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statti attento da me - Amlo

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2.<br />

Giacomino Delli Colli, infilandosi in tasca il cellulare, si fregò<br />

<strong>me</strong>ntal<strong>me</strong>nte le mani. Ah, ecco<strong>me</strong> se era bravo nelle pubbliche relazioni,<br />

ecco<strong>me</strong>. Il giovane Stellato godeva di pessima fama, e Cantiamole<br />

chiare era un programma molto ambito, ma lui aveva appena ri<strong>me</strong>diato<br />

un invito alla trasmissione, e non aveva dovuto neanche chiedere, anzi.<br />

Stellato si era dimostrato subito estrema<strong>me</strong>nte disponibile: lo aveva<br />

salutato con affetto e l’invito a partecipare alla puntata della settimana<br />

seguente era partito proprio <strong>da</strong> lui, anzi, stava quasi per chiamarlo lui,<br />

quando si dice la telepatia, eh? Il quasi dottor Delli Colli non aveva<br />

avuto motivo di dubitare della sincerità delle parole di Stellato. Il<br />

giovanotto era un presuntuoso, e non si sarebbe mai lasciato an<strong>da</strong>re a una<br />

bugia così cordiale. Questo significava che Giacomo Delli Colli contava<br />

ancora qualcosa, nel ristretto mazzo di carte di quelli che facevano la<br />

storia della città. Per di più, l’invito era per la puntata speciale, quella che<br />

segnava l’inizio dei festeggia<strong>me</strong>nti cittadini (una settimana intera di<br />

eventi) in onore della più significativa celebrità locale, il fu Augusto<br />

Germano Poncarè, patriota, professore e poeta.<br />

Augusto Germano Poncarè era nato a Belluno nel 1903 dove i suoi<br />

poverissimi genitori erano emigrati per imparare l’arte della manifattura<br />

del gelato, ma ancora in fasce era tornato in città con la famiglia dopo il<br />

falli<strong>me</strong>nto del tentativo dolciario dovuto all’ostilità dei veneti e al fatto<br />

che i Poncarè, che parlavano solo dialetto, avevano scoperto che<br />

comunicando a gesti in una terra quasi straniera è difficile farsi affittare<br />

una ca<strong>me</strong>ra ammobiliata, figuriamoci sfon<strong>da</strong>re sul lavoro. Il giovane<br />

Augusto, quindi, poteva a tutti gli effetti ritenersi un concittadino, oltre<br />

che il padre spirituale, di <strong>me</strong>nti co<strong>me</strong> il magistrato Vegni, l’esimo direttor<br />

Canzella e il quasi dottor Delli Colli. L’imberbe Augusto sembra non<br />

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