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co<strong>me</strong> carne <strong>da</strong> cannone, ma con le armi che gli sono più congeniali: la<br />
penna e il calamaio colmo d’inchiostro, co<strong>me</strong> un cor d’amor patrio<br />
pieno. Sembra che queste parole abbiano commosso il giovane a tal<br />
punto <strong>da</strong> far im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte ritorno alla casa paterna: co<strong>me</strong> sembra pure<br />
che, proprio in quei giorni, nu<strong>me</strong>rose altre tu<strong>me</strong>fazioni fossero apparse<br />
sul suo viso d’impegno acceso. In seguito a questo episodio, padre e<br />
figlio si avvicinano, e Augusto si presta di buon grado, dopo l’orario di<br />
scuola (alla quale si reca diligente al<strong>me</strong>no dieci giorni al <strong>me</strong>se, con<br />
ottimo profitto) a lavorare in bottega e, contemporanea<strong>me</strong>nte, a fornire<br />
lezioni gratuite di poesia a patriottismo ai giovani del suo quartiere, che<br />
però, ingrati e invidiosi, un giorno gli spezzano una gamba e lo buttano<br />
in una latrina, deridendolo e chiamandolo a più riprese ricchioncello. Fu<br />
forse questo episodio drammatico a convincerlo definitiva<strong>me</strong>nte che il<br />
popolo è una brutta bestia, che non va istruita ma coman<strong>da</strong>ta sicco<strong>me</strong><br />
gregge, e potrebbe spiegare in parte al sua entusiastica adesione, qualche<br />
anno dopo, al neonato partito fascista. E fu forse la gagliardia di quegli<br />
anni, il fuoco che entro di noi ardeva, caldo sicco<strong>me</strong> un focolare e<br />
violento sicco<strong>me</strong> un sole cocente, che lo convinse a fon<strong>da</strong>re una<br />
squadraccia, <strong>da</strong> lui stesso denominata I Littori, co<strong>me</strong> gli storici portatori<br />
dei Fasci in epoca romana, e organizzare spedizione punitive. Per la<br />
verità di spedizioni vere e proprie i Littori ne compirono soltanto una, e<br />
non fu propria<strong>me</strong>nte un successo: sembra che il giovane Augusto e gli<br />
altri due Littori, tali Toni lo sciancato e Ninuzzo l’assassino avessero<br />
deciso di assaltare la casa del popolo di un paese vicino.<br />
“Noi diamo l’assalto”, aveva tuonato Augusto, “e il popolo, stanco di<br />
questi plutocrati sovietizzanti, ci <strong>da</strong>rà manforte, o non mi chiamo più<br />
Augusto germano Poncarè!”.<br />
Così, in sella alle loro biciclette, i Littori, raggiunta la casa del popolo<br />
del paesino, sfon<strong>da</strong>no con un calcio il portone e irrompono gagliardi. Ci<br />
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