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ealtà), Gioggiò sentì che aveva qualcosa in mano, e in una frazione di<br />
secondo capì che era bamba, e che ce l’aveva <strong>me</strong>ssa Zlatan-Alberto.<br />
Cazzo se ne aveva bisogno. Bevve un altro sorso <strong>da</strong>l bicchiere,e questa<br />
volta non gli sembrò più così terribile, e poi le mucose, già secche per il<br />
terrore che gli aveva instillato il raccontino edificante, si erano<br />
ulterior<strong>me</strong>nte infeltrite quando avevano capito che le aspettava una bella<br />
innaffiata di cocaina. Anche generosa, gli sembrava, <strong>da</strong> quello che<br />
riusciva a sentire nel palmo della mano. Stava per an<strong>da</strong>re al cesso a<br />
rifocillarsi quando lo raggiunse Michelone. Era tutto su<strong>da</strong>to e rosso in<br />
faccia.<br />
“Tutto a posto Gioggiò?”<br />
“Io sì, e tu? Che hai fatto? E’ successo qualcosa?”<br />
“Ma no, niente, i napulilli hanno sparato a certa gente. Fesseria, un te<br />
ne incarica’. Hai palato co ‘o polacco?”<br />
“Che hanno fatto? Hanno sparato? Qua? Che è stato?”, urlò Gioggiò,<br />
che rischiava seria<strong>me</strong>nte il colpo apoplettico.<br />
“ Ti ho detto non te ne incaricare, hai capito Gioggiò? Non te ne<br />
incaricare, è tutto a posto. Stamm’ a sentere, hai parlato col polacco o<br />
no?”<br />
“Si, sì, ttappost, ho parlato. Mi chiamano loro.”<br />
“Buono, iamm. Meno male.”<br />
“Mamma mia, Michelo’, che storia che mi ha raccontato Alberto, poi ti<br />
racconto, m’è fatt’ caca’ sotto”<br />
“Ommaronna, t’ha fatto ‘o fatto dei serbi?”, disse Michelone,<br />
sorridendo chissà perché.<br />
“Eh. E poi non è polacco, Michelo’, quello mi sa che è croato.”<br />
“Seee, mo’ è croato. Chilo è polacco: sta qua <strong>da</strong> sei anni, che è venuto<br />
una volta a vedere il papa a Roma e non se è an<strong>da</strong>to più.”<br />
“Co<strong>me</strong>, è polacco?”<br />
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