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“Ti chiedo SCUSA, LUCIO!”, disse quasi urlando, e poi, ricolto agli<br />
altri:<br />
“Ve bene? Siete contenti mo’?”<br />
Lucio si alzò <strong>da</strong>l suo angolo e per la prima sembrò che i suoi occhi<br />
avessero ricominciato a percepire la realtà circostante. Puntò verso<br />
l’angolo dove era accasciato il nazzista con una velocità tale che due o<br />
tre persone fecero per fermarlo, convinte che volesse di nuovo avventarsi<br />
sul nemico ormai sconfitto. Invece lui si fermò, guar<strong>da</strong>ndo Alfredino<br />
<strong>da</strong>ll’alto in basso, gli tese la mano, lo fece alzare, e, nello stupore<br />
generale, lo abbracciò. Il nazzista rimase così, con le braccia tese<br />
nell’abbraccio sincero di Lucio, guar<strong>da</strong>ndosi intorno con aria incredula.<br />
Cercò di divincolarsi, ma Lucio non lo lasciò an<strong>da</strong>re, anzi lo strinse<br />
ancora più stretto. Fu a quel punto che Fonzo ‘a patana cominciò<br />
lenta<strong>me</strong>nte a battere le mani, prima piano, poi sempre più forte, prima <strong>da</strong><br />
solo, e in breve imitato <strong>da</strong> tutti i presenti alla scena. L’applauso crebbe di<br />
intensità per una decina di secondi, poi, quando cominciò a scemare,<br />
Lucio allontanò <strong>da</strong> sé Alfredino, gli afferrò le spalle e gli stampò due<br />
baci su entrambe le guance; lo guardo fisso per un mo<strong>me</strong>nto e gli disse:<br />
“Scusami Alfredi’, è colpa mia, so’ nu’ strunz, n’omm ‘ m<strong>me</strong>r<strong>da</strong>”, e<br />
cominciò, spudorata<strong>me</strong>nte, a piangere. Non scorsero fiumi di <strong>me</strong>lassa,<br />
ma ci mancò poco che si <strong>me</strong>ttessero a piangere tutti. Ci furono abbracci<br />
reciproci, giura<strong>me</strong>nti di eterna e fraterna amicizia, strette di mano, patti<br />
di sangue e fu perfino proposto un brindisi, che però cadde nel nulla, non<br />
essendo nessuno in grado di per<strong>me</strong>ttersi nem<strong>me</strong>no un’Asti Cinzano<br />
avanzato <strong>da</strong> Natale. Riconciliato con sé e col mondo, il gruppo si diresse<br />
final<strong>me</strong>nte verso l’esterno, dove li aspettavano i <strong>me</strong>no intimi, quelli che<br />
non erano stati am<strong>me</strong>ssi ad assistere alla composizione della lite. Ci<br />
furono cinque minuti di risate e perfino amichevoli sfottò e tutti erano<br />
felici e contenti e nessuno aveva chiamato le guardie; questo fino a che<br />
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