Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF
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Le nostre disgrazie fummo costretti a raccontarle sottovoce: ci fu chi<br />
ebbe pietà, ci fu chi ci scherni: «Dovevate venir via prima».<br />
Vorremmo che tutti costoro avessero nel sangue quell'attaccamento<br />
alla nostra casa, quella fedeltà alla nostra terra che sentiamo di<br />
aver noi montanari! Vorremmo avessero provato cosa significa partire<br />
verso l'ignoto con una valigia in mano e due bambini in braccio!<br />
Ma <strong>non</strong> fa caso: alla meglio fummo sistemati.<br />
Finalmente la tanto auspicata liberazione: avevamo atteso per lunghi<br />
mesi il giorno del ritorno: e ritornammo: le case distrutte o danneggiate,<br />
mine ovunque, i beni spariti.<br />
Ma <strong>non</strong> retrocedemmo, <strong>non</strong> potevamo retrocedere; le muraglie delle<br />
nostre case sono per noi un ricordo troppo grande per essere abbandonate,<br />
in esse vivemmo i giorni sereni in cui tutti eravamo attorno<br />
al focolare, in esse voi padri udiste il vagito dei vostri figli, così<br />
come io sentii la voce di mio padre che mi insegnava ad essere un<br />
uomo.<br />
Per questo ognuno di noi si è avvinghiato a quel po' che è rimasto<br />
e <strong>non</strong> sa staccarsene. Non conta se le mine mietono giornalmente vittime,<br />
<strong>non</strong> conta l'angoscia della solitudine, <strong>non</strong> può venire lenita dalla<br />
gioia che ci dà il ritorno dei reduci, quei reduci che tornano, ma<br />
<strong>non</strong> trovano più le case, e in molti <strong>non</strong> trovano più le famiglie: sono<br />
questi dolori ed angoscie continue, dolori ed angoscie che <strong>non</strong> possono<br />
venire calmati dalla contrastante visione offertaci dai biondi massacratori<br />
della nostra terra, che passano sulle nostre macchine, sulle<br />
nostre strade, tracotanti come allora. Non abbiamo che larvate speranze:<br />
l'inverno si avvicina, i morti sui monti <strong>non</strong> hanno tomba, i vivi<br />
<strong>non</strong> hanno casa, <strong>non</strong> hanno di che coprirsi con l'inverno.<br />
Nessuno crede che noi si voglia speculare sulle immensità della nostra<br />
tragedia: abbiamo solo bisogno di un maggior appoggio morale<br />
e materiale.<br />
Sentiamo la necessità di essere compresi e di essere ricordati, di<br />
essere ascoltati e nel limite delle possibilità aiutati.<br />
Il sacrificio di tanti fratelli <strong>non</strong> dovrebbe essere stato vano. È nel<br />
nome dei morti che i vivi chiedono qualche cosa che lenisca qualche<br />
preoccupazione, giacché il dolore, forse nemmeno il tempo sarà capace<br />
di lenirlo; qualcosa che indichi che deve esistere un po' di differen-<br />
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