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statti attento da me - Amlo

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di neve del videoregistratore di casa quando registravi Casablanca sulla<br />

cassetta che prima aveva visti i Mondiali di sci, due episodi de La<br />

signora in giallo, un film con Dustin Hoffmann e un docu<strong>me</strong>ntario su<br />

Tarquinia necropoli etrusca), invece a Tuttotivvù i soldi sembravano<br />

piovere <strong>da</strong>l cielo. La re<strong>da</strong>zione del Tiggì, intanto, chiamato<br />

dinamica<strong>me</strong>nte Tuttotiggì, sembrava essere composta intera<strong>me</strong>nte <strong>da</strong><br />

donne giovani e arrapanti che cambiavano posizione <strong>me</strong>ntre <strong>da</strong>vano le<br />

notizie co<strong>me</strong> faceva Lilli Gruber, e questo, per i colleghi delle altre tivvù<br />

locali, significava una sola cosa: che avevano due teleca<strong>me</strong>re per fare il<br />

telegiornale, <strong>me</strong>ntre loro sembravano, con le loro ca<strong>me</strong>re fisse, degli<br />

speaker del governo albanese, solo vestiti molto peggio e più pallidi.<br />

Tuttotivvù lanciò programmi per bambini, per anziani e perfino uno di<br />

cucina, condotto <strong>da</strong>lla sorella di Gianni, la dinamica Aba, che non a caso<br />

portava il no<strong>me</strong> di una delle donne più amate in tv <strong>da</strong>ll’ingegner Libero.<br />

Ma il vero colpo di genio di Gianni Stellato fu la trasmissione di<br />

approfondi<strong>me</strong>nto. Tutti, in città, dicevano di guar<strong>da</strong>re Vespa, Biagi,<br />

Santoro o Floris, ma in realtà si annoiavano. E Stellato sapeva perché:<br />

perché in città, se volevi fare ascolti, dovevi parlare della città. E basta.<br />

In città nessuno voleva sentire un’altra volta Sgarbi: volevano<br />

semplice<strong>me</strong>nte che qualcuno di loro, che conoscevano, col quale erano<br />

an<strong>da</strong>ti a scuola, che incontravano in banca o la bar a prendere il caffé,<br />

recitasse la parte di Sgarbi, o di Alba Parietti, o del professor Zecchi.<br />

Tutta la città era invasa <strong>da</strong>i cloni. C’era il direttore del locale teatro<br />

dialettale che si credeva Gassmann: due o tre pittori che litigavano tra di<br />

loro chiamandosi figurativo e astrattista co<strong>me</strong> se fossero insulti <strong>da</strong> lavare<br />

col sangue. L’organizzatore di una mostra cinematografica che<br />

segreta<strong>me</strong>nte aspirava alla direzione di Venezia, se proprio Cannes non si<br />

poteva avere.<br />

E su tutti, svettava coem un’aquila l’implacabile professor Castri, che<br />

veniva interpellato pratica<strong>me</strong>nte <strong>da</strong> chiunque su ogni argo<strong>me</strong>nto dello<br />

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