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statti attento da me - Amlo

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quell’orologio addosso si sarebbe sentito a disagio. Semplice<strong>me</strong>nte, era<br />

troppo per lui, e lui non voleva fare la fine di Stefanello.<br />

Stefanello era uno del bar che ancora non si era rassegnato alla<br />

disoccupazione, perciò faceva quanto di peggio poteva fare un<br />

disoccupato a vita: cercava di sembrare uno che lavorava. Indossava dei<br />

completi in tinta, ma erano completi <strong>da</strong> quattro soldi, e si vedeva. Lo<br />

tradivano le scarpe <strong>da</strong> <strong>me</strong>rcatino, la barba incolta e soprattutto lo sguardo<br />

con l’occhio lucido, co<strong>me</strong> se fosse sempre lì lì per <strong>me</strong>ttersi a piangere. Al<br />

polso portava anche lui un vecchio O<strong>me</strong>ga, forse del padre morto o di<br />

qualche zio morto; paradossal<strong>me</strong>nte, essendo quell’orologio l’unica cosa<br />

all’altezza dell’immagine che voleva <strong>da</strong>re di sé, finiva con l’essere la<br />

cosa che stonava di più, e che finiva col tradirlo perfino agli occhi di chi<br />

non lo conosceva. Co<strong>me</strong> per l’incidente di Lucio, il lavoro di Stefanello<br />

era uno dei tabù del bar. Erano per<strong>me</strong>ssi vaghi accenni:<br />

“La fatica, Stefane’? Ttappost?, questo era il massimo concesso, al<br />

quale lui rispondeva immancabil<strong>me</strong>nte col segno del pollice in su, un<br />

occhei ragazzi che puzzava di morte lontano un chilo<strong>me</strong>tro. Totonno non<br />

si sentiva migliore di lui, per amore di dio, però non si sentiva capace di<br />

fingere di essere un uomo impegnato; per co<strong>me</strong> la vedeva lui, la recita di<br />

Stefanello non era solo patetica: era anche faticosa. Gli toccava girare in<br />

giacca e cravatta, inventarsi le peggio palle, trascinarsi dietro una<br />

ventiquattrore (che Totonno immaginava sempre co<strong>me</strong> quella di Lionel<br />

Hutz, piena di ritagli di vecchi giornali), insomma era una finzione che<br />

riusciva a racchiudere in sé i lati peggiori del lavoro e della<br />

disoccupazione. Era anche vero, rifletté accendendosi una sigaretta e<br />

continuando a fissare la busta rigi<strong>da</strong> coi manici di cor<strong>da</strong>, che la<br />

disoccupazione si affrontava <strong>me</strong>glio con i soldi in tasca. Abituato <strong>da</strong><br />

sempre a vivere con niente, Totonno non riusciva a scialacquare i soldi<br />

che aveva trovato. Era <strong>me</strong>no ansioso, questo sì, che avere due lire <strong>da</strong><br />

parte fa sempre piacere, ma la sua vita era continuata identica. Sentì il<br />

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