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Capitolo sei: l’orizzontalità della stronzaggine.<br />
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Giacomino Delli Colli non era uno fesso; era vero, aveva le corna, ma<br />
alla moglie le <strong>me</strong>tteva pure. Era vero, le figlie lo schifavano, ma lui di<br />
rimando le schifava e le ignorava. Fosse stato uno abituato a dire la<br />
verità, avrebbe am<strong>me</strong>sso che procreare era stato un errore, forse l’unico<br />
vero errore della sua vita. Il matrimonio, beh quello ci poteva pure stare:<br />
Concita era ricca, e questo era un bene. Oddio, all’inizio, quando anche<br />
lui aveva cominciato gua<strong>da</strong>gnare bene, un po’ c’era stato male, pensando<br />
a quello che si stava perdendo, fosse stato scapolo. Poi, con gli anni, era<br />
subentrata una sorta di consapevolezza che lo portava ad am<strong>me</strong>ttere il<br />
non detto che lui non era uno capace di stare <strong>da</strong> solo. Anzi, era uno di<br />
quelli che <strong>da</strong> solo sarebbe prima sfiorito e poi morto. SI era perciò<br />
abituato alla sua vita famigliare con una rassegnazione che, col passare<br />
degli anni, era diventata, co<strong>me</strong> dire, una dolce strafottenza. Sul lavoro,<br />
invece, ogni tanto era uno che, oltre ai babbà e agli imbrogli, sapeva<br />
anche vedere lontano, e aveva capito che se non vai in televisione non sei<br />
nessuno. Certo, la sua massima aspirazione sarebbe stata diventare<br />
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