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prima, e lo riconobbe: era Gioggiò il cocainomane (Gioggiò sarebbe<br />
rimasto sorpreso di sapere quanta gente conosceva i cazzi suoi). Pensò di<br />
an<strong>da</strong>re a salutarlo, ma cambiò subito idea. Innanzitutto non è che si<br />
conoscerlo proprio: buongiorno e buonasera, co<strong>me</strong> si fa tra componenti<br />
di tribù vicine ma diverse, e poi sembrava impegnatissimo in una<br />
discussione con un tipo che perfino Lucio giudicò polacco o ru<strong>me</strong>no o<br />
russo, insomma uno dell’est; solo quella gente portava ancora i capelli<br />
co<strong>me</strong> a Limahl dei Kajagoogoo e le giacche con le spalline imbottite.<br />
Vide anche Patrizia, nei pressi del bar: stava litigando con uno e<br />
piangeva, portandosi le mani al volto per coprirselo. Lucio cercò di<br />
attraversare la folla per an<strong>da</strong>re in soccorso della com<strong>me</strong>ssa, quando,<br />
improvvisa<strong>me</strong>nte, scoppiò l’inferno. Co<strong>me</strong> si capì solo più tardi, la cosa<br />
era successa per via di una cubista. Uno dei napulilli le aveva toccato il<br />
culo, e lei lo aveva chiamato pezzo di <strong>me</strong>r<strong>da</strong> e aveva detto adesso chiamo<br />
il mio ragazzo. Solo che il suo ragazzo era un tal Guido (in verità Guido<br />
Maria, porello), figlio di un farmacista del centro, ed era lì con la sua<br />
comitiva di figli dei notabili del luogo per mostrare la sua nuova<br />
conquista (che era un po’ co<strong>me</strong> dire guar<strong>da</strong>te, adesso mi siedo su questa<br />
panchina della piazza principale, e che m’importa se è lì <strong>da</strong> trent’anni e ci<br />
si sono seduti tutti, in città). Quando i napulilli si accorsero con chi<br />
avevano a che fare, invece di abbassare la cresta, cominciarono a sfottere<br />
la cubista e a dirle se gli faceva un bucchino, <strong>me</strong>ntre Guido Maria e i<br />
suoi amici si giocavano, terrorizzati, la carta dei facciamo i superiori non<br />
ci <strong>me</strong>ttiamo al loro livello. Solo che la cubista non aveva nessuna<br />
intenzione di fare la superiore, anche in quanto genetica<strong>me</strong>nte inferiore<br />
per definizione, e rispose che i bucchini, semmai, i napulilli se li<br />
potevano far fare <strong>da</strong>lle loro rispettive mam<strong>me</strong>, che parevano essere<br />
famose per l’attività in questione.<br />
Spuntò un coltello, e im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>nte, co<strong>me</strong> del nulla, spuntò<br />
velocissimo nonostante la stazza, Michelone, che cominciò a <strong>me</strong>nare<br />
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