an<strong>da</strong>va a fare il<br />

playboy a Capri, chi si comprava il ferrarino passava ore a cavalcarlo,<br />

magari scarrozzando un bel po’ di zoccole. Invece questi sembravano<br />

sempre in affanno. Avevano la barca ma poi non trovavano il tempo di<br />

an<strong>da</strong>rci. Si compravano la villa a Positano ma ci an<strong>da</strong>vano solo per<br />

ricevere qualcuno <strong>me</strong>no ricco di loro <strong>da</strong> impressionare; poi, quando si<br />

facevano l’amante, finivano sempre per prendersi qualche cesso astioso,<br />

in genere un clone della moglie, il cesso astioso che avevano appena<br />

mollato a casa con quei cessi astiosi dei figli. Insomma, per quanto ne<br />

sapeva lui, facevano una vita di <strong>me</strong>r<strong>da</strong>. Infatti, invece di ballare e farsi<br />

due cannette, bersi un bel camparuccio e gin e <strong>da</strong>rsi alla pazza gioia nel<br />

superattico di Luna, stavano tutti impalati a scrutarlo, nella speranza di<br />

poterlo piazzare in fretta su un gradino a loro noto della scala sociale<br />

cittadina. Poveracci, sorrise tra sé, e ricambiò l’abbraccio della<br />

festeggiata, evitando di sottrarsi all’indugiare delle rispettive zone<br />

pubiche. Venne presentato a tutti, <strong>me</strong>ntre Anna e Luana gli saltellavano<br />

intorno co<strong>me</strong> due pettirossi ritar<strong>da</strong>ti e a tutti strinse la mano evitando<br />

accurata<strong>me</strong>nte di <strong>da</strong>re confidenza. Appena si accorse che gli invitati<br />

erano per la maggior parte colleghi di lavoro di Anna al giornale e la<br />

conversazione iniziò a virare sul lavorativo, Totonno si fiondò sul buffet,<br />

si preparò un Martini co<strong>me</strong> si deve e si sparò una <strong>me</strong>zza dozzina di<br />

rustici e tre o quattro mignon. Anche col cibo, ebbe la conferma che il<br />

livello si era abbassato, e che ormai a una certa quantità di denaro non<br />

corrispondeva un equivalente tenore di vita. Prima o poi doveva<br />

succedere: i soldi erano riusciti a bastare a sé stessi, erano riusciti a<br />

essere importanti a prescindere <strong>da</strong>lla qualità di vita che ti potevano<br />

procurare, e il risultato era che in quell’attico plurimiliar<strong>da</strong>rio il mangiare<br />

faceva schifo esatta<strong>me</strong>nte co<strong>me</strong> a casa sua, o alla festa di laurea di sua<br />

cugina.<br />

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