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statti attento da me - Amlo

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“Maro’, e che è sta schifezza?”<br />

“Co<strong>me</strong> che è? So’ i <strong>da</strong>tteri, ue’ Opale! Sono te ore che dici che vuoi i<br />

<strong>da</strong>tteri, eccoti i <strong>da</strong>tteri”<br />

“Ma che stai dicendo, questi mica sono i <strong>da</strong>tteri! Ma che schifo, maro’<br />

senti che puzza!”<br />

“Ma co<strong>me</strong>, ti giuro…”<br />

“Maro’ che schifezza!”<br />

Andò a finire che non erano i <strong>da</strong>tteri che voleva, ma le cozze, che<br />

ovvia<strong>me</strong>nte erano l’unico piatto assente <strong>da</strong>l <strong>me</strong>nù di quella do<strong>me</strong>nica:<br />

sai, quelle che si trovano in questi giorni sono quelle d’alleva<strong>me</strong>nto, non<br />

sanno di niente e perciò preferiamo proprio non servirle, gli aveva<br />

spiegato complice il maitre. Erano seguiti venti minuti in cui Marco,<br />

incazzato co<strong>me</strong> una bestia, le aveva chiesto al<strong>me</strong>no cento volte co<strong>me</strong> era<br />

possibile che avesse confuso i <strong>da</strong>tteri con le cozze, e cento volte che<br />

Opale gli aveva risposto che era pesante e vecchio; poi ancora una lite<br />

perché lei gli aveva chiesto di ordinare del Sassicaia, e appena l’aveva<br />

assaggiato aveva detto che era amaro e si era fatta portare una bottiglia<br />

magnum di coca cola (che, per inciso, neanche aveva toccato). Marco si<br />

era bevuto tutto il Sassicaia, aveva mangiato i <strong>da</strong>tteri, aveva pagato il<br />

conto e l’aveva riaccompagnata in città: durante le due ore che era durata<br />

la cosa, lei aveva passato il tempo china sul cellulare a man<strong>da</strong> re sms a<br />

chissà chi, com<strong>me</strong>ntando con ‘ uaaa toppa bello!, oppure con ‘ocess le<br />

prodezze linguistiche dei suoi corrispondenti.<br />

Da quel giorno Marco girava con un flacone di Gaviscon a portata di<br />

mano e quando era con lei o, più semplice<strong>me</strong>nte, la pensava, aveva<br />

bisogno di servirsene ogni dieci minuti. Eppure, ogni volta che Opale si<br />

presentava a casa sua e si chiudeva in cucina, gli spariva qualcosa.<br />

Pacchi interi di <strong>me</strong>rendine, un <strong>me</strong>zzo caciocavallo podolico, una salsiccia<br />

forte, quattro o cinque tavolette di cioccolata; all’inizio restò frastornato,<br />

poi capì che era Opale che si faceva fuori tutto appena nessuno la<br />

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