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statti attento da me - Amlo

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“E si chiama Luna?<br />

“Bello eh?”<br />

“Co<strong>me</strong> bello, eh? Che, mo’ una piglia e si chiama Luna?”<br />

“Guar<strong>da</strong>, è un no<strong>me</strong> che le sta benissimo, che lei si occupa di arte e<br />

cultura al giornale, no? E insomma è qua vicino a <strong>me</strong> te la passo così te<br />

lo dice stesso lei!”<br />

“No no, che mi passi, ue’ scema..”, balbettò Totonno, poi sentì<br />

<strong>da</strong>ll’altro capo del filo la cornetta che cambiava mano con un rumore<br />

incredibile (le femmine sembrava sempre che il telefono se lo lanciassero<br />

<strong>da</strong> un capo all’altro della stanza) e una voce acutissima gli urlò nelle<br />

orecchie:<br />

“Poooonti? Andònio?”<br />

“Ue’ ciao”, rispose lui più imbarazzato che scocciato.<br />

“Sciaaaao bello. Seeenti, allora stasera ti aspetto eh? Anna mi ha<br />

raccontato tutto, brutto fetentone, non vedo l’ora di conoscerti, allora<br />

sciaaao, eh, ti aspetto mi raccomando eh?”, e passò di nuovo la cornetta<br />

ad Anna, non senza prima averla fatta cadere sei o sette volte <strong>da</strong> quella<br />

che sembrava co<strong>me</strong> minimo un’altezza di tre piani.<br />

“Allora ti vengo a prendere alle diesci, vabbene amore?”, gli strillò<br />

Anna, evidente<strong>me</strong>nte contagiata <strong>da</strong>l vortice di decibel della festeggiata.<br />

“MA co<strong>me</strong> alle dieci? E poi mica ho detto che ci vengo, scusa”<br />

“Alle diesci allora, sciaoooo”.<br />

Click. Totonno restò a fissare la cornetta per qualche secondo. Anna<br />

l’aveva fregato, in qualche modo. Non aveva nessuna voglia di an<strong>da</strong>re a<br />

quella festa, ma ne aveva ancor <strong>me</strong>no di chiamarla per spiegare che non<br />

aveva voglia di an<strong>da</strong>re. E poi, cazzo, alle dieci. C’era sto cazzo di vizio,<br />

in città, di uscire di notte, e Totonno non se lo era mai riuscito a spiegare.<br />

Se avesse avuto voglia di parlare, avrebbe chiesto a Anna: scusa, ma<br />

com’è che ci si deve vedere alle dieci? Ma tu, i tuoi amici, la mattina non<br />

dovete an<strong>da</strong>re a lavorare? A che ora vi presentate in ufficio, tutti? A<br />

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