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A <strong>me</strong>tà del bucchino che gli aveva fatto sotto la scrivania, il quasi<br />
dott. Delli Colli, suo esuberante e ancor piacente capore<strong>da</strong>ttore, le<br />
aveva fatto il culo senza neanche sputarsi sul cazzo; lei avrebbe anche<br />
protestato, non si fa così, al<strong>me</strong>no un po’ d’educazione, invece si era<br />
limitata a un cheffai che nelle sue intenzioni doveva risultare sexy.<br />
Lui le aveva <strong>da</strong>to giusto due botte, poi l’aveva girata e le aveva<br />
sburrato pratica<strong>me</strong>nte <strong>da</strong>ppertutto: in faccia, sui capelli, sul maglione:<br />
quasi non riusciva credere che <strong>da</strong> un cazzo di di<strong>me</strong>nsioni tutto<br />
sommato modeste potesse venir fuori tutta quella schifezza.<br />
Per un attimo, il suo cervello tornò al mo<strong>me</strong>nto in cui non si pensava<br />
in termini di inculate e sburro puzzolente: perché c’era stato un<br />
tempo in cui anzi si ragionava di mi piace non mi piace lo amo non lo<br />
amo. Non riusciva a ricor<strong>da</strong>re esatta<strong>me</strong>nte il mo<strong>me</strong>nto in cui le cose<br />
erano cambiate. Cambiate, pensò? Col cazzo che erano cambiate.<br />
Si erano capovolte.<br />
Da che era un problema baciare qualcuno che ti piace (e va bene,<br />
avevi quindici anni, è normale), era passata a se fare l’amore o no, poi<br />
se prenderlo in bocca, poi se fartici sburrare dentro, poi se ingoiare,<br />
poi se prenderlo nel culo, e a un certo punto, clic, non importava più<br />
neanche con chi, e neanche perché.<br />
Eppure non era una zoccola, di questo era sicura. Era solo che a un<br />
certo punto della sua vita le era sfuggito tutto di mano, era co<strong>me</strong> se<br />
non avesse più reale controllo su quello che faceva. C’era stato un<br />
fi<strong>da</strong>nzato, di quelli storici: sei anni sei, un record, e con lui non aveva<br />
mai scopato. Qualche pugnetta, una volta addirittura una spagnola,<br />
poi aveva fatto la fesseria di farsi sverginare <strong>da</strong>l garagista sotto casa.<br />
Quello forse era stato il mo<strong>me</strong>nto dell’impazzi<strong>me</strong>nto a cazzo di cane<br />
che ancora si portava dietro: il garagista se l’era cantata con tutto il<br />
quartiere e il suo fi<strong>da</strong>nzato era venuto a conoscenza di essere cornuto<br />
pratica<strong>me</strong>nte in tempo reale. Per lui, un grande dolore; per lei, una<br />
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