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infilò l’accappatoio e incollò l’orecchio alla porta per sentire se Opale era<br />
nei pressi del cesso. Doveva aver cambiato cd, perché il volu<strong>me</strong> dello<br />
stereo adesso era parecchio alto, e doveva aver anche acceso il televisore,<br />
perché gli pareva di sentire delle voci. Forse sta solo guar<strong>da</strong>ndo Mtv,<br />
pensò. Si strinse per bene l’accappatoio in vita (aveva deciso di fare<br />
un’uscita informale, che faceva tanto giovanotto disinvolto che non si<br />
cura delle apparenze) e varcò la soglia del cesso, verso la felicità.<br />
Il casino lo colpì in faccia co<strong>me</strong> uno schiaffo. Dal gabinetto non si era<br />
reso conto del reale livello del volu<strong>me</strong>; sembrava di essere a un concerto<br />
di <strong>me</strong>tal suonato male. Urlò:<br />
“Opale? OPAALEE?”, ma si accorse di non riuscire a sentire neanche<br />
la propria voce. Andò incazzatissimo verso il soggiorno, ma, un po’ per<br />
la confusione che gli provocava il volu<strong>me</strong> dello stereo, un po’ per<br />
l’emozione, non si accorse della maniglia (enor<strong>me</strong>, pagata uno<br />
sproposito, e voluta espressa<strong>me</strong>nte <strong>da</strong> quel ricchione dell’architetto per<br />
<strong>da</strong>re un tocco seventy al suo loft) che gli si piantò nel fianco destro a<br />
<strong>me</strong>tà tra una coltellata e un cazzotto e contemporanea<strong>me</strong>nte gli agganciò<br />
la cinta dell’accappatoio, sfilandoglielo quasi completa<strong>me</strong>nte.<br />
Marco si accasciò a terra dolorante e pratica<strong>me</strong>nte nudo, co<strong>me</strong> un<br />
Gregor Samsa però ridicolo, con il braccio sinistro ancora infilato<br />
nell’accappatoio che però era rimasto agganciato sal<strong>da</strong><strong>me</strong>nte al<br />
maniglione anni settanta della porta laccata. Ci mise qualche secondo a<br />
riprendersi e a snebbiarsi la vista, cercando di stropicciarsi gli occhi con<br />
l’unica amno ancora disponibile. Quando li riaprì, si accorse che nel suo<br />
soggiorno c’erano al<strong>me</strong>no sei o sette ragazze che lo stavano guar<strong>da</strong>ndo<br />
con aria schifata. Opale era in piedi e stava bevendo una ceres, e altre<br />
pratica<strong>me</strong>nte identiche a lei stavano chiara<strong>me</strong>nte rovistando tra le sue<br />
cose. Ma questo, al mo<strong>me</strong>nto, gli parve il minore dei mali, visto che era<br />
nudo co<strong>me</strong> a uno strunzo e che si rendeva conto che il cazzo gli si stava<br />
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