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statti attento da me - Amlo

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Mentre Anna parlava, Totonno trovò il modo di giurarsi che non aveva<br />

mai sentito parlare di una zia Concettina, di non avere idea di dove si<br />

trovasse il paesello di origine e residenza della suddetta, e di non essere<br />

mai stato informato dell’esistenza dei suoi due figli emigranti e perciò<br />

impossibilitati ad assisterla. Non era colpa di Anna, decise: in primo<br />

luogo non era tanto intelligente, poveraccia; poi, si inventava quella<br />

storia d’amore perché aveva paura di passare per una che la <strong>da</strong>va via<br />

troppo in fretta (senza capire che così facendo ipotecava seria<strong>me</strong>nte la<br />

possibilità che un qualsiasi rapporto potesse diventare più profondo); e<br />

infine, più semplice<strong>me</strong>nte, lo confondeva con qualcun altro. Non pote’<br />

esi<strong>me</strong>rsi <strong>da</strong>l tour della casa, che pur essendo fresca di costruzione, quasi<br />

ai confini con un piccolo comune limitrofo, già puzzava di vecchio,<br />

nonostante il marmo <strong>da</strong> quattro soldi a terra, le porte in qualche legno <strong>da</strong>l<br />

no<strong>me</strong> altisonante e le pareti fresche di pittura. E, final<strong>me</strong>nte, la stanzetta<br />

di Anna. Gli bastò un solo particolare: i libri della scuola <strong>me</strong>dia lì a far<br />

mucchio con gli altri, per disgustarlo, poi vide un dorso che non<br />

s’intonava ai sussidiari e prese in mano il libro:<br />

“Ugo Cornia?”, le chiese, incredulo, “tu leggi i libri di Cornia?”<br />

“Oggesù, ma perché mi doman<strong>da</strong>te tutti la stessa cosa?”, rispose lei,<br />

non rendendosi conto di aver ripetuto il finale di una vecchia barzelletta,<br />

“<strong>me</strong> l’hanno regalato, ma io non l’ho letto, che questo scrive strano!”.<br />

Poi, ricor<strong>da</strong>ndosi di essere comunque una giornalista o quasi, e quindi<br />

una donna di lettere:<br />

“Scioé, volevo dire che io preferisco la saggistica. Sai, il lavoro, il<br />

giornale…”<br />

“Ah, certo, il giornale. Il giornale, co<strong>me</strong> no, il giornale”, disse Totonno<br />

cercando di non far trapelare l’ironia, che trapelò comunque ma lei non<br />

se ne accorse. Passò poi a esaminare i cd, per scoprire quello che sapeva<br />

già benissimo, e cioè che gli unici dischi buoni glie li aveva masterizzati<br />

qualcuno (ex fi<strong>da</strong>nzati, pretendenti, nubiani, cicisbei assortiti), e che<br />

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